mercoledì 22 aprile 2009

Gemella Ciambella vi porta...al cinema coi Watchmen







Immaginate.
Immaginate di essere un giovane regista Americano. Immaginate di essere appassionato di fumetti.
Immaginate che, per un caso strano del destino, siate amico del celebrato-nonche'-privo-di-talento regista Robert Rodriguez.
Immaginate che una sera Robert vi chiami e vi inviti in un untuoso Bar and Dinner per chiacchierare di fronte ad una birra con lui e il suo buon amico Quentin Tarantino.
Immaginate di essere a questo tavolo, l'ultimo arrivato nel mondo del cinema tra I tre, e di voler fare ovviamente una bella figura. Quasi vi fate la pipi' addosso per l'emozione. Per caso imbroccate il giusto tema, I fumetti dei Watchmmen.
Siete tutti e tre grandi fan. Bingo! Avete fatto centro.
Immaginate di avere una vaga idea per un film e di snocciolarla di fronte ai due “Guru dello spargimento di sangue gratuito nel cinema” e che loro la trovino una idea ganzissima, e vi facciano I complimenti, ed addirittura vi offrano aiuto per fare questo kolossal.
Ecco, se riuscite ad immaginare tutto cio', voi siete Zack Snyder, regista di "Watchmen".

Non so se quel tavolo taccolento di birra e grasso esista davvero, ma credo sia andata proprio cosi. Ammetto di non aver letto ancora il fumetto, ma conversando con Frittella, grandissima fan dei Watchmen, mi sono resa conto che il film e' un compito di scuola, ordinato, ben fatto, ma privo di qualunque personalita'.
Il grande gusto di Snyder non e' stato quello di fornirci la sua personale interpretazione di questo insolito fumetto di Super eroi, ma solo quello di vederlo diventare, per cosi' dire, reale.

Me lo immagino, il piccolo Zack, che si trova settimanalmente coi due fratelloni piu' grandi e gli racconta volta dopo volta, le sue idee e come sta' andando con la stesura dello script.
Vedo il luccichio dei suoi occhioni quando Quentin scoppia in una delle sue risate dalla mascella quadrata e lo applaude, gli fa I complimenti per l'uso dell' effetto Rallenty nella scena del carcere quando Silk Spectre 2 e Night Owl 2 cercano di liberare Rorscharch.
Me lo immagino Rodriguez che gli versa un'altra birra per festeggiare il numero di gambe spezzate raggiunto nello storyboard e il preventivo di sangue finto necessario per coprire tutte le scene.

Watchmen e' un film senza direzione: la violenza, presente certo nel fumetto originale, e' mostrata senza I necessari filtri, e' sempre in primo piano, esaltata addirittura dai rallenty, priva dell'ironia che la rendeva non gratuita nei primi 3 film di Tarantino.
Il mio ragazzo, che non ha la mia stessa impermeabilita' a cio' che accade sullo schermo, e' uscito scioccato dopo 2 ore e 40 minuti di botte, arti spezzati fiotti di sangue e crudelta' varie. Come ha giustamente notato, non c'e' da stupirsi che poi I ragazzi che magari hanno dei problemi nella realta' e non sanno come reagire, pensino che la violenza e' una soluzione figa. E poi vanno nella loro scuola e fanno una strage, come e' successo qui in germania di recente.

I vari livelli di lettura del fumetto vengono schiacciati in un'unica frittata che non fornisce spiegazioni o idee. Dov'e' la lettura politica/ spirituale?
Cosa ne e' stato della logica personale dei personaggi? Perche' agiscono cosi?
Solo il Comico e Rorschach sono chiari nei loro intenti.

I vari attori che devono sembrare fighi, sussurrano le pbattute, sbiascicano le parole, non permettendoci di capire cosa accade davvero, e ci mazzuolano con frasettone da libro di Goethe.
Il povero Dr Manhattan non sembra uno che vede il mondo come rallentato, da un punto di vista quasi alieno, sembra solo un ebete che non sa come reagire di fronte ad esseri che non gli somigliano piu'. E per tutta soluzione si costruisce un orologio gigante che si muove da solo, nel deserto di marte.

