sabato 29 agosto 2009

The Bees - "Free the Bees"




Credo che da queste parti i Bees non li conosca nessuno. Al mio fidanzato non piacciono proprio, anche se io trovo che si ispirino parecchio agli anni 60 e 70.
Li ho conosciuti tempo fa grazie allo spot televisivo di una nota automobile e ci sono voluti diversi mesi e un colpo di fortuna per riuscire ad identificare il brano in questione come "Chicken Payback", un pezzo molto ye-ye con tanto di allegra trombetta che all'inizio avevo pensato essere di una band original sixties (ai tempi esisteva in America una band con lo stesso nome, tanto che i Bees sono noti negli States come Band of Bees).
Non che l'album da cui proviene, "Free the bees" (del 2004, l'unico in mio possesso), sia un catalogo di esercizi di stile sul tema del revival, anzi, è uno in cui il passato e il presente si fondono alla perfezione; più che rock è funky e pop con un pizzico di progressive. Il suono è corposo, ci sono molte tastiere, cori e fiati.
I ritmi sono giocosi, a volte quasi circensi e l'impressione che si ha è di un gruppo molto affiatato, che si diverte a suonare insieme, abituato ad improvvisare.
E' dunque un disco allegro, mi sembra ben suonato con -tra i molti- un solo brano lento e romanticone ("I love you" che sembra prendere un pò in giro i classici slow degli anni 70) e uno strumentale ("The Russian").
Qualche giorno fa ho controllato su Amazon ed ho scoperto che ci sono altri due loro album disponibili: "Sunshine hit me" (2003) e "Octopus" (2007), anche se non ho idea della loro reperibilità in Italia ("Free The Bees" era stato comprato all'estero).
Ultima curiosità, Paul Butler, cantante del gruppo, ha lavorato all'ultimo album di Devendra Banhart che dovrebbe uscire ad ottobre...mica male.

martedì 25 agosto 2009

Porcaccia miseriaccia!


Sono 4 giorni che sono sorda. Ho un problema (non grave ma fastidioso) ad entrambe le orecchie e se lo trascuro, come è capitato ultimamente, mi si tappano. Spesso una alla volta, evabbè, ma insieme accade di rado, e una delle due in breve si stappa. Non questa volta!
Stamattina ho fatto dei numeri al supermercato perchè avendo paura di urlare parlo a voce più bassa del solito e così il salumiere non capiva che volevo un etto e mezzo di porchetta, grazie.
Inoltre sospetto che anche il mio fidanzato sia un pò sordo, perchè ad un certo punto io non sentivo lui e lui non sentiva me. O forse faceva apposta. Beh, in ogni caso credo che gli altri clienti si siano divertiti...

lunedì 24 agosto 2009

Archeologia Oggi

Bronzo Sardo in mollica di pane rappresentante un guerriero con lancia e scudo, rinvenuto sulla tovaglia dopo la cena di sabato sera.

domenica 23 agosto 2009

Le irrinunciabili manie di Gemella Ciambella: i Cartoni Giapponesi degli anni 70-80












Quano io e Frittella eravamo piccole (cioe' una Ciambellina e una Frittellina, ahahhahaha), in Italia qualcosa di fantastico avvenne, un evento che cambio' per sempre le nostre vite e quelle dei bambini della nostra generazione: i cartoni Giapponesi sbarcarono in italia!

La prima fu Heidi, poi venne Goldrake, e da li' in poi, soprattutto grazie alle tv locali, si sparsero ovunque le serie TV giapponesi. Alcune erano molto belle, altre davvero riprovevoli. Altre ancora nonostante magari l'animazione scattosa, avevano storie cosi fighe che era impossibile smettere di guardarle.
Il modello dell'animazione giapponese, per quanto rozza in certi casi (mio dio, quante volte la mia famiglia ripetuto che Disney era meglio...), porto' le seguenti importantissime novita': la serializzazione con continuity (o continuita') dei cartoni animati, vale a dire che come un telefilm per adulti, era importante seguire tutti gli episodi. Ogni episodio infatti conteneva importanti informazioni per capire tutta la storia. I cartoni giapponesi avevano (quasi sempre) un inizio ed una fine, il che ci teneva assolutamente incollati alla tv.
Ma piu' di tutto i cartoni giapponesi parlavanofinalmente di noi bambini e pre adolescenti o adolescenti: parlavano dei primi amori, della vita a scuola, della vita di bambini come noi che per strani motivi conducevano vite fatastiche. Essi avevano super poteri come Babil Junior (che combatteva i cattivi e lasciava la scuola, un sogno), guidavano robot spaziali, avevano poteri e bacchette magiche (Creamy, Evelyn, Gigi, Lalabel, Lulu', etc), facevano quel che volevano e vivevano mille avventure o avevano amici speciali (Doraemon, il fantastico mondo di Paul).
Il mio primo amore fu Actarus di Goldrake. Com'era figo...peccato un po' troppo tamarro, ma vabbe'.

Davanti all'invasione dell'animazione giapponese la tv italiana collasso', la RAI trovo' la scusa che i cartoni erano troppo violenti e alla meta' degli anni 80' li tolse dai palinsesti, dando cosi l'opportunita' alle piccole tv (e purtroppo anche a Berlusconi) di crescere grazie aprogrammi per bambini. Ma chi la guardava piu' la Rai? i bambini sfigati forse.

