lunedì 28 giugno 2010

Da non crederci


Questa mattina stavo ascoltando la radio. Ad una rubrica che si occupa dei fatti che accadono nella regione danno la notizia che due operai edili sono saliti in cima ad una gru per protestare dato che non vengono pagati da qualche mese.
Lo zelante giornalista annuncia che sono in collegamento con i due operai:
-Pronto? Sono Ahmed (nome fittizio, ma l'operaio è straniero)
-Sì, la sento, mi dica, come mai state protestando?
-Eh..Uhm non ce pagano!
-Da quando non ricevete lo stipendio?
-Mm è...io...
-(in sottofondo si sente la voce di un altro operaio, questo è Italiano) Passamelo.
-Vi passo...
- Va bene grazie. Pronto?
-Sì, pronto.
-Buongiorno, è Radiopopolare, ci vuole dire...
-La Radiopopolare? Ma chi se ne frega! Ci prendete in giro?
-Ma...
-Non ce ne facciamo niente della radio! Mandateci Striscia la Notizia! Non ce ne facciamo niente della radio!
-Ma scusi...
-NON prendeteci in giro! Non ce ne facciamo un cazzo della radio!
E riattacca.


G20 Mediterraneè

Non so, io comincio a sentirmi presa in giro.
A scadenze regolari i "grandi della terra" si riuniscono per qualche giorno e dicono "Questa volta facciamo brutto, risolviamo tutti i problemi del mondo e poi ce ne torniamo a casa".
Grande attesa, manifestazioni, black block, zone rosse, pestaggi vari. E poi riunioniriunioniriunioni. Cenecenecene. Pranzipranzipranzi.
Dopo una settimana i "grandi" fanno qualche foto insieme, si stringono la mano, si salutano ("La prossima volta facciamo da me!") e spariscono senza aver risolto alcunchè.
Ormai è un'abitudine, quasi un copione obbligato. Magari cambiano gli argomenti su cui si dovrebbe decidere, dalla crisi ambientale energetica a quella economica, dalla fame in Africa alla battaglia contro qualche pandemia. I risultati riportati dai giornali sono però gli stessi: non c'è stato accordo, o meglio l'accordo c'è però "qualcuno" non era convinto e allora sai com'è non si può mica obbligarlo...Però promettiamo, giurin giuretta daremo tanti soldi ai poveri e la prossima volta risolveremo qualcosa.

Mi sembra di vedere le riunioni aziendali cui partecipava mio padre, sponsorizzate dalla ditta per fare gruppo e creare coesione lavorativa. Solo che lui ci doveva andare per forza e non doveva far finta di decidere niente, i capi ci tenevano e lui ci andava. Magari vedeva qualche vecchio collega, un pranzo insieme e poi tutti a casa, neanche dormiva fuori. E la benzina la pagava lui.
Invece questi signori spendono migliaia di milioni di euro o dollari o rembimbi per non decidere NIENTE! Anzi, ogni volta fanno una figura peggiore perchè giustificano il loro fallimento con le ingerenze di qualche lobby alla quale bisogna chiedere il permesso per far qualcosa. Ma ragazzi, non eravate voi a comandare tutto?

Il presidente del consiglio sì è portato una ragazza, come se stesse andando a casa di amici a Saint Tropez per il week end. Inconsciamente ha dato a questo incontro l'importanza che ha effettivamente.

domenica 27 giugno 2010

Quasi in coma



L'aria condizionata sembra svegliarmi un pò.
Sono reduce dalla terza notte di semiveglia. Speck è andato a supervisionare l'arrivo dei mobili nella casa a nord est e per non stressare eccessivamente Lena che già la prossima settimana sarà portata nuovamente dai nonni abbiamo pensato fosse meglio che restassi a casa con lei.
Il fatto che la scuola sia finita da ormai due settimane non significa che il motore si sia fermato, l'attività freme, nuovi progetti, pizzate, visite ai musei. Forse son più in agitazione ora che durante l'anno scolastico. Tocca alzarsi la mattina abbastanza presto e via.