Gli attori sono comunque ammirabili, fanno del loro meglio, anche Matthew Goode alias Ozymas ce la mette tutta, ma come si puo' guidare un'auto se non ti dicono che cosa e' la frizione? Piu' che un mezzo mistico sembra un Miliardario gay con bizzarre fisse.
Jack Earle Haley e' forse il piu' credibile nei panni di Rorschach, e Patric Wilson (Night Owl 2) e' sufficientemente bravo e riesce a farci credere di essere un perdente, ma non ha lo spazio per dare una terza dimensione al suo personaggio.

Sorvolero' sui costumi, quelli li lascio per un prossimo post.

Resta il fatto pero' che Watchmen e' un'occasione sprecata, un film che sarebbe stato bello se fosse stato diretto da Christopher Nolan, da Danny Boyle, da David Fincher, da Spielberg! Fate un nome!! Ma non da uno scolaretto diligente, che vuole compiacere la maestra. Persino Joe Damato avrebbe mostrato una prospettiva piu'...interessante. Avanti Zack! Tira fuori la tua personalita'! Fumati una canna, fatti di acido, beviti un grappino, ma trova la tua essenza, diamine!!!

E se proprio non ce la fai, piccolo Zack, vai, torna a giocare coi tuoi fratellini maggiori e magari torna tra un po' quando sarai un po' piu' grande, eh? Ciaoo!

domenica 19 aprile 2009

Viva Colombo!


Ogni anno Rete4 replica tutte le serie di Colombo: credo di aver visto ogni episodio almeno 12 volte, alcuni anche di più. Ho seguito l'evoluzione di Peter Falk, da giovane con ciuffo elvisiano agli ultimi opachi episodi in cui appare ormai stanco di far sempre la stessa cosa.
Lo so, è roba da anziani, è sempre la solita zuppa. Però mi piace, credo che sia uno dei migliori telefilm polizieschi della storia della tv, per tanti motivi.
Il primo è legato al meccanismo narrativo, che rimane un'idea geniale anche se reiterata all'infinito: non c'è alcun mistero su chi sia il compevole, perchè ogni puntata si apre immancabilmente con l'omicidio, seguito passo passo dalla genesi al compimento. Sappiamo tutto, perchè, come, dove, chi.

Il vero mistero è come farà il tenente Colombo a scoprire quello di cui noi siamo già al corrente. Non capita spesso di trovarsi in una posizione di vantaggio rispetto al protagonista...
Un'altra cosa che mi piace è che lui, Colombo (a proposito, ma ce l'ha un nome oltre ad un cognome?) individua immediatamente il colpevole. Così, senza prove, fidandosi di un istinto, di una percezione extrasensoriale, lui sa. Poi, cerca di ricostruire il modo e il movente. Questo fa di lui un personaggio davvero insolito, anche abbastanza crudele nel suo modo di esasperare l'assassino con le sue apparizioni a sorpresa, le sue domande platealmente retoriche a cui le sue vittime si sforzano di dare risposte assolutamente credibili arrampicandosi su specchi di una liscezza e scivolosità mai viste.
E poi è simpatico, disordinato fisicamente e mentalmente, sembra un fesso.
I colpevoli sono sempre gente in vista, ricca e famosa, convinta, in virtù dei suoi bei vestiti e dell'aria ganza, di essere più furba di lui di farla franca. Cosa che non accade mai. E questa è una bella soddisfazione per chi di bei vestiti non ne ha e per chi ha sempre avuto problemi a conformarsi con la moda.
Colombo è un vero Robin Hood che si fa maltrattare perchè sa benissimo di avere il coltello dalla parte del manico.
E dato che per reggere questo plot sempre uguale e decisamente rischioso ci vuole un fior d'attore, Peter Falk è sempre coadiuvato da un cattivo d'eccezione, da Johnny Cash a Oscar Werner, guest stars di statura che danno vita insieme al piccolo tenente della omicidi a battaglie di ego e di talento simili a quella con le spade laser di Guerre Stellari.
E allora, pur conoscendo il finale, pur sapendo chi è il colpevole, gli episodi di Colombo sono un gran piacere da guardare, un piacere che supera quello della semplice inchiesta -che detto per inciso alla fine stufa- e diventa conoscenza dei personaggi, di equilibri e di sottili strategie psicologiche.
Insomma, forse la nonna non ha tutti i torti a guardarlo...

