sabato 31 luglio 2010

Esilarante tg1

Ieri sera, 30 luglio 2010 io e Speck finiamo a guardare il tg1. Ad un certo punto il conduttore (del quale non ricordo il nome) dà la parola ad una signora (della quale non ricordo il nome) che dovrebbe informarci sulle previsioni del tempo per il week end in Italia.
La signora la prende alla lontana, prima ci mostra gli incendi in California e Russia (anche se ha annunciato solo gli incendi Russi). Poi, si butta sulle inondazioni monsoniche in Asia. Infine torna in studio e dice "ma ci sarà bel tempo in Italia, sicuramente domenica" dopo di che fa partire un sevizio sui passatempi in cui indulgono i vacanzieri sulle spiagge Italiane.
Basta.
Basta così.
Niente cartina, niente alta pressione, bassa pressione, marimossi, mari calmi, venti...Niente previsioni del tempo!
La prossima volta chiederò a qualche vecchietto con una ferita di guerra, magari lui sa prevederlo meglio il tempo!

Fantastica Sardegna

Nei bagni del visitors centre del tempio di Antas!

Sas Sebadas e Pater Babai

Oggi è sabato e per due scontrosi paguri come noi la spiaggia è off limits, troppa gente, troppo casino.
Così abbiamo pensato bene di fare una gita al TEMPIO DI ANTAS, una costruzione punico-romana in cui veniva però adorato un dio sardissimo, di nome Sardus Pater Babai. Riscoperto dal generale Lamarmora (essì) e scavato alla fine degli anni 60 è certamente interessante, con delle colonne dai capitelli che sono un incrocio abbozzato tra dorico e ionico. All'interno della cella si trovano anche dei pilastri a sezione quadrata, cosa che nei veri templi romani non c'era. Tutto intorno boschi di querce da sughero, una cava romana i cui  blocchi sono serviti per la costruzione del tempio e un villaggetto nuragico.
Il viaggio dal nostro appartamento è lungo, circa due ore, e insidioso (data la segnaletica bizzarra si rischia di perdere la strada anche se siamo su una statale), il percorso attraversa la zona mineraria di Iglesias, che ancora porta i segni della passata attività mineraria.
La bellezza di questo come di altri templi del genere è che si trova in aperta campagna dove non t'aspetteresti di trovare costruzioni del genere. Quieto, se ne sta lì ad aspettare i turisti che hanno voglia di addentrarsi tanto all'interno per vederlo.
Dopo la visita ci siamo fermati a mangiare qualcosa all'area picnic. Speck è stato attaccato da un vorace tafano che gli ha lasciato una bella morsicata sulla gambetta.
E poi via, sulla tortuosa strada del ritorno irta di difficoltà cartellonistiche (anche stavolta stavamo sbagliando strada).
Mentre scendevamo dalle verdi colline ho pensato che ANTAS sembra il nome di un robot Giapponese e mi sono immaginata il tempio che si trasformava in Antas, Robot Punico. Ho anche elaborato una canzoncina che fa così:
Antas, Antas o magico cavaliere dello spazio Sardo, combatti contro l'invasore romano! Antas! Antas! Sconfiggi le legioni! E i greggi di pecuri salveraaaaiiii!"

venerdì 30 luglio 2010

Sas Sebadas nei labirinti di Teulada.


Ieri la giornata si è aperta con la consueta adorazione di una famiglia di gattini che abita nel giardino del nostro ospite: mamma e due piccoli, tutti e tre dai peli diversi e tutti e tre affamatissimi. Speck ed io abbiamo visto che un'altra inquilina gli portava offerte votive mangerecce, al che lui è scattato in piedi in preda alla gelosia dicendo "Chissà che schifezze gli hanno portato, ora ci penso io!" ed ha rovesciato una scatola di kit e kat in un vassoietto d'alluminio. Pochi minuti dopo tornava indietro dalla missione in giardino con l'aria sorpresa. In effetti anche la vicina aveva provveduto con del cibo per gatti ed ora la famigliola doveva affrontare una montagna di bocconcini. Sicuri che ce l'avrebbero fatta ci siamo recati in spiaggia.
Per la precisione a Piscinni dove un venticello fresco temperava i colpi del sole. al ritorno pranzo frugale, un occhio alla tv Sassone tedesca che come al solito offre bucoliche trasmissioni sui paesaggi visitati in bicicletta, e poi via, a fare un pisolino.
Nel tardo pomeriggio ci siamo rilassati bevendo un pò di birra, ed aspettando notizie dell'amico Paolo che era arrivato in mattinata ad Olbia. Ci ha chiamato dicendo di essersi perso da qualche parte in Barbagia, ma sicuramente sarebbe arrivato verso le 20.