Mi comprai quasi tutti i volumi delle sigle Tv "Tivu'landia", io e Frittella passavamo una media di 12 ore al giorno davanti alla TV, conoscevamo tutti i cartoni, tutte le canzoncine (anche in Giapponese!) sapevamo quando una puntata era bella oppure no, dato che sapevamo distinguere gli stili dei disegnatori. Be', certo noi avendo un interesse per i fumetti avevamo una capacita' particolare.
I cartoni giapponesi non erano storielle imbecilli per bambini, ci davano importanza. Soprattutto, di fronte al grigiore della vita quotidiana, mi diedero la speranza, la certezza, che c'e' qualcosa di piu' in questo mondo, a cui aspirare. Scoprii che fantasia e felicita' e amore da qualche parte erano possibili.
L'unica cosa che odiavo dei cartoni giapponesi era il sottile maschilismo presente in alcune serie, dove le donne erano spesso oggetti sessuali (gia' al tempo la cosa era chiara, tipo Fujiko del primo Lupen 3zo che non finiva una puntata con tutti i vestiti addosso). Sorprendentemente, a volte i piu' "femministi" erano vecchi autori come l'Osamu Tezuka della Principessa Zaffiro.

Come con i super eroi, con i cartoni giapponesi mi trovavo in un'altra dimensione. Non c'e' da stupirsi che il ricordo delle anime degli anni 70-80 sia ancora cosi vivo in me. Ricordo tutto, o quasi, nomi,canzoni, disegnatori. Ciclicamente li ritrovo, mi documento, mi esalto.
Di recente, per il mio corso di manga mi sono rimessa a cercare i miei vecchi amici, e con grande sorpresa, e grazie a internet e wikipedia, ho trovato mille informazioni e la certezza, che non sono sola in questo mondo: tanti altri come me, in italia ma anche all'estero, conoscono i miei piccoli idoli, condividono l'avidita' per qualunque informazione possibile.

Ora so che questa mania non se ne andra' mai da me, ma si sviluppera': infatti ora sono curiosa di conoscere le anime e i manga del presente, come ad esempio il mio nuovo preferito, D N Angel.
Suona probabilmente come una minaccia.
Ma ovviamente ho un amore speciale per quelli della mia infanzia. I miei preferiti li trovate in queste immagini. Vi accludo i link che ho trovato, per condividere con voi la magia!

http://imperodeicartoni.splinder.com/post/15966539/Sasuke,Piccolo+guerriero+ninja

http://www.animenewsnetwork.com/encyclopedia/anime.php?id=452

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_magico_mondo_di_Gig%C3%AC

http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Serie_televisive_anime

http://www.robotech.com/

http://www.animenewsnetwork.com/encyclopedia/anime.php?id=1502

Un giro in rete...


Stamattina ho scoperto questo bellissimo blog:
www.toy-a-day.blogspot.com
lo tiene Joe (nome fittizio suppongo) che si pone come obiettivo di postare ogni giorno una nuovo giocattolo di carta da lui disegnato e costruito. I pupazzetti di Rorschach e del Commediante qui sopra li ha fatti lui.

Rimanendo in tema Watchmen ho trovato anche www.comicbookbin.com :
a questa pagina http://www.comicbookbin.com/Who_Watches_the_Pretentious_001.html
potete trovare una recensione negativa del fumetto. Ogni tanto si val la pena di ascoltare anche l'altra campana...

Comica Finale


Ebbene sì, questa volta sono d'accordo con la CEI. Non so quali siano i loro scopi, ma per quanto mi dolga ammetterlo i pretoni hanno ragione. Il modo in cui l'Italia si sta comportando nei confronti degli stranieri è sconvolgente. Tra regimentare l'immigrazione, controllare ed espellere i criminali e umiliare, maltrattare e sottomettere persone di paesi esterni alla Comunità Europea ci sta un abisso e il nostro paese ci ha costruito un bel ponte.
A furia di creare paura e pubblicizzare lo straniero come un mostro, di identificarlo in tutto e per tutto col MALE, senza porsi il problema di distinguere tra i criminali e le persone oneste, tutto è diventato lecito per proteggersi da loro.
Tanto più che quando si tratta di espellere persone provatamente pericolose, come ho scritto un paio di giorni fa in "No self control", il sistema fallisce miseramente. O fa finta di niente.
E se posso arrivare agli scopi dei politici, non riesco a capire le persone comuni, quelle che ci vivono davvero con gli extracomunitari e li salutano tutti i giorni e non fanno una piega di fronte a quanto accade.
Gli stranieri sono diventati oggetti, come un frullatore o un'automobile. Quando non ci servono più si possono buttare, coprire di merda, dimenticare, perchè tanto -è chiaro- per questo paese ormai sono meno di umani. Che però non si dica che siamo razzisti, no,no che vi viene in mente...Mi viene quasi da ridere.
Per sentirsi più forti e per coprire il proprio senso d'inferiorità e la paura del fallimento gli umani trovano un capro espiatorio, su cui buttare tutte le colpe, da isolare ed umiliare, da distruggere come una specie di feticcio. Succede a scuola, da bambini, succede in ufficio col mobbing, dovunque. Psicologia spiccia ma evidentemente non ancora superata.
La cara vecchia civiltà occidentale nel tentativo di dimostrare la propria superiorità rispetto alle altre culture considerate barbare, in questi anni è riuscita solo a scendere al loro livello, imprigionando, torturando e umiliando. Inutile poi sbandierare il "diritto alla vita", come possiamo essere capaci di difendere quella a venire se non ce la facciamo a rispettare quella che già c'è?
Penso ai superstiti della strage del mare scoperta in questi giorni, hanno visto morire 70 persone senza ricevere aiuto da nessuno di coloro che li ha individuati. Alla radio dicono che verranno incriminati per il reato di clandestinità...Sembra davvero una comica.

venerdì 21 agosto 2009

Altro che Lost!!!