sabato 18 aprile 2009

COOOOOSAAA???!?!?!??!


Mi vanto di essere una cinica, di non sorprendermi più di nessuna meschinità perpetrata dal genere umano. Eppure ogni tanto mi capita ancora di restare a bocca aperta davanti a certi accadimenti.
Prendiamo l'Election Day proposto dall'opposizione per risparmiare denaro pubblico da destinare alla ricostruzione in Abruzzo e rifiutato dalla maggioranza in nome dell'unità della coalizione.
Cioè, non so se ci siamo capiti. Sotto campagna elettorale, Berlusconi (che in campagna elettorale ci sta 365 giorni all'anno) e il suo partito, forti di una maggioranza notevole (alla quale, probabilmente per l'occasione si sarebbero aggiunte anche le opposizioni), mancano un colpo maestro, un'operazione che avrebbe portato una valanga di voti alle europee ed alle provinciali.
Dando la colpa al capro espiatorio per eccellenza, l'amico nemico Lega.
Cicchitto intervistato in proposito risponde "La nostra priorità è la tenuta del governo". EEEHHH?!
Ma che succede? non sanno che poi qualcuno le mette in onda queste interviste?
O pensano che ormai nessuno faccia caso a ciò che dicono e accetteranno tutti di pagare INUTILMENTE non so quanti milioni di euro in più per non dispiacere Bossi?
E poi, ci rendiamo conto di quanti miliardi sono stati buttati negli anni passati per gli stessi motivi per non accorpare Referendum ad elezioni?
Non sono convinta che l'erba del vicino sia sempre più verde, ma se fosse successa una cosa del genere in Germania, tanto per fare un nome, cavolo, il governo sarebbe caduto, eccome!!! Anche senza Lega.
E cosa penseranno i terremotati Abruzzesi? E la crisi? Non c'era una crisi planetaria? O era tutta immaginazione e ci si può permettere di buttare così i soldi pubblici?

lunedì 13 aprile 2009

Louise Michel


"Ora che sappiamo che i ricchi sono dei ladroni, se i nostri padri e le nostre madri non riusciranno a liberare da essi la terra, noi ne faremo carne macinata" Louise Michel

"Sai cos'è la comicità? La comicità è Tragedia + Tempo..." Alan Alda in "Crimini e Misfatti"


"E' maschio o femmina?"
"Maschio o femmina? Lo decideranno i padroni!" Da "Louise Michel"