Ma da sola in casa io ho paura a starci e quindi la notte dormo poco: imballo porte e finestre mi metto a letto e lascio la luce accesa, forse riuscirò ad addormentarmi.
Lena attacca a miagolare...Ha fame? Mi alzo e le servo una palettata di tonno e bianchetti, un controllino alle finestre, torno a letto.
Leggo un pò , le palpebre si appesantiscono, son quasi tra le braccia di Morfeo quando...Lena miagola. La vado a prendere in cucina, sembrerebbe desiderosa di coccole, ma non capisco perchè non viene sul letto con me e preferisce riceverle sul tappetino sotto al lavello. Me la porto via ma lei non ne vuole sapere, zompa giù dal letto e ricomincia la solfa.
Al terzo tentativo riesco a convincerla e finalmente mi sdraio e perdo conoscenza per un pò. Poi, non so se siano veri o il mio cervello produca dei suoni, ma mi sveglio a causa di strani rumori. Mi alzo impanicata e verifico le finestre. No,no, tutto a posto.
Torno a letto, Lena è beatamente addormentata...mi verrebbe quasi voglia di svegliarla ma rinuncio.
Alle 5 mi rendo conto che mi sono addormentata e Lei sta miagolando per la colazione.

Moltiplicate il tutto per tre notti e avrete un'idea del mio stato mentale di oggi. Mi aggiro semizombata per casa cercando di fare ordine per il ritorno di Speck, provo a connettere logicamente oggetti ed azioni (a che serve sto "bollilatte"?), a dare un aspetto umano alle stanze...Ma potrebbe essere che sto facendo peggio. Sono sicura di aver messo qualcosa al posto sbagliato, tipo lo zucchero nel frigo o il burro nel forno. Probabilmente se prendessi una capocciata contro il muro non me ne accorgerei, non credo di distinguere bene la veglia dall'addormentamento in questo momento...

In compenso la piccola Lena ronfa beata sul divano. Io non riesco neanche a sbadigliare...


7yearswinter

Finalmente un aggiornamento!

domenica 20 giugno 2010

Un uomo solo


Acclamato da più parti, da qualcuno stroncato, il film diretto dallo stilista Tom Ford è stato uno dei "casi" della scorsa stagione. Incuriosita dall'atmosfera sixties me lo faccio prestare.
Tratto dal romanzo di Christopher Isherwood, narra la storia di un professore universitario omosessuale, che non riesce a superare il lutto per la morte del suo amatissimo compagno e decide di uccidersi: nelle ultime ore prima del momento deciso mette in ordine tutte le sue questioni legali e personali, rivede una vecchia amica (Julienne Moore) da sempre innamorata di lui, si lascia affascinare dai giovani corpi dei propri atletici studenti.

Ho elaborato la seguente teoria: molti si aspettavano qualcosa di disastroso, perciò quando si sono trovati a vedere un film tutto sommato guardabile si sono fatti prendere dall'entusiasmo. Perchè è pur vero che Colin Firth è molto bravo, Julienne Moore affascinante con la sua cofana anni 60' (che invidia), che la storia scorre tra struggimento, malinconia, un pizzico di cinismo e perfino comicità (il tentativo di suicidio, la scena in cui il protagonista seduto sul cesso osserva la vita delle persone "normali"), ma ci sono momenti di faciloneria che danno un pò sui nervi.
Ad esempio, la scena iniziale, quando il protagonista parla di sè, del suo fingere di essere come gli altri in un mondo che sa benissimo non lo accetterebbe in quanto omosessuale: non si sente la profondità di questa distanza col mondo, di questa finzione. Non so se sia solo un problema di scrittura, ma l'ho trovato superficiale, qualcosa che forse era meglio non dire a parole ma mostrare solo con le immagini.
Altro elemento fastidioso è la perfetta stilosità della ricostruzione, delle musiche, dei vestiti, dei trucchi e delle pettinature, fotografati con tale meticolosa arte da dare l'impressione che il film non sia altro che un lungo spot pubblicitario. C'è tutto, dall'immagine di fisici scultorei inquadrati nello sforzo atletico al bianco e nero che ci ricorda Calvin Klein usato per i flashback.
C'è la sensazione che Tom Ford volesse parlare dell'amore omosessuale, che volesse fare di questo film una specie di rivendicazione (non so se sia gay), ma lo fa usando un linguaggio eccessivamente legato al mondo da cui proviene e la patina di perfezione che ricopre tutto rende ogni cosa un pò finta e ci allontana dal vero dramma del protagonista. Probabilmente (la butto lì, non avendo letto il testo di Isherwood) Ford ha tentato di includere la totalità del libro senza lasciar fuori nulla, mentre qualche taglio e più approfondimento di alcune situazioni avrebbero giovato al risultato finale.
Una prima prova decisamente buona e fortunata comunque, grazie sicuramente al protagonista che regge sulle sue spalle il peso dell'intero film con notevole bravura. Almeno per lui, lodi meritate.