Nelle scorse due serate mi sono dedicata a un' Operazione Nostalgia: mi sono riguardata la serie "A come Andromeda", prodotta dalla Rai all'inizio degli anni settanta. Ero piccolina ai tempi e mi ricordo che ne rimasi molto turbata. Mi è sempre rimasto dentro un atroce senso d'angoscia collegato a quel mitico sceneggiato e adesso che non sono più un batuffolino spaurito privo di difese contro le suggestioni dello schermo televisivo, ho deciso di affrontare le mie antiche paure.

Che dire, a quasi 40 anni di distanza, c'è da farsela addosso. La storia (tratta da un romanzo di Fred Hoyle di cui ho recensito su questo blog "Quinto Pianeta")è la seguente: in un osservatorio astronomico si riceve un messaggio dalla lontanissima galassia di Andromeda, una specie di libretto d'istruzioni per la costruzione di un supercalcolatore. I terrestri son tutti entusiasti dell'idea e non si fanno pregare, in men che non si dica realizzano il progetto. La macchina comincia a chiedere dati su dati e gli zelanti scienziati la nutrono con tutte le informazioni che hanno a disposizione. Il calcolatore macina e macina e alla fine produce una bionda. Sembra il plot di un filmino anni 80 ma non è così. La bionda, battezzata Andromeda è un terminale del computer, una specie di periferica che serve all'acquisizione e trasmissione di dati, in modo che l'allegro computerone possa impadronirsi della Terra. Andromeda però è pur sempre un essere umano (anche se artificiale) e comincia a sviluppare sentimenti di lealtà verso i terrestri. E comincia a porsi delle domande.

Già così ce n'è abbastanza per tenermi sveglia la notte: l'essere umano sintetico prodotto da una macchina costruita con un progetto di qualche intelligenza aliena...Brrrr...
Se poi ci aggiungete la colonna sonora (la sigla iniziale è eseguita da un inquietante coro con uno stile ormai passato di moda), l'ambientazione in interni di buona parte dello sceneggiato con la conseguente sensazione di claustrofobia, il bianco e nero...Beh ragazzi, vi sfido a mantenere la calma.
L'elemento più inquietante è Andromeda, la donna creata dal computer che inizialmente, guarda un pò, doveva essere interpretata da Patty Pravo: una platinata dallo sguardo fisso e algido, che sfoggiava tutine zampate e abitini bianchi. Ricordo con terrore quando si tagliava con le forbici la bionda chioma per ripresentarsi con una testa di ricci, ricordo le mani bendate a causa delle bruciature (che nella mia fantasia diventarono un tentato suicidio con taglio delle vene), ricordo la sensazione maligna emanata dalla relazione macchina-Andromeda, e l'oscena umanità che usa questa poveretta per i suoi scopi.

La cosa che mi sorprende di più è che quando fu trasmesso avevo 4 anni! E me lo ricordo ancora, mi ricordo non solo immagini, ma interi pezzi, tanto che potevo prevedere molti degli sviluppi della storia. Il terrore continua...

giovedì 20 agosto 2009

No self control


Non so se capita anche a voi, ma mi par di avvertire uno strisciante inquadramento (per non diremilitarizzazione) della vita quotidiana. Non mi riferisco alle pattuglie di militari che sono statedisposte in alcune grandi città. O meglio, non solo a quelle.
La "questione sicurezza" mi pare stia diventando un ottimo argomento per creare posti di lavoro, volontario o pagato. Non passa giorno che i telegiornali non ci assicurino sulla presenza di poliziotti di quartiere e soldati in quantità, sull'istituzione di ronde, sul nuovo servizio di polizia in bicicletta su un lungolago lombardo. Si parla sempre dell'istituzione di nuovi gruppi di sorveglianza, ancora e ancora, gente che qualcuno dovrà pur pagare. E viene da chiedersi se si rimasto qualcosa da sorvegliare.

Gli stessi telegiornali infatti riferiscono che ci sono ronde per difendere i turisti dai venditori di collanine sulla spiaggia, che un ciclista è stato multato perchè passava col rosso sulle strisce pedonali (ad agosto in una strada vuota), si esibiscono cifre di minorenni multati perchè trovati in possesso di bevande alcoliche (che qualcuno gli avrà venduto) e si comunica che sull'Isola d'Elba i minori di 16 anni se beccati a fumare o anche solo in possesso di sigarette (prova a toccarmi la borsa se hai coraggio) saranno multati.

I casi sono tre: o la temutissima "emergenza sicurezza" non c'è o per sicurezza poliziotti, vigili urbani etc. intendono qualcosa di diverso da rapine e omicidi, oppure l'emergenza c'è e talmente grossa che fa paura pure a loro.
Perchè poi nella vita vera succedono cose che non mi fanno sentire troppo al sicuro, del tipo: un ragazzo straniero maggiorenne, già arrestato più volte (l'ultima lo scorso anno per rissa), con tanto di foglio di via, se ne va a spasso per Milano, INDISTURBATO. E dire che non è questo un tipo che passa inosservato. Possibile che di tutti questi difensori della giustizia a nessuno venga in mente di controllargli i documenti o di far valere il foglio di via?
Come mai lo spaccio va alla grande in una vietta come Corso Como? E' piuttosto piccola, vi assicuro, neanche 100 metri di strada, non ci vuole niente per beccarli, gli spacciatori.

Ma chissà perchè, i vigili urbani preferiscono occuparsi dei turisti in canottiera nel centro storico di Caorle o sentire l'alito dei minorenni...Questioni di priorità, suppongo.

mercoledì 19 agosto 2009

Al ritorno dalle vacanze...


La controkultura di Gemella Ciambella: i libri che vorrei leggere.