Dopo cena siamo andati sulla piazza principale del paese dove si stava svolgendo una fantastica Sagra della Frittella! E come dire no alle frittelle di qui, fatte da abili signore ottime cuoche? Ce ne siamo scofanati una dozzina e dopo aver salutato Paolo, arrivato sano e salvo e anche parecchio stanco, siamo tornati a casa. O meglio, abbiamo iniziato a camminare per le viette di Teulada, e seguendo la logica saremmo dovuti arrivare a casa; invece dopo venti minuti ci siamo trovati su una collina dalla quale vedevamo in lontananza il campanile della chiesa che sta vicino al nostro appartamento. Ancora mezz'ora di peregrinare e finalmente abbiamo cominciato a riconoscere le strade. Certo, pensavamo che Teulada fosse un centro molto piccolo, invece si è rivelata piuttosto estesa e contorta, per non dire tentacolare.

A questo punto rimaneva l'ultima missione, ovvero l'offerta votiva notturna ai gatti. Speck si è avviato con il vassoietto al solito posto e mentre lo raggiungevo ho incontrato...un riccio! Un riccio vero! Fantastico! Per chi vive a Milano questi sono incontri emozionanti, non esagero.
Chiudo con una nota sul fratello un pò strano del nostro padrone di casa: oggi l'ho visto vicino ad uno dei gattini, e sembrava che stessero comunicando telepaticamente. Guardavano in direzioni opposte ma erano lì, immobili, senza l'intenzione di muoversi. A volte penso che faccia finta di essere fuori, che stia facendo una specie di spettacolo a beneficio del turista...Mah!

mercoledì 28 luglio 2010

Sas Sebadas su è giù per la Sardegna

Io e Speck non siamo tipi da spiaggia: ci piace stare un pò al mare, fare un bagnetto, magari leggere un pò. Scordatevi però che noi si passi sulla sabbia più di un'ora, massimo un'ora e mezza in tutto. Preferiamo integrare con corroboranti gite culturali, normalmente in siti archeologici o musei.
La Sardegna è un posto ideale per questo genere di passatempo. Senza contare che anche un viaggio di un'ora da queste parti può essere molto gradevole, dato che si corre tra fiori e alberi e cespugli in un paesaggio che a volte ricorda il Peloponneso. 
Stamattina siamo dunque saltati in macchina e ci siamo diretti verso Carbonia. Nelle sue vicinanze si trova la Necropoli del Monte Sirai, di periodo fenicio. Tutto è andato liscio fino all'entrata in Carbonia, quando la segnaletica che indicava il sito archeologico è improvvisamente impazzita, guidandoci senza logica fino in centro e poi abbandonandoci senza pietà.
Disperati, dopo venti minuti di giri ci siamo rivolti a un gentilissimo edicolante che ci ha spiegato la strada e regalato due mappe turistiche.


Finalmente siamo arrivati al Monte Sirai: l'insediamento è molto grande e ancora poco scavato. Molte tombe però sono state ritrovate e siamo addirittura scesi in una di queste che era stata completamente scavata nel tufo. Inoltre abbiamo visitato l'Acropoli (posta in un punto panoramico eccezionale) e il Tofet, cioè un luogo di sepoltura di bambini appena nati o nati morti.Come molto spesso accade da queste parti, la visita è anche una bella passeggiata tra il verde delle colline alla scoperta di piante che non troviamo purtroppo in città.