sabato 19 giugno 2010

Breve incontro



Se il mondo fosse un luogo giusto,

probabilmente adesso al posto di Lady Gaga dovrebbe starci Ròisìn Murphy: primo, perchè è brava, secondo, ha una bella voce -molto particolare- terzo, scrive canzoni vere e quarto, il "look materico" che ora sfoggia la ragazzina di origini italiane l'ha certamente inventato lei.

L'ho riscoperta di recente quando ho ricevuto una copia di "Things to Make an Do", l'album dei Moloko che me la fece già conoscere anni fa. Un disco corposo pieno di riferimenti agli anni 70 inglesi, alla prima elettronica, a quei video che provenivano dalla gran bretagna colmi di fumo ed effetto fluo (fino alla ricostruzione di "Pure Pleasure Seeker"). Per l'occasione lei si era ispirata a Deborah Harry, anche se la sua voce non è appuntita e stancante come quella della cantante dei Blondie e sicuramente nelle canzoni e nei modi di Ròisìn c'è anche il calore del rythm n' blues che dà un tocco di classe anche alle composizioni più pop."The time is now" è il singolo che rese noti i Moloko al grande pubblico, seguì "Pure Pleasure Seeker", "Sing it Back", una serie di successi notevoli. Ròisìn univa alla bravura una personalità ed un gusto bizzarri, oltre alla presenza scenica. Sicuramente tutto questo contribuì enormemente al successo della band.

Dopo, i Moloko pubblicarono solo un altro disco insieme (“Statues”), poiche' la storia che li aveva uniti sentimentalmente e artisticamente era finita. L'ultimo disco e' bello ma molto triste. Già allora erano stati dimenticati in Italia. Ròisìn ha pubblicato due prove soliste “Ruby Blue” e “Overpowered” di cui potete ascoltare qualche brano su Youtube e giudicare il valore. Sulla copertina di quest'ultimo indossa uno dei suoi bizzarri vestiti.

Resta l'interrogativo, come mai di una ragazza tanto talentuosa, con senso dello spettacolo e per niente brutta si senta parlare tanto poco...

mercoledì 16 giugno 2010

Comma 28

Vale la pena di sapere cosa potrebbe succedere ai blog, a tutti i blog, se la legge sulle intercettazioni fosse effettivamente approvata Leggete...

Mission Impossible 1


Per poterci recare a Berlino a vedere Steve Winwood ed Eric Clapton abbiamo dovuto lasciare la piccola Lena a casa dei miei genitori. Eravamo un pò preoccupati, sia perchè a lei non piace andare in macchina, sia per le sue eccentriche abitudini (tipo miagolare senza sosta presto la mattina per farsi dare da mangiare) e più di tutto per la presenza di un altro gatto, la Regina MICICCIA.
Questa è normalmente paciosa e tranquilla, dormicchia, mangia, fa storie solo quando vuole scendere in giardino. La veterinaria ci aveva rassicurati che probabilmente le due pelosette avrebbero fatto amicizia nel giro di un paio di giorni, così abbiamo fatto un tentativo.

Il viaggio in macchina è stato abbastanza drammatico: mentre stavo dietro con lei e cercavo di rassicurarla, Lena miagolava disperatamente, sudava e tremava. Pochi chilometri prima di arrivare dai miei si è fatta la cacca addosso. Appena in casa è scappata sotto il letto dei miei genitori e lì è rimasta nonostante i nostri tentativi di rassicurarla. Mia madre si è autonominata all'istante tutor del nuovo gatto, mentre mio padre per equità si è concentrato sulla Miciccia, in modo da non farla sentire meno importante del solito e non farla ingelosire.