Come tutti avrete intuito, Frittella e' la macina-libri di famiglia, come un bruco macina foglie.
Non che mi lamenti, ma mi sono chiesta: dato che io leggo meno, e soprattuto leggo fumetti di super eroi e manga, cosa posso fare per sembrare intelligente?
IDEA! parlero' dei libri che non ho ancora letto, ma che ho intenzione di leggere! Sono geniale! Figo, eh? e allora, si parte!

Colette
Una scrittrice francese di alcune centinaia di anni fa! ma no scherzo, lo so che lei e' vissuta tra la fine del 800 e l'inizio del 900. Non so assolutamente niente di lei, tranne che era una che se la godeva e che era molto disinibita. Ho letto solo una sua massima "Certo farai cose stupide nella vita, ma falle con entusiasmo!" e davanti a tanto ottimismo mi sono entusiasmata!
Non so se Colette fosse davvero una brava scrittrice, ma era una molto libera, almeno l'immagine che ci e' giunta. Considerando il periodo in cui e' vissuta non e' poco. Se poi penso che la maggior parte delle donne non possiede la consapevolezza di se stesse e del proprio corpo che sembra aver avuto lei, mi stupisco ancora di piu'. Questi sono i motivi per cui voglio leggere un suo libro, uno a caso, credo...

Chuck Palahniuk- Qualunque libro suo
Nonostante Frittella sia totalmente dipendente dai suoi libri, io conosco solo il film tratto da "Fight Club". Quel film gente, mi ha cambiato la vita, ma dico davvero. Non per Brad Pitt, ma per le cose che vengono dette e come vengono dette.
Tre anni fa ho visto un'intervista con Chuck Palahniuk e mi ha colpito moltissimo, vorrei poterla rivedere. In essa, Chuck spiegava perche' la vita per lui e' piu' incredibile della finzione dei suoi libri. La morte di suo padre per esempio, e' stata tragica e assurda, quasi incredibile a raccontarsi. Dopo aver visto questa intervista, decisi che dovevo assolutamente leggere qualcosa di Chuck Palahniuk. Prima o poi lo faro'...

Vladimir Kaminer - "Ich bin Kein Berliner"; "Ich mache mir Sorgen, Mama"
Non so se lo conoscete, ma a Berlino Kaminer e' un idolo. 42enne Nato a Mosca, emigrato con i genitori in Germania, Kaminer e' un fenomeno: ha imparato a scrivere in tedesco e anche molto bene. L'ho scoperto leggendolo a scuola di tedesco con l'insegnante e i compagni. Nei suoi libri Kaminer descrive con grande divertimento, ironia e verita' la vita a Berlino. Quel poco che ho letto di lui e' davvero divertente e mi fa rendere conto che ormai la mia mutazione in Berlinese e' cominciata! Mi rispecchio molto nella sua descrizione dei Berlinesi medi brontoloni.
Ma chissa' se saro' in grado di leggerlo e capirlo da sola...


Astrid Lindgren "Ronja"
Astrid Lindgren era una grande! Pippi Calzelunghe e' un modello di vita per me.
Ma Ronja non l'ho mai letto, e quando ho visto il poster di uno spettacolo teatrale al Fez, dove c'e' anche Ronja ho pensato che lo dovrei leggere.

Haruki Murakami
Murakami era molto in voga a Londra negli anni in cui ero la'...tutti lo volevano leggere, dicevano che le sue storie sono surreali, ma legate comunque alla realta' e sorprendenti insomma.
Quando poi la compagnia teatrale Complicite' mise in scena al Barbican "The elephant vanishes" questo scrittore lo conoscevano anche le mattonelle del bagno. Be', adesso che nessuno ne parla da un po', lo potrei anche leggere. Nonostante il suo nome e la sua fisionomia inoltre, Murakami e' inglese di nascita, educato da inglese, scrive in inglese, il che spesso sconvolge chi si avvicina ai suoi libri.

Qualcosa di Storia...
Mi piacerebbe molto leggere qualche buon libro di storia, sulle due guerre mondiali, e soprattutto sulla germania dal dopoguerra ad oggi, la divisione, la guerra fredda, la DDR, i gruppi terroristici tipo la RAF. Conoscere la storia ci aiuta a capire il presente. Ma il problema e' che e' facile manipolare la storia, quando e' cosi lontana. Se qualcuno ha un consiglio da darmi...

Banana Yoshimoto "il corpo sa tutto"
Consigliatomi da Frittella. Mi sembra interessante.

Ovviamente a tutti questi titoli bisogna aggiungere la montagna di libri che ho gia' nella libreria... ma quelli sono per un altro post :o)

sabato 15 agosto 2009

Visioni estive: "Psych Out!"