Mentre in tv si scatenano gli ormai inevitabili classici di Pasqua ("Ben Hur", il Festival del Circo di Montecarlo...), per tirarmi un pò sù di morale vado al cinema a vedere "Louise Michel".
Nel Nord della Francia, in una regione chiamata Picardìa una fabbrica tessile viene chiusa: le operaie hanno rinunciato alle 35 ore, al pagamento degli straordinari e a un sacco di altri benefit, ma non è servito a niente. Una mattina le poverette arrivano al lavoro e semplicemente il lavoro non c'è più.
Gli viene riconosciuta una ridicola liquidazione (2000 euro a testa)che decidono di mettere in comune per iniziare una nuova attività: non ci sono molte idee, ma quando Louise suggerisce di affittare un killer per ammazzare il padrone, tutte sono d'accordo.
Ecco Louise, enorme, goffa, analfabeta, ricattata dal capo del personale (uno pazzo che la va a trovare a casa con una serratura per poterla spiare dal buco della stessa), ci pensa lei a trovare il sicario.
Da questo momento inizia una via crucis alla ricerca del padrone da ammazzare, tra colpi di scena, figure esilaranti (su tutti il vicino di casa di Michel a cui si riferisce la seconda citazione), cambi di sesso a scopo lavorativo, amore.
"Louise Michel" è esilarante, divertentissimo e nerissimo. A pensarci c'è proprio poco da ridere, la situazione delle persone "normali", che per vivere devono lavorare è rappresentata in modo paradossale ma realistico, descrive tutta la disperazione di chi non ha niente: la sceneggiatura non si lascia sfuggire alcun particolare, è un vademecum della crisi presente, una critica durissima a tutto il sistema economico e sociale.
Molti hanno detto che le atmosfere e i personaggi ricordano quelli di Aki Kaurismaki, ed in effetti soffia una brezza finlandese sul questo film; c'è da dire che i personaggi sono molto meno silenziosi e molto meno fatalisti di quelli del regista finlandese. Hanno più rabbia, meno rassegnazione. Ma in qualche modo verranno ricompensati anche loro.
Fuori dal cinema c'è Corso Vittorio Emanuele, carne macinata che passeggia, nelle vetrine scarpe che costano quanto il mio stipendio di un mese. Davanti alle vetrine ci dorme della gente.
PS se ancora non sapete chi sia, fate una piccola ricerca su Louise Michel

sabato 11 aprile 2009

Onora il Padre e la Madre- Sidney Lumet


Cosa succede quando la generazione dei bamboccioni decide che quanto "generosamente" elargito dai genitori è in realtà di loro proprietà? Cosa succede quando i troppi "non detto" tra padri e figli, con il corollario di sensi di colpa da entrambe le parti sfociano in un egoismo assoluto? Se la famiglia è la cellula base della società, non dovremmo chiederci come mai la società stessa sia così atroce?
E via chiedendo, quante domande ci si possono fare guardando questo lucido, freddissimo e durissimo film di Sidney Lumet. Acclamato da critica e pubblico, "Onora il Padre e la Madre" ci mostra superati i confini della decenza stabiliti dalla parola "famiglia" e quanto questa parola sia spesso un fragile paravento per illudersi di non essere soli e di essere capaci di pensare a qualcun altro oltre che noi stessi.

Hank è un uomo in difficcoltà, ha un lavoro malpagato e un'ex moglie assetata di denaro; Andy, suo fratello, è uno spregiudicato contabile in una grande compagnia immobiliare, appare sicuro di sè, ha una vita di apparente successo, una moglie e molti vizi.
Nonostante le apparenze, entrambi hanno bisogno di soldi e decidono di rapinare una gioielleria. Un colpo facile, conoscono il posto come le loro tasche, dato che si tratta del negozio dei loro genitori.
Il piano è semplice, praticamente infallibile. Eppure tutto va male. Andy e Hank cominciano a scivolare in un abisso senza fine in cui la loro vita e tutti gli affetti vengono maciullati e in fondo al quale non resta niente di niente.

La storia è relativamente scarna, resa con una tecnica alla Pulp Fiction fatta di continui flashback e del racconto dello stesso momento dai punti di vista dei vari personaggi. Lo stile visivo è pulito, altrettanto scarno (ma non squallido), tagliente, una sorta di bianco e nero a colori con punte di colore abbacinanti.
Alcuni personaggi di contorno emergono con particolare potenza, sembrano veramente usciti da un film di Tarantino (il rapinatore affittato da Hank, suo cognato, lo spacciatore di eroina), unici leggeri tocchi di umorismo in una storia dai toni cupi e dal finale agghiacciante.
Il concetto stesso di famiglia viene capovolto, essa diventa la radice del male, invece che un rifugio da esso. E' il luogo dove i conflitti nascono e sfociano nel peggiore dei modi.