Disperazione alla partenza, volevo rinunciare al viaggio per stare con la mia piccolina, ma alla fine mi son fatta coraggio. Dopo la prima notte ho telefonato a mio padre per sentire com'era andata.
"Avevi ragione, è una vera rompiballe" ha detto "Ha miagolato tutta la notte, non mangia ed è ancora sotto il letto."
"E con l'altra gatta?"
"Si sono soffiate ma c'era la porta della camera da letto di mezzo."
Da quel momento ho iniziato a chiamare due volte al giorno, la mattina e la sera. Lena è uscita dopo 48 ore da sotto il letto e pian piano ha iniziato ad esplorare la casa. Il vero problema era la notte, quando dava sfogo alla sua lagnosità, miagolando a non finire a volumi da stadio: mi arrivavano sul cellulare messaggi di questo tenore "La mamma è distrutta", "Nottataccia", "Io non so se resisterei al posto della mamma".
Poi c'è stato l'incidente diplomatico: un giorno mentre Lena girellava per casa, la Miciccia le ha bloccato la strada e le è saltata addosso ringhiando. Terrorizzata Lena è riuscita a scappare ed è andata a rifugiarsi sotto il letto.
A questo punto mi sentivo in colpa per averla abbandonata, per aver dato sto peso ai miei e per aver fatto incazzare Miciccia. Meno male che mi ha chiamato mia madre:
"Ma no, è carina, è tenera...solo un pò petulante."
Mi sono rincuorata ed ho atteso più serenamente il momento di tornare a casa.
Quando siamo andati a riprenderla Lena era tranquilla, anche se ovviamente un pò incavolata per essere stata scaricata. Era più...gattosa, sembrava perfettamente ambientata. Ed in effetti mio padre dice che addirittura mangiava dalla scodella della Miciccia e faceva la pipì nella sua sabbietta.
Non ho idea di cosa pensasse quest'ultima ma forse per incoscienza, la piccolina sembrava non troppo preoccupata.
Non ha fatto di nuovo la cacca nel trasportino (anche se ha miagolato per tutto il tragitto), ha fatto un pò le bizze per un paio di giorni ma niente di diverso da ciò a cui siamo abituati.

Nel frattempo a casa dei miei la Miciccia buttava all'aria le mensole della camera di mio padre, distruggeva alcuni pupazzetti che ho costruito anni fa e faceva cadere raccoglitori e libri. Vendetta tremenda vendetta...

venerdì 11 giugno 2010

Recordingsnob's blog

Vi segnalo una new entry nella colonna "Blog che seguo", il Recordingsnob's blog di Matteo, che riporta con miracolosa brevità ed efficacia le richieste e dichiarazioni più divertenti che gli capita di sentire nel suo lavoro di tecnico del suono.
Enjoy!

martedì 8 giugno 2010

June 2, 2010 2.0



Se digitate su Youtube "Winwood Clapton in Berlin" o stringhe similari scoprirete una miniera di video dello spettacolo che abbiamo visto io e Speck. Ecco perchè stava così fermo il pubblico, avevano tutti paura che l'immagine venisse mossa...

domenica 6 giugno 2010

IL DIBATTITO NOOOOO!!!

Un occhio di bue illumina un tavolo coperto di una stoffa rossa con due sgabelli. In fondo al palco si scorge un basso ponteggio, all'estrema destra c'è un microfono.
Due uomini, uno più giovane con l'aria molto seria e uno più vecchio vestito in modo più elegante entrano sulle note dell'intro di una canzone messicana. Il vecchio si siede mentre l'altro sale in piedi sul suo sgabello e comincia a cantare insieme al nastro "Cielito Lindo". L'uomo seduto comincia ad urlare "Sbasa la musica!" e la canzone cessa. I due uomini escono.
Entra dalla quinta opposta un barbone con delle coperte arrotolate sotto le braccia. Chiama "Cristo? Cristo?" finchè appare un tizio con capelli lunghi e barba che si mette a cantare (neanche male) "My sweet Valentine". Buio. Dal fondo della sala si sentono delle urla e due tizi arrivano correndo, dicono "Siamo qui! Siamo qui!", poi montano sul palco e si arrampicano sul ponteggio.