Nel 1968 Jack Nicholson partecipò a "Easy Rider" vestendo i panni di un simpatico avvocato fuori di testa. Tutti si ricordano quella come una delle prime, fulminanti interpretazioni di Jack. Non tutti però sanno che prima e contemporaneamente a quello, aveva lavorato in veste di sceneggiatore ed attore in due altri film che parlavano della nuova cultura giovanile che s'andava affermando.
"The trip" del 1967 sembra un pò la prova generale della scena dell'acido in "Easy Rider": diretto dal grande Roger Corman racconta la storia di un pubblicitario (Peter Fonda) che si cala una pastiglia di LSD; ne risulta una sequenza allucinogena e assolutamente senza senso della durata di un'ora e 16 minuti.
"Psych Out" invece è dell'anno successivo e vede Jack giovane musicista frikkettone con tanto di coda a spasso per le vie di San Francisco con gli altri due componenti della band (il batterista è strafatto in ogni fotogramma) a bordo di un camioncino Dodge tutto dipinto con fiorellini, simboli della pace etc. Conoscono una ragazza sorda arrivata a Frisco alla ricerca del fratello (detto "Il cercatore", una specie di santone che predica l'amore fraterno) e decidono di aiutarla. Ovviamente la trama è un pò una scusa per mostrare la way of life dei giovani hippies: fiori, vestiti sgargianti, amore libero, canne (che sembra abbiano effetti pazzeschi) e musica (Nicholson che finge di suonare la chitarra è spassoso); ci sono però anche momenti di critica, quali nella comune si fanno talmente tutti i fatti loro che la sporcizia regna sovrana, nella comune dormono tutti dove vogliono e non c'è un cacchio di privacy e sì ma se io non voglio farmi perchè mi state tutti ad offrire la roba? Sono fantastiche le scene nei locali dove la band suona, piene di luci strobo coloratissime... di effetti visivi così non se ne vedono più da un pezzo in quest'era anamorfica dominata dal computer. I vestiti poi sono miracolosi per noi poveracci abituati alle linee di Armani: arancione e nero, camice a fiorellini di cotone e raso per Jack, velluto, collanine, gente vestita da indiano. Verso il finale si cerca di dare un risvolto psicologico e drammatico alla storia, ma a quel punto forse non ce ne frega più niente! Jack fa anche la "prova pianto" quando un amico muore, ma è un attimo, si vede benissimo che gli viene da ridere...


Curiosità dal web


Smanettando su internet ho trovato questo simpatico blog:

Parla soprattutto di fantacalcio ma, sorpresa sorpresa, lo tiene una ragazza. Nel suo profilo dice che per lei molte donne non amano il calcio semplicemente perchè non lo capiscono e il suo obiettivo è dare a tutte la possibilità di comprendere almeno i fondamentali.
Premesso che non amo il calcio un pò per famiglia (nessuna donna o uomo a casa mia lo ama, in primis mio padre), un pò per l'attaccamento morboso che certa gente dimostra (conosco persone che riescono a rovinare la giornata a sè stessi ed ai propri colleghi se la loro squadra perde una partita), un pò per via delle implicazioni politiche ed economiche che lo hanno snaturato come gioco, trovo che sia un interessante punto di vista.
Forse se vedono che la loro fidanzata è in grado di dare opinioni sensate sul gioco che tanto li appassiona, gli uomini potrebbero cominciare a mollare un pò la presa e ridimensionare la loro ossessività; e sentendo che il calcio non è più loro esclusivo bastione, magari si orienterebbero verso nuove attività, meno avvelenate.

ps nella foto il mio calciatore preferito...Oliver Kahn in una delle sue note esibizioni d'ira...

venerdì 14 agosto 2009

Gemella Ciambella e la DDR




Quest'anno si celebra il ventennale della caduta del muro di Berlino, e ovviamente la citta' e' in festa totale...o almeno cosi sembra.
Le nuove generazioni poco sanno di cio' che accadde dopo la guerra e di cosa fosse la DDR o GDR (Germania dell'est). Avendo vissuto questi fatti da bambina e adolescente, per me questo argomento e' una scoperta e una continua ricerca, e ovviamente vivere a Berlino e' un grosso incentivo a conoscere meglio la storia.
Aspettando l"Orientirungskurs" alla scuola di tedesco, vi raccontero' cosa ho scoperto e le mie personali riflessioni.

Alla fine della 2nda guerra, la Germania e Berlino vennero divise in settori presidiati dai 4 eserciti vincitori: a ovest gli alleati (Francia Inghilterra e America) e a Est la Russia.
Berlino divenne territorio dei giochi di potere tra i due blocchi, fino a che la tensione sfocio' nella costruzione del Muro e nella concreta divisione della Germania in due stati separati tra la fine degli anni 50 e l'inizio degli anni 60.
A questo punto c'erano due Germanie: la germania dell'Ovest, BRD, e la Germania dell'Est, ovvero la DDR. Pur essendo stati indipendenti, era ovvio sia per gli USA che per l'allora USSR che la guerra fredda era combattuta anche fornendo supporto economico a una delle due Germanie.

La DDR, essendo vicina al governo sovietico, aveva una societa' di stampo socialista ma comunque piu' rilassata rispetto alla Russia e agli altri paesi dell'ESt europeo.
Casa e lavoro erano un diritto per tutti proprio come negli USSR, anche se essendo considerati tutti uguali, non c'era nessuna competitivita', nel bene e nel male.
Come in ogni regime di qualunque parte sia, si cercava di creare uno spirito unitario, spingendo la gente a vivere insieme, mangiare insieme, fare persino le vacanze tutti insieme e questo ha creato una specie di sentimento tribale, per cui tutti volevano proteggere "La famiglia DDR" e chi non la pensava come il governo stava minacciando in realta' la stabilita' e la felicita' del gruppo.
Addirittura c'era questa pratica negli asili: ad una certa ora tutti i bambini andavano a fare la cacca, e nessuno si alzava se non l'avevano fatta tutti. Pazzesco!

Alcune persone che hanno vissuto nella Germania dell'est dei tempi, mi hanno confermato la presenza della Stasi, il servizio segreto, ovunque e col coinvolgimento di chiunque: l'abile manipolazione delle persone attraverso una sottile paranoia quotidiana, spingeva la gente ad essere informatori volontari, raccontando tutto quello che facevano i vicini o i loro stessi amici e parenti. Addirittura, alcuni agenti diventavano amici delle loro vittime, per poterli controllare da vicino. Morale della favola, non ci si poteva fidare di nessuno.