Finita la visita siamo ritornati verso Carbonia, dove abbiamo mangiato ed abbiamo visitato il museo archeologico. Dopo di che ci siamo messi in strada per andare in spiaggia, a rinfrescarci un pò. E qui è successo il guaio: abbiamo cominciato a girare come in un episodio di "Ai confini della Realtà" cercando di andare in direzione di Iglesias -sempre seguendo i cartelli- senza riuscirci. Abbiamo rifatto lo stesso circuito tre volte, poi ci siamo messi a litigare. O meglio, Speck s'è imbestialito perchè gli ho detto che aveva sbagliato strada (cosa abbastanza evidente) ed ho suggerito una strada completamente inventata, mentre io sono andata su tutte le furie per la sua reazione. Finalmente ci siamo fermati a guardare la mappa e abbiamo capito l'inghippo. La strada dove saremmo dovuti passare era sbarrata dai lavori in corso. Nessuna indicazione di deviazione, nessun cartello che ci dicesse esattamente dove andare. Alla fine abbiamo imboccato una strada parallela  contromano evitando una Mercedes che  arrivava dal lato opposto e ci siamo rimessi sulla strada giusta.


Ancora non abbiamo deciso cosa fare domani, abbiamo un biglietto valido per la visita a due musei di Carbonia, ma penso che aspetteremo a riprenderci da quest'esperienza, prima di tornarci...

lunedì 26 luglio 2010

Frittella goes Sas Sebadas

Siamo partiti ieri per la Sardegna dopo aver lasciato la piccola Lena dai nonni in montagna. Speck aveva consultato l'oracolo autostradale che aveva previsto funeste code, intasamenti ed incidenti. Nulla di tutto questo è però accaduto e pur avendo la nave alle 21, ci siamo trovati al porto di Livorno alle 16. Abbiamo comunque avuto la fortuna di trovare una libreria (ovviamente ho comprato qualcosa) e una pizzeria al trancio aperte; così, complice anche il tempo gradevolmente ventilato, abbiamo passato le ore del cazzeggio pre traghetto abbastanza gradevolmente.

Tutte le volte che salgo su un traghetto penso a mio padre quando andammo insieme all'Isola d'Elba, al suo terrore di parcheggiare l'amata Croma nella stiva, guidato da eccitati quanto incuranti ometti (probabilmente parcheggiatori napoletani che finalmente avevano trovato un posto fisso) che nulla sapevano del rapporto di amore viscerale tra l'uomo e la sua vettura (ora passa tutte le vacanze in montagna). Talvolta ti fanno parcheggiare tanto vicino alle altre automobili che si rischia di non poter uscire dalla vettura senza sfracellare la portiera altrui.
Se poi vi siete presi una cabina, non pensate di passare una notte rilassante: l'altoparlante posto nel vostro loculo vi ripeterà per una decina di volte che i bar ed i ristoranti sono aperti, che il garage sta chiudendo, eccetera. Quando finalmente i bambini della cabina accanto avranno smesso di far casino potrete finalmente perdere i sensi (non è vero dormire) per essere poi svegliati alle 5.30 dall'altoparlante, che vi intima di uscire dalla cabina tipo un'ora e mezza prima dell'arrivo.

Appena sbarcati ci siamo diretti verso Cagliari e sulla strada ci siamo fermati in un bar.
Su un tavolo vedo un giornale che riporta cinque o sei notizie di ammazzamenti di persone anziane, tutti scritti al passato remoto. Sorrido pensando di star leggendo un folcloristico giornaletto locale, invece Speck mi fa notare che si tratta de "Il foglio"! Quando si dice Ancient Regìme...

Dopo circa 6 ore di viaggio e la visita al villaggio Nuragico di Santa Cristina siamo arrivati a destinazione. Stanchi morti. Ma morti veramente.
Ci troviamo in un posto bellissimo pieno di verde. L'aria è fresca e profumata. Ci sono un sacco di gatti ed il fratello del padrone di casa è un vecchietto che quando parla sembra che sia sognando, ha una logica tutta sua, che nel suo mondo funziona, ma noi poveretti non la capiamo...