Benvenuti a teatro con Frittella e Speck in una serata di fine maggio. Questi siparietti sono l'inizio dello spettacolo "Gerundia Felix" della compagnia Piccolo Parallelo. Non avevamo la minima idea di ciò che andavamo a vedere, ma i biglietti erano superscontati. Ed ora ci sembra di essere precipitati in un film di Aki Kaurismaki.
Torniamo alla tavola vestita di rosso. I due uomini rientrano, quello giovane (biondo, coi capelli radi, un maggiordomo) comincia ad apparecchiare la tavola. Il vecchio inizia a parlare: esalta Bergamo e Brescia, poi però manda un pò a quel paese i bresciani. Colmo di una tronfia sensazione di superiorità, lascia che dalla sua bocca le assurdità razziste dirette agli extracomunitari, ed in particolare al suo dipendente Albanese, sgorghino come acqua da una fontana. L'altro uomo ascolta e non reagisce al montante delirio del suo datore di lavoro, versa del vino, sparecchia di nuovo la tavola.
Attacca "Cielito Lindo", il cameriere risale sulla sedia e ricomincia a cantare.
"Sbasa la musica!"
Mi sto chiedendo come mai ad un Albanese piaccia tanto la musica messicana.
Rientrano il barbone e "Cristo", il primo sembra aver veramente preso il secondo per il messia, s'inginocchia ai suoi piedi. L'altro non ci sta e lo caccia per poi cantare un'altra canzone.
Penso: "Cantano tutti, qui".
I due uomini sul ponteggio sono muratori, uno croato e l'altro bresciano o bergamasco. Aspettano la corriera per tornare a casa, perchè il loro "caporale" li ha abbandonati al cantiere.
E via così. Ricompaiono gli uomini della tavola, il vecchio ricomincia a sproloquiare racconta di essere malato di reni e di avere un figlio malato di cuore, l'altro non dice niente, poi inizia "Guantanamera" e allo straniero parte il trip del canto, se ne vanno, torna il barbone col Cristo canterino e poi i muratori. Una sequenza che si ripete all'infinito, senza sviluppi sostanziali. Alla terza apparizione degli uomini della tavola comincio a pensare di essere imprigionata in un buco temporale, come Bill Murray in "Ricomincio da capo", anche se le parole sono diverse tutto prosegue all'insegna della fissità.
Fino a che, fino a che...
Il maggiordomo parla! E sorprendentemente parla spagnolo! Come, non era Albanese?
Egli offre al padrone un sacco di organi che serviranno sia a lui che a suo figlio, compatibili, sani, certificati. Mmmmm...
L'Italiano accetta ed esce di scena e qui inizia la parte peggiore. Lo straniero legge una lettera che ha scritto a suo figlio (18 anni) in cui, come ad un bambino, spiega che papà sta partendo per un luogo lontano e non tornerà e che è meglio che se ne resti dov'è piuttosto che venire in Italia a fare la vitaccia che sta facendo lui.
E poi si spara.
Un finale terribilmente melodrammatico e abbastanza imbarazzante che ci lascia tutti un pò attoniti. Ci riprendiamo appena in tempo per applaudire e speriamo che non si vedano i tanti punti interrogativi sulle nostre teste.
Le intenzioni dello spettacolo sono buone e alcune parti sono ben scritte, perfettamente credibili, gli attori abbastanza bravi. Però è tutto...così...serioso, privo di comicità o cinismo, di elaborazione, privo forse del distacco necessario a trattare temi del genere.
Quando varchiamo la soglia del teatro abbiamo la sensazione di essere usciti da "Ecce Bombo". Meno male che non c'era il dibattito...