L'informazione era ovviamente manipolata e sempre presentata con un'ottica socialista, i programmi dell'Ovest, tipo Derrick, venivano trasmessi con il segreto obiettivo di far pensare ai cittadini dell'est che la germania ovest fosse un post terribile e violento. BUon per loro che fossero tutti protetti dal loro governo, nella loro isola felice!
La "riprogrammazione" iniziava presto a scuola: in 3za elementare (credo, i tedeschi hanno una diversa classificazione delle scuole) si iniziava la carriera nel partito, diventando tipo dei piccoli scout di regime, gli Esploratori. I bambini e le bambine si vestivano davvero come dei piccoli scout, avevano un buffo saluto, erano indottrinati come gli scout, ma la loro religione era il partito. Non andavano nei boschi a dormire in tenda e a fare i nodi, andavano alle riunioni e ripetevano a bacchetta i dictat degli insegnanti.
Avevano anche una specie di cresima, tanto per sottolineare il parallelismo con la religione, quando diventavano veri e propri piccoli membri del partito (credo intorno agli 11 anni).

Accanto a queste cose, c'erano pero' anche inaspettate oasi di progressismo: la famosa FKK (cultura del corpo libero) ovvero i campi vacanza per nudisti, rimangono un'istituzione unica.
I cittadini erano incoraggiati a non avere vergogna dei loro corpi, interi gruppi di colleghi d'ufficio andavano a farsi una giornata di vacanza nelle colonie nudiste e la cosa diventava talmente naturale che non c'era malizia nelle persone che li frequentavano. Prendevano il sole, giocavano a tennis, facevano il bagno, tutto come gli altri solo senza vestiti.
Le donne venivano incoraggiate a lavorare, e avevano diritto a un giorno libero al mese.
C'erano concrete e avanzate politiche di contraccezione ed educazione sessuale tra i giovani.
L'aborto era consentito senza criminalizzare la scelta della donna, le famiglie ricevevano supporto in termini economici per ogni figlio.

Quando interrogate tra una birra e l'altra, molte persone nei Kneipe di Friedrichshain, vi confermeranno prima della caduta del muro c'era piu' attenzione alla famiglia, la gente seppur non ricca condivideva molto piu' volentieri.
La liberta' di culto esisteva e c'erano anche gli oppositori del partito, era tutto alla luce del sole, ma certo chi lo ammatteva non aveva vita facile.
Insomma, la DDR era davvero un mondo a parte, diverso dall'ovest ma suo modo anche dall'est.
Non mi sarebbe piaciuto viverci, ma non supporto nemmeno la propaganda che fu fatta e che viene fatta ancora oggi dall'ovest, proprio in occasione del 20nnale della caduta del muro.

Non credete a chi vi dice che era tutto una merda, in realta' tante persone rimpiangono la DDR e la loro tragedia e' che essa si e' dissolta come in un sogno, e cio' che resta sono solo gli edifici, le storie e i simboli, come la Trabant e il personaggio TV "Sandmännchen".
Una recente indagine ha messo in luce il fatto che i tedeschi dell'est in realta' vorrebbero tornare nel loro mondo di prima. L'enorme pubblicita' che pervade la nazione e Berlino, in particolare, e' fuffa, per convincerli e convincerci che e' stata una bella idea liberarsi della DDR. Ma per gli ex cittadini il passaggio da un mondo in cui la base dell'esistenza era garantita a un mondo in cui si compete per tutto, c'e' un modulo e una procedura burocratica per tutto e si paga per tutto, e' stata piu' che traumatica. Da un giorno all'altro la loro moneta valeva meno delle gomme da masticare, dal sentirsi tutti uguali si sono trovati ad essere dei "poveri e diversi" dalla ricca germania dell'ovest. Da un giorno all'altro non avevano piu' nulla.

La germania non e' stata riunificata con grazia, e' stata "Westizzata", cioe' si e' cercato di demonizzare e cancellare cio' che fu la Germania dell'est come fosse stato un terribile errore. Come pare sia tristemente tradizione qui (parliamo del dopoguerra), si e' voluto dimenticare che sia mai esistita e i suoi simboli cancellati. Ma nel bene o nel male la DDR e' esistita e i suoi ex cittadini si sono sentiti spogliati di tutto, della dignita' e della loro identita'.
I cittadini della ex DDR hanno dovuto combattere persino perche' i semafori nella parte est consevassero i caratteristici ometti paffutelli. Non sono riusciti a salvare un altro simbolo, il Palast der Republik. Ma se guardate da vicino, molte delle cose piu' caratteristiche nella Berlino odierna sono proprio della ex germania dell'est: i semafori appunto (ora, grazie al nostro mitico sindaco diventati patrimonio della citta' e sparsi anche nell'ovest della citta'), la East side gallery, Karl Marx Allee, la Fernsehen Turm (la torre della TV), Alexander Platz, l'ora molto trendy Prenzlauer Berg, etc etc.

Insomma, tutto ha due facce ragazzi, non si puo' certo dire che ci sia solo un buono e solo un cattivo, in tutto. Occhia aperti non fatevi intortare dalle propagande di destra o sinistra o centro o dio sa dove, usate sempre il vostro cervello!

giovedì 13 agosto 2009

Total Leningrad!