Ma soprattutto...c'è il wi fi!!!
Cosa potrei volere di più?
Ahiò!

giovedì 22 luglio 2010

A futura sordità


Le associazioni dei consumatori dovrebbero invitare l'A.r.p.a. a monitorare i livelli di rumore nella metropolitana milanese. D'inverno, ma soprattutto d'estate coi finestrini dei vagoni aperti, il baccano è allucinante. Non è possibile parlare, non è possibile ascoltare musica nemmeno con una cuffia che isola dal rumore esterno. Dai binari contro cui si sfregano le ruote (soprattutto in curva) si levano orribili sibili come voci di anime dannate che trapanano i timpani. L'unica soluzione è tapparsi le orecchie con le dita, pena il rischio di diventare sordi in poche fermate. Neanche il fighissimo Meneghino, nuovo treno, sfugge a questo problema...

mercoledì 21 luglio 2010

No ticket, no Nutini



Questa sera all'Arena di Milano suonavano Florence and the Machine e Paolo Nutini. La mia amica Insalatina ha insistito perchè andassi anch'io. Così verso le 19.45 ci siamo trovati al Parco Sempione io, lei, Speck ed il marito di Insalatina, Ironico Gianduia. Lei era tutta emozionata, adora Paolo Nutini e non vedeva l'ora di entrare. Arrivati alla biglietteria però il nostro entusiasmo s'è afflosciato: il concerto era sold out. La disperazione ha preso Insalatina che non sapeva bene che pesci pigliare ed è rimasta un bel pò con l'espressione smarrita mentre noi cercavamo di capire se ci fossero altre biglietterie. Uno sciame di bagarini si aggirava tra la folla cantilenando "Bigliettiiii, compro e vendo, compro e vendo bigliettiiii...."
Abbiamo provato a chiedere un prezzo: 50 euro, il doppio del costo del biglietto. Non se parla nemmeno. Io me ne volevo andare, ma Insalatina non ce la faceva, voleva restare, come una bimba che spera che apparirà la fata di Cenerentola e la farà entrare al ballo.
A questo punto la serata ha preso una piega bizzarra: è comparso un bagarino che girava in bicicletta intorno all'Arena ripetendo il suo rosario "Bigliettiiii, compro e vendo, compro e vendo bigliettiiiii...", un altro (magari reduce da qualche storica tourneè di Springsteen durante la quale era rimasto sotto il sole per troppe ore causandosi la perdita del senno) inseguiva la gente pregandola di vendergli i biglietti che avevano, e interrogato "Quanto li fai?" rispondeva farfugliando frasi incomprensibili.
Abbiamo fatto per andarcene, poi siamo tornati indietro, sperando di sentire da fuori un pò di canzoni.
Ha iniziato a Cantare Florence and The Machine (che m'interessava più di Nutini) e ci siamo ritrovati di nuovo fuori dall'entrata. Un colpo d'occhio sulla fauna che i concerti li vive come lavoro e non come divertimento: bancarelle di magliette (carina una di Florence, avrei voluto comprarla) baracchini di panini, poliziotti e ancora, bagarini. Gente dalla faccia stanca, accaldata, persone che differentemente dallo stiloso pubblico non era lì per divertirsi e non si divertiva infatti, per niente. Avevano tutti scritta in faccia una maledizione a questo cazzo di posto e questo cazzo di concerto. Sarebbero stati volentieri da un'altra parte. Man mano che l'inizio dell'esibizione di Nutini si avvicinava i bagarini s'innervosivano, diventando quasi isterici. Volavano prezzi, 60, 55, 75 euro...Ad un certo punto quasi scoppia una rissa mentre a 3 metri un nugolo di poliziotti fa finta di non vedere e sorveglia l'entrata dei vip. Un vecchietto ci si avvicina e borbotta qualcosa, Insalatina dice: "Ci servono 4 biglietti"
e lui "150 euro e vi faccio entrare"
"Col biglietto?"
"No, senza"
Vabbè, niente. Infine decidiamo di consolarci con una birra, io e Speck prendiamo anche un panino, mentre osserviamo la gente più o meno paraculata che entrerà con accrediti e pass speciali. Tutta gente infighettata che chissà cosa ci va a fare ad un concerto, dove per me ci vuole sudore, sangue e pogo.
Non so se lo sapete ma i baracchini fuori dai concerti fanno i panini più schifosi e più cari della terra. E vendono la birra a 4 euro la bottiglietta da 33cl. L'unica consolazione è quando Florence attacca "Dogs days are over", mi metto a cantarla con lei e brindo con la mia carissima birra.