Philip Seymour Hoffman è come sempre all'altezza delle aspettative, l'unico in grado di gareggiare in bravura con Albert Finney; Ethan Hawke è credibile nelle vesti del fratello sfigato, Marisa Tomei decisamente in gamba come oca da esposizione (un'attrice da rivalutare?).

Con buona pace della morale buonista Italiana.

domenica 5 aprile 2009

Un Venerdì a Teatro

Venerdì scorso sono stata a teatro per ben due volte: la mattina con la classe nella quale lavoro come assistente alla comunicazione siamo andati all'auditorium Don Bosco a vedere uno "spettacolo" di San Patrignano...Spettacolo è virgolettato perchè lo stesso presentatore lo ha definito un FORMAT.
Il palco del teatro è pieno di valige di varie fogge, simbolo scontato del viaggio.Arriva questo presentatore e come quelli della tv americana fa lo spiritoso per accattivarsi il pubblico: battute sui prof, sugli allievi, ma tu stai dormendo, etc.etc. Poi tira fuori un giornale che dice di aver comprato quella mattina e dice che sui giornali non si parla quasi mai di droga (??????), subito dopo introduce il protagonista della storia che andrà a narrare, Alessandro. Le luci si spengono e inizia un breve filmato con montaggio superveloce che intuisco riguarda due genitori che disperati piangono per il figlio/a.
Attacca una base musicale e dalle quinte emerge cantando un bel ragazzo che sembra uscito da "Amici": palestrato, capello biondo e corto, occhio azzurro. E lui Alessandro ma (con la spontaneità di una poesia studiata a memoria alle elementari)preferirebbe essere chiamato Nico. OK, no problem, ti chiameremo come vuoi. Nico comincia a snocciolare la sua storia: un bravo ragazzo con un padre militare e una madre maniaca della pulizia che a 13 anni comincia a farsi le canne. Buio. Immagini proiettate sullo schermo e poi il presentatore attacca a raccontare quanto fanno male le canne. Quando Nico riprende il suo racconto ci eravamo scordati di lui...
Mi guardo a destra, mi guardo a sinistra, i ragazzi della classe dormono tutti.
Si va avanti per circa un'ora e mezza, sempre più o meno con quest'andazzo. Nico passa dalle canne all'ecstasy, da quello alla coca, dalla coca agli psicofarmaci e da quelli all'eroina fumata. Tra un pippone e l'altro si fa una cantatina e alla fine ricorda di essere ancora in comunità, dove è da 5 anni. Mi sembra di essere in una puntata dei Simpson in cui proiettano qualche film edicazionale nell'auditorium della scuola. Qualcuno si è risvegliato, mentre il ragazzo per il quale traduco in LIS mi dice di smetterla di segnare, si annoia a morte e vuole dormire anche lui.
Il finale è un montaggio di immagini di film al suono di "Wonderful World" fatta dai Ramones: sembriamo babbi ma sentite che musica ascoltiamo...
Mi chiedo, perchè non guardarsi (e magari leggersi) "Trainspotting"? E perchè non preparare i ragazzi con uno studio delle sostanze stupefacenti, invece di aspettarsi che ci pensi uno spettacolo del genere ad informarli?

La sera invece sono stata a vedere lo spettacolo "Jerk" di Gisèle Vienne, coreografa e regista Francese. E' l'abbastanza impressionante ricostruzione di alcuni omicidi perpetrati da un serial killer Americano negli anni 70. Impressionante anche per l'uso del teatro di figura: si tratta infatti di uno spettacolo di burattini e la durezza degli argomenti unita all'apparenza innocua dei pupazzi (e anche all'associazione mentale che molti fanno tra burattini e l'innocenza del mondo dell'infanzia)sono devastanti. Se volete leggere la recensione completa andate sul blog: www.heartofpuppet.blogspot.com