Vi ricordate i Leningrad Cowboys? Sì, quelli dei film di Kaurismaki e di quell'incredibile "Total Balalaika Show" in cui fecero cantare "Delilah" al Coro dell'Armata Rossa? Ebbene, il 5 ottobre prossimo saranno a Berlino! Devo dirvi chi li andrà a vedere?

mercoledì 12 agosto 2009

Gemella Frittella: (Don't) Cover Me


Una volta succedeva così: a Jimi Hendrix piaceva da matti una canzone di Bob Dylan, si metteva a strimpellarla e veniva fuori "All Along The Watchtower" nella versione che ben tutti conosciamo. Oppure Jim Morrison si ricordava di un gruppo irlandese che di nome faceva Them e di un brano che gli faceva contorcere le budella. Lo proponeva alla sua band e si incideva "Gloria". Eric Burdon spulciava i vecchi classici del folk blues americano e lanciava gli Animals tra le stelle con "The House of Rising Sun" in quella che è a tutt'oggi la sua veste più conosciuta. Tra una birra e l'altra Joe Cocker scatarrava "With a Little Help From My Friends" e faceva impallidire Sgt Pepper. David Bowie si provava una tutina di lamè canticchiando "It's Hard To Be a Saint in the City". La lista potrebbe proseguire per pagine e pagine.
Bei tempi. Tempi in cui le cover erano omaggi, ma soprattutto riletture personalizzate di brani famosi di musicisti amati; Come la farebbero gli Who? ci si sarebbe chiesti, e con un pò di fortuna la risposta sarebbe arrivata. In tempi recenti la cover migliore che riesca a ricordare è la "Highway 61" di PJ Harvey e molto più sotto "I Will Survive" rifatta dai Cake. Poi basta.
Da esercizio di stile che talvolta tramutava magicamente un brano modesto in un pezzo incredibile, colmandolo di qualcosa che l'autore non ci aveva visto, la cover è diventata il refugium peccatorum della mancanza di idee o del puro bisogno di quattrini.

Il declino definitivo è iniziato anni fa quando un gruppo del quale non ricordo il nome fece una versione lounge di "Light My Fire", trasformandola da inno all'amore fisico più sfrenato a musica da ascensore in cui instaurava un clima da aria condizionata.
E' vero, c'è stato Mike Flower Pops, il primo a "poppizzare" selvaggiamente il rock. Però signori, lui ha avuto l'idea, stava scherzando, non era il caso di prenderlo sul serio.
Invece no, in questi giorni mi tocca sentire "Hotel California" identica a quella degli Eagles con un pò di distorsore nel microfono del cantante e rimpiangere i Gypsy Kings, oppure "Changes" di David Bowie in una versione che sembra presa da una raccolta di sigle di cartoni animati cantate da Cristina D'Avena.
"Ragazzi, qui bisogna fare un pò di grana!" dice il produttore al gruppo
"Eh, sarebbe bello, ma sai com'è, non abbiamo idee..." rispondono loro
"So io cosa fare, prendiamo 'Space Oddity', ci mettiamo le maracas, la marimba e il gioco è fatto!"
"I nostri genitori ci butteranno fuori di casa."
Ma alla fine si fa e s'impesta l'etere di brani mediocri per non dire fetenti che rischiano di cancellare la memoria di quelli originali. Agli autori andranno pure le royalties, però a noi tocca sentirli!

Gemella Ciambella adora: i Supereroi!


C'e' gente che fuma, gente che beve o si droga...io leggo I supereroi.

Tutto e' iniziato alla meta' degli anni 90', quando lo storico amico di me e Frittella, Christian detto Ciccio, mi ha regalato degli albi in ordine sparso. Casa sua doveva accogliere la collezione completa di Dylan Dog, Zagor e tutti gli altri albi Bonelli, percio' qualcosa doveva uscire di casa sua: non sarebbe mai toccato ai dischi di Springsteen o ai suoi libri, percio' toccava ai super eroi trovare un altro posto.

E lo trovarono, a casa mia.

Conoscevo un po' I super eroi, ma essendo gli albi costosi, avevo sempre dato la precedenza ad altre letture, ma ora ero totalmente affascinata. Si, I super eroi assorbono la mia mente come a certe persone succede col calcio. Adoro I loro poteri ed abilita', mi interessano tutte le loro vite personali che si intrecciano come una eterna soap (gli Xmen sono noti per essere come “Sentieri”, solo che hanno I super poteri appunto).

Sempre il mio amico Christian, sostiene che I super eroi siano l'espressione nuova degli antichi dei, una proiezione della spirtualita' futura dell'umanita', di cui I super poteri sono un riflesso esteriore. Chi si ricorda Shadow Cat, che faceva parte degli Xmen degli anni 70? I suoi poteri eran davvero bislacchi: camminava nell'aria (ma non volava) attraversava I muri e I proiettili passavano il suo corpo come fosse un fantasma. E quel gigione dell'uomo Ghiaccio che si muove creando vie di Ghiaccio ovunque va, Silver Surfer (che alla fine e' un Surfista intergalattico), Gambit che carica di energia delle carte da gioco, etc

Si, I super eroi mi piacciono. Inutile leggerli in sequenza tanto prima o poi una di quelle interminabili didascalie con l'asterisco suggerira' dove Wolverine si e' gia' scontrato con Magneto. Li adoro perche' I super eroi si prendono davvero sul serio, parlano sempre in modo mitico, come l'antico testamento. Naturalmente sono anche attenta ai loro continui cambi di costume, sempre in linea con la moda del momento (non potete confondere un albo degli anni 80 con uno degli anni 60).Quando loro vanno a spasso con qui colorati costumi sono mitici incutono rispetto, mentre io non mi sentirei a mio agio a fare una passeggiata in Karl Marx Allee vestita come Rogue...

Quando leggo un episodio dei super eroi, divento super anche io: sono li', nella pagina e do' una zampa a Rogue, ai Vendicatori, alla Mitica Scarlet Witch. Sono genuinamente preoccupata per la sorte della relazione tra Visione e Scarlet...vorrei che Magneto trovasse pace. E vorrei che Wolverine mettesse la testa a posto. Si, sono tipo I miei vicini di casa. Pero' non suonano la musica alta alle 2 del mattino.