Uscendo dal parco ci soffermiamo ancora ad una delle entrate, sbarrata da uno "steward" ma da cui si vede uno dei lati del palco. Insalatina scruta per un pò col binocolo di Speck (uomo previdente), sperando di vedere Paolo che sale sul palco. Poi lui arriva e noi ce ne andiamo, un pò abbattuti. Però abbiamo scoperto un lato oscuro dei concerti e siamo stati in compagnia. Va bene così.

martedì 20 luglio 2010

Ode alla michetta



Alla faccia di tutte le diete, io adoro il pane. Lo divoro volentieri in ogni sua forma, ad ogni ora del giorno, da solo o in compagnia di additivi come nutella, pate' vari, burro, etc.

Ieri sera ho avuto uno dei miei flash nel tempo e nello spazio...quasi come il protagonista di "Mattatoio 5" ho dei flash e mi metto a pensare o ricordare cose apparentemente insignificanti.
Ieri sera pensavo alla michetta. Che buona la michetta. Croccante, fragrante, semplice che scrocchia sotto i denti e va giu' come nettare.

Che sia la "michetta piena" (con mollica) o quella vuota (la "Tartaruga" e' la migliore), la michetta e' sempre un gran buon tipo di pane. Anche qui a Berlino la trovo, in una forma un po' diversa ma sempre buona buona...non posso evitare di comprarne un paio tutti i giorni.

E' ora di pranzo...

PS un designer Italiano a quanto pare si e' ispirato a questa forma di pane per produrre una serie di divani...bene...

sabato 17 luglio 2010

Stoccafissi


Sono ormai un paio d'anni che sono ritornata a frequentare l'ambiente delle persone sorde. Li incontro, pur limitatamente, in ambito sia lavorativo che ricreativo. Alcuni sono miei amici.
Il mondo delle persone sorde è affascinante. Come si rimane colpiti dalle culture straniere, così si viene catturati dalla cultura sorda, che non è rappresentata solo da una lingua ma da un altro modo di vedere e percepire il mondo.
Mi rendo conto però, osservando gli udenti che si trovano incidentalmente in contatto con i sordi, che -almeno all'inizio- c'è una sorta di forte imbarazzo. Più forte -incredibile a dirsi- di quello che si prova a dover comunicare con un turista Giapponese che si è perso a Quarto Oggiaro.
Cosa facciamo in questi momenti? Di solito (penso a me) proviamo con l'Inglese, continuiamo a parlare in Italiano sperando in un miracolo che ci renda comprensibili all'altro, gesticoliamo. Ma quando si capisce di aver a che fare con una persona sorda, spesso si rimane interdetti e non si sa bene che fare. A volte si rimane impalati.
Buffamente sfugge la soluzione più logica: gesticolare. Non tutti i sordi infatti parlano e leggono il labiale, ma tutti i sordi (e quasi tutti i Giapponesi persi a Quarto Oggiaro) capiscono i gesti.
Anche se non si è in grado di produrre i segni della LIS -che è altra cosa- o di un'altra lingua segnica, è più facile farsi capire così che sforzandosi di parlare con grandi movimenti della bocca o urlando (non serve a niente).

Ci tengo a dirlo perchè mi rendo conto che spesso i sordi si trovano a fronteggiare un imbarazzo esagerato da parte degli udenti che per paura di non essere in grado di comunicare, rinunciano senza provare. E' paradossale, italiani come noi che ci risultano più stranieri degli stranieri. E deve essere incredibilmente doloroso, perchè questo genere di equivoco inizia dalla scuola e continua al lavoro, nella vita sociale...Un vero strazio!
Onestamente non riesco a spiegarmi questa lentezza o assenza di reazione positiva. Certamente in questa società che richiede una costante omologazione, un continuo adeguamento, una perenne sintesi di linguaggio, chi è titolare di una conoscenza diversa ha sempre difficoltà a farsi strada, anche solo a farsi capire, sembrerebbe.
La verità è che ci vuole un piccolo sforzo da tutte e due le parti per comunicare: i sordi fanno continuamente questo sforzo, imparano a parlare (senza conoscere i suoni!), a leggere le labbra e quando tutto fallisce ricorrono alla scrittura.
In un mondo perfetto tutti dovremmo segnare, almeno un pò. Io la penso così. Ma in mancanza di questa perfezione, vediamo almeno di non rimanere impalati come dei baccalà.


giovedì 15 luglio 2010

One step back and two steps up

All'indomani della "bella" notizia della censura milanese di spettacoli teatrali che hanno come tema l'omosessualità l'Argentina, paese cattolico, ha approvato i matrimoni gay. E' vero, in Senato la legge è passata per soli 6 voti, ma è anche vero che le unioni civili in questo paese sono già in vigore da tempo e le adozioni sono possibili anche ai single.
Ancora una volta l'Italia si distingue per l'arretratezza...Come dicevo...GuhGuh

Ciambella odia...



Tutti sanno che io sono una brava ragazzona, di visioni aperte, democratica. Eppure anche io ho un segreto oscuro: nell'angolo piu' cupo del mio cuoricino io...ODIO LE BICICLETTE.

Non odio tutte le biciclette e non in quanto biciclette, diciamo piuttosto che odio chi usa le biciclette. Questo sentimento per niente pacifico e' affiorato quando mi sono spostata a Berlino: una citta' stupenda di cui mi piace tutto, dai punkettoni ai designers, dai graffiti sui muri alla birra (soprattutto senza Alcohol), dal freddo siberiano alla soprendente primavera, ma di cui non riesco sopportare la politica tollerante verso i ciclisti.

I ciclisti berlinesi si credono, in virtu' del fatto che hanno solo due ruote, di poter andare ovunque e indistintamente, dando spesso fastidio ai pedoni convinti come me: non solo guidano SUL MARCIAPIEDE, impippandosene della pista ciclabile posta 20 cm piu' in la', ma sfrecciano come pazzi facendo lo slalom tra i normali passanti. Non solo, si arrabbiamo pure se devono rallentare e lasciarti il diritto di passare primo.

Fa niente se il codice stradale stabilisce una multa, i ciclisti vanno avanti imperterriti a invadere lo spazio dei pedoni come fosse un loro diritto, come se IO fossi nel punto sbagliato della strada. Questi criminali passano a due mm dai pedoni, tagliano la strada, vanno contromano (chissa' dove cazzo stanno correndo!! ), addirittura le mamme Bio si attaccano dietro la bici un carrettino per trasportare i bambini che invade l'intero marciapiede, non lasciando spazio ai pedoni. Senza parlare del fatto che salgono con le loro maledette biciclette sulla S-bahn e sui Tram, parcheggiandola in mezzo al passaggio, tanto sono cazzi di chi deve passare, mica loro.

Trovo bello che a Berlino ognuno faccia un po' quel che vuole, ma quando la cosa lede i miei diritti, eh no, questa e' guerra. Li detesto perche' fanno tanto i "Bio", i vegan, gli alternativi ma non rispettano i diritti degli altri cittadini come loro. Dentro di me rido quando agli incroci si vanno uno addosso all'altro ingarbugliandosi le ruote. A volte vorrei avere un fucile a puntine e bucare a tutti le ruote. Da tempo ormai non mi sposto piu' per farli passare, devono fermarsi loro.
Con gioia pero', cercando in internet, ho trovato dei forum e degli articoli, anche blogs, di altri pedoni che li detestano quanto me.

Percio' per chi di voi mi viene a visitare, non nominate mai piu' la "bellezza del girare in bicicletta" e statemi lontani se avete due ruote...

mercoledì 14 luglio 2010

X rated


Per ribadire la linea culturale cattolicante e perbenista del Paese, la Provincia di Milano ha pensato bene di cancellare da un abbonamento teatrale che raccoglie spettacoli di diversi teatri "Orgia" di Pasolini ed altre rappresentazioni che affrontano il tema dell'omosessualità.
La giustificazione: "Non sono educativi", come se l'omosessualità o anche il solo parlarne fossero diseducativi.
Dopo un viaggio in Germania, dove l'omosessualità non è niente di speciale, niente da nascondere, sembra di essere ripiombati di colpo all'era degli uomini della pietra. GuhGuh.
GuhGuh.

martedì 13 luglio 2010

Croci o delizia...?!?

Se non vivete a Milano forse Edoardo Croci non lo conoscete. E' stato collaboratore del'ex sindaco Albertini nella realizzazione dei depuratori dell'acqua di Milano. Ma dal 2006 al 2009 (quindi già in gestione Moratti) è stato Assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano.
Fin qui tutto bene.
Non so se l'ex assessore rivesta al momento ruoli in giunta, ma la cosa curiosa è che si è fatto promotore di una campagna per la raccolta di firme per alcuni referendum sull'ambiente, dal titolo Milano Sì Muove. Non è ovviamente l'unico a promuoverla, però a me fa un pò strano che Croci, che di fatto è ancora parte della maggioranza che governa la città (anche senza ruoli) si metta a raccogliere firme per chiedere al Comune di Milano di fare quello che teoricamente avrebbe dovuto fare lui negli anni di assessorato.
Ma, ammetto la mia ignoranza, forse le ragioni ci sono e forse tutto questo ha un senso...

domenica 11 luglio 2010

Le prime paroline

Stamattina, non so bene che ora fosse, mi sono svegliata: Lena miagolava e nel dormiveglia mi pare d'averla sentita dire chiaramente "papà"! Ho svegliato Speck e gli ho detto "Ti sta chiamando!". Lui s'è alzato e subito dopo ho sentito Lena dire "Ciao!"
Forse stavo sognando...

venerdì 9 luglio 2010

Mission Impossible 2


Dopo poche settimane rieccoci a preparare un viaggio e a dover trasferire la piccola Lena a casa dei miei genitori.
Speravamo fosse più facile stavolta, invece la partenza è stata disastrosa: siamo sicuri che la pelosetta avesse già intuito che qualcosa "non andava" da qualche giorno. Ci guardava con aria interrogativa, con l'espressione di chi sa che gliela stai per fare.
Comunque, quando l'abbiamo messa in macchina sembrava la prima volta: miagolii disperati a non finire, aria afflitta, respiro affannoso...e a meno di un chilometro da casa la cacca. Non eravamo neanche usciti dalla città che gìa l'abitacolo era invivibile. Alla prima stradina praticabile siamo scesi e abbiamo tolto lo straccio che avevamo messo sul fondo della gabbietta come protezione.
Ripartiti, è ricominciata pure la sinfonia di Lena, indifferente ai miei tentativi di calmarla; a 600 metri dalla casa dei miei il danno, un'altra scarica. Ahimè, non c'era più niente a separare il pavimento della gabbietta dall'escremento, quindi era inutile fermarsi di nuovo. Inoltre la gatta, ormai esasperata ha cominciato a girare per l'angusto spazio con le conseguenze che potete immaginare.
Arrivata in casa mi sono chiusa in bagno con mia madre (la Miciccia era lì ad osservare insospettita la scena), abbiamo estratto Lena dal trasportino e abbiamo cercato di acchiapparla, senza riuscirci prima che avesse fatto un disastro sul pavimento con le zampette sporche. Sono uscita per prendere il detersivo e quando sono tornata mia madre mi ha intimato di non entrare. Da dietro la porta del bagno udivo un certo casino e qualche MIAO MIAO disperato.
Minuti dopo Lena si fiondava fuori dal bagno, con mia madre che l'inseguiva con una salvietta per asciugarla. Le aveva fatto il bidet.
Terrorizzata, si è rifugiata in camera dei miei. Abbiamo deciso di lasciarla in pace per ripigliarsi dallo shock. In effetti non ci ha messo più di mezz'ora. Appena il pelo le si è asciugato ha incominciato ad esplorare quello spazio che in breve ha identificato: Ah! Ma quelli sono croccantini! Slurpslurp, gnamgnam! Chissà chi li ha messi lì...Oh, e questo mare di sabbietta? Mi pare di riconoscerlo...
Già piccola Lena, è tutta roba della Miciccia...
La regina, resasi conto della nuova invasione si è inizialmente limitata ad osservare con un certo disgusto il ritorno dell'intrusa.
Dopo la nostra partenza c'è stato qualche incontro, ma le cronache riferiscono che la Real Gatta si sia autoesiliata sull'Aventino (l'armadio della nostra ex camera) preoccupando col suo sdegno mio padre, mentre Lena spadroneggiava giuliva per casa come uno di quei punkabestia che ti chiedono una sigaretta e poi ti chiedono ospitalità per una notte e poi si fermano un mese (minimo).

Si dice anche che vi sia stato un breve "nasonaso" tra le due feline, ma non credo sia stata una cosa amichevole:
Lena-Nasonaso, Sista!
McCiccia- Nasonaso sto cazzo.
Lena- Che c'è sorella?
McCiccia- Sparisci o te corco.
Lena- ? Vabbeè, io vado a mangiare...Vuoi favorire?
McCiccia- E' il mio cibo. Ti ho avvertito.

Forse non è andata proprio così.
Comunque quando siamo andati a prenderla l'altro giorno, inizialmente Lena ha fatto finta di non riconoscerci. Era arrabbiata con noi? Io credo che si fosse tanto abituata a stare a casa dei miei, soprattutto con mia madre come tutor, che non volesse tornare indietro. Lei, la tutor, dal canto suo è ben soddisfatta della sete di attenzioni della micetta, anche se riconosce che ogni tanto rompe davvero le scatole.
Il ritorno è stato meno traumatico e appena arrivata Lena ha capito di essere a casa. Però ci ha messo un pò per riprendersi, facendoci preoccupare.
Ora, a causa del caldo passa quasi tutta la giornata a dormire...solo Mr Topo riesce a distrarla un pò.
La Miciccia è scesa dall'armadio e si è ripresa il suo territorio. Ovviamente la sta facendo pagare cara ai miei...

mercoledì 7 luglio 2010

Non ora, non qui

Tutte le volte che sono a Berlino vengo colta da un'euforia strabordante: passo i giorni con mia sorella, vado a mostre, concerti, scopro nuovi negozi di abiti e libri usati. Entusiasmo da turista, direi, lo stesso che ti coglie quando sei ad Atene o in Sardegna, o anche solo a Pietra Ligure: per il solo fatto di non essere dove sei di solito, schiacciata dalle solite responsabilità e dai soliti deprimenti paesaggi, ti senti come se ti fossi sparata qualche sostanza psichedelica o avessi semplicemente fatto un pò di iperventilazione di troppo. Quando torni pensi che questo stato d'animo durerà, ma sai benissimo che non è così, ed in un paio di settimane la vacanza sarà archiviata nel cassetto dei ricordi.

Chissà se succederà anche stavolta. Perchè questa volta, a Berlino, ho cercato di capire perchè mi sentissi così bene, perchè facessi tanto largo uso di abiti colorati e originali, considerato il mio look low profile, perchè quando camminavo mi sentivo tanto leggera e senza pensieri.
Le risposte sono affiorate al cosciente e sono queste: prima di tutto sono io, che mi faccio travolgere da un modo di pensare, da un automatismo che prevede il mio personale sacrificio a favore degli altri, il mio essere rinunciataria verso le cose che realmente voglio fare, per tuffarmi a volte in imprese che non mi interessano e mi succhiano energia. Governata poi come sono da un suicida senso della buona educazione non riesco a mandare affanculo le persone anche