giovedì 3 giugno 2010

June 2, 2010


In una citta' giovane come Berlino la strada che porta alla O2 Arena è invasa di rockettari di mezza eta'. Sara' che stiamo andando al concerto di Steve Winvood ed Eric Clapton, due mostri della musica Inglese non proprio di primo pelo? Sicuramente. Aggiungete la tradizione di punk ed elettronica delle nuove generazioni teutoniche e non ultimo il costo esorbitante del biglietto e vi spiegherete come mai sia cosi' difficile incontrare in questa folla qualcuno sotto i quarant'anni.
Nonostante la quantita' di gente ed i controlli della polizia l'entrata e' rapida ed agevole e in breve io e Speck troviamo i nostri posti a sedere.
L'O2 e' gigantesco e dalla nostra posizione sappiamo bene che non riusciremo a contare i peli della barba di Eric Clapton. Speck comincia a lamentarsi di non aver portato il binocolo (come invece hanno fatto molti altri previdenti spettatori).
Anche se alle 19.30 l'arena e' quasi vuota, nel giro di mezz'ora arrivano tutti e alle 20.10 (!) inizia lo spettacolo.
Steve Winwood, Eric Clapton e la loro compatta formazione entrano in scena: basso, batteria, tastiera e due coriste.
Il concerto si apre con "Had to cry today", un brano dei Blind Faith. Seguono un blues, poi con "After Midnight" si leva il clamore del pubblico, che si dimostra moderatamente Claptoniano. L'acustica e' perfetta, si potrebbe sentir cadere la dentiera di Eric sul palco. Winwood passa dalla chitarra all'organo Hammond al pianoforte con disinvoltura, dando sangue e passione alle esecuzioni. Clapton, che pure fa quello che sa fare (e non è poco) sembra un pò statico, mentre il suo collega salta qua e là cambiando strumento ogni due, tre canzoni.
In effetti l'ex Cream è forse noto ad un pubblico più vasto, ma è innegabile che l'abilità musicale, la varietà di stili esplorati insieme con il talento di compositore (ha scritto "Gimme some lovin"a 15 anni!!!) e non ultima la voce calda e duttile, facciano di Steve Winwood un gigante.
Ma torniamo a noi: dopo alcuni brani di Clapton e dei Cream (tra cui "After Midnight") è la volta di "Glad" dei Traffic (tra le mie preferite) a cui segue "Well Allright", ancora dei Blind Faith, alcuni blues elettrici e "Crossroads"alla quale il pubblico si rallegra assai. L'audience tedesca applaude durante gli assoli ed alla fine della canzone ma per il resto sembra in animazione sospesa: nessuno muove nemmeno la testa al ritmo della musica e probabilmente devo sembrare una specie di tarantolata mentre mi dimeno canticchiando in playback.
Nel frattempo dietro di noi un gruppo di "tecnici" inizia una discussione: sarà capitato anche a voi di sedervi vicino ad uno di questi personaggi che sanno tutto di tutto dell'artista che si sta esibendo e commentano ogni singolo accordo espresso. Io non so una parola di tedesco, ma la petulanza di questi figuri mi dice che ho capito perfettamente.
Così quando inizia il set acustico, inaugurato da "Giorgia on my mind" cantata da Steve Winwood, mi rendo conto del fastidioso vociare alle mie spalle che arriva anche alle file più avanti. Siamo in diversi a girarci per far smettere la conferenza ma questi sono tipi duri e non ci danno tregua fino a "Layla", suonata in duo acustico. Meno male che se ne stanno zitti anche durante "Can't find my way home" perchè in caso contrario gli sarei saltata al collo.
Dopo la parentesi intimista riprende il ritmo: "Gimme some lovin" cerca di smuovere gli arti ingessati degli astanti (nelle file più avanti due uomini soli si alzano, uno monta addirittura sulla sedia ma viene prontamente rimesso al suo posto dal servizio d'ordine) mi metto ad urlare durante gli applausi "Winwood sei figoooooo!", tanto nessuno mi capirà.
Tra gli ultimi pezzi una splendida, psichelica, interminabile "Woodoo child" che Eric (con ammirabile modestia) lascia quasi interamente nelle mani di Steve e del suo Hammond e "Cocaine" che chiude l'esibizione.
I nostri tornano sul palco per un solo bis, "Hey Mr Fantasy" che ci fa sperare invano in un seguito...Ahimè i nostri eroi se ne vanno e partono per nuove avventure, ma noi siamo felici lo stesso.

Nonostante si tratti di un evento, questo tour non è qualcosa di esagerato, tutto è abbastanza misurato, il livello della performance è quello che ci si potrebbe aspettare da musicisti di questo calibro. Resta il fatto che un luogo così grande, un pubblico così marmoreo e un'esecuzione così professionale tolgono un pò d'amore.

Usciamo, sono appena le 22.30 e nel cielo si staglia la torre della televisione di Alexander Platz, simbolo della città. Tutti ordinatamente si dispongono a tornare verso la S9 e noi abbiamo un'altra sorpresa che mai ci saremmo aspettati: neanche un baracchino di magliette!!!
Mah, tedeschi....