Se ancora non lo sapete, i super eroi si dividono in “Universi”, I due piu' grandi sono DC comics (Batman, Superman, Sandman, e gli ora popolari Watchmen) e Marvel Comics (L'uomo Ragno, Hulk, I fantastici 4, X-men, Iron Man, etc.), ma ce ne sono altri, tanti quante le case editrici in America (Dark horse per esempio). I miei preferiti al momento sono gli eroi Marvel, perche' sono I meno seri, nel senso che spesso le storie sono cosi complicate che gli sceneggiatori si dimenticano di fatti successi tempo prima e prendono delle cantonate pazzesche che poi devono riparare con la solita didascalia in cui si inventano una scusa. I fumetti DC sono belli ma terribilmente seri, non puoi leggerli sul cesso perche' a volte ti mettono una tale ansia che diventi stitico. Insomma, I Marvel sono I veri, originali fumetti “bang, thump, boing”, con un minimo di psicologia (ci fosse un super eroe che ha avuto una vita facile), e che si inventano le cose piu' strane per creare interesse nei lettori.

Inoltre I Marvel si concedono dei momenti di divertimento puro, come quando John Byrne diede nuova vita al personaggio di She-Hulk e ai Vendicatori della costa ovest.

Quando esce un film ispirato ai super eroi e' sempre un evento per me...chi interpretera' il ruolo principale?! Come varra' portata “alla vita” questa o quella storia? Ormai la Marvel ha quasi esaurito l'argomento al cinema, ma lo sta' aprendo al teatro! Infatti nel 2010 a Broadway sara' rappresentato il Musical dell' Uomo Ragno a Bradway! Con la musica di Bono e the Edge! Restate sintonizzati...

Nonostante il mio amore per i super eroi, vi assicuro che non sono una da “Scantinato dell'androide”: leggo un episodio qua, uno la', la continuity per me e' relativa. Non colleziono albi, non li tengo nella plastica religiosamente chiusi.

Se non credete a me, leggete qualche albo e poi ditemi: non riuscirete piu' a smettere!

Ci vediamo in X-menlandia allora!






domenica 9 agosto 2009

La lista dei desideri




Mentre aspetto due stipendi arretrati, cazzeggio sognando codesti acquisti:
Dead Weather "Horehound"
Wilco "The Album"
Grizzly Bear "Veckatimest"
Non necessariamente in questo ordine di preferenza...

mercoledì 5 agosto 2009

When in Sardinia: Eric Burdon Live in Narcao 2009


Il 2009 era stato finora assai deprimente sul fronte concerti: per un verso o per l'altro non ero riuscita ad assistere solo a quello di Beppe Voltarelli. Neanche Dylan ero riuscita a vedere. Poi, in Sardegna ne ho visti 2 in meno di 15 giorni, e di ottima qualità.
Il primo è stato quello dei Blues Disciple, band californiana con un chitarrista veramente notevole ed un cantante che per timbro di voce ricorda Stevie Ray Vaughan.
Il secondo (o terzo, vedrete poi perchè), è stato quello di Eric Burdon, stella attesissima del Festival Blues di Narcao, piccolo centro nel sud della Sardegna. Un festival arrivato alla sua diciannovesima edizione, che a vedere l'affluenza, gode di un certo seguito.
Il piccolo anfiteatro di cemento nel centro del paesino è rovente per la giornata di sole e impacchettato di fan. Non si direbbe, ma accanto ai molti ultraquaratenni ci sono anche solidi gruppetti di giovani, che -si scoprirà più tardi- conoscono a memoria le canzoni di Burdon. Il concerto è aperto da Lynwood Slim, un armonicista californiano accompagnato dalla Maurizio Pugno Band. Lui è bravo, anche se di armonica ne suona davvero poca e preferisce cantare. Come se non bastasse, ogni canzone è sottoposta al trattamento da jam session jazz: strofa, ritornello, assolo di chitarra, assolo di batteria, assolo di basso, assolo di tastiera, ritornello, finale.
Il che funziona per un paio di brani poi, onestamente stufa. Per quanto possa essere bravo il gruppo è uno schema che ripetuto all'infinito diventa prevedibile, una pura occasione di sfoggio della propria abilità. Bravi ma basta.
Dopo circa un'ora comunque, l'opening act lascia finalmente spazio al re della serata.
Eric Burdon arriva con la sua compatta power band che comprende un tastierista frikkettone, coi capelli lunghissimi e un'età imprecisata (Red Young), un chitarrista (Billy Watts), il poderoso batterista Brannen Temple, il bassista (Terry Wilson) e una giovane suonatrice di lira elettrificata (Georgia Ntagaki). Quest'ultima scelta, così apparentemente bislacca si rivela azzeccata: i brani più celebri acquistano nuove sfumature, nuova profondità. La dimostrazione che questo vecchio leone non ha mai smesso di sperimentare. La sua voce è quasi intatta, potente, e l'energia positiva si riversa sul pubblico.
L'organo Hammond sferraglia, la batteria è potentissima. Ricordo un altro concerto che vidi a Brescia con la stessa band in cui lo stesso batterista, intrattenne il pubblico suonando da solo per quasi mezz'ora, mentre gli altri bevevano una bibita dietro le quinte.
E' tutto perfetto, perfino l'aria fresca comincia a spirare dal mare. Peccato duri poco. Un'ora e un quarto comprendendo il bis (un'estenuante, bellissima "We gotta get out of this place" al calor bianco). Giusto il tempo per una manciata di successi ("Don't let me be misunderstood", "San Francisco nights", "Boom boom" etc), un delirante discorso di Eric su "House of the rising sun", una cover degli Stones ("Paint in black") e una canzone di Georgia Ntagaki.
Bellissimo! Fantastico! Eric Burdon non delude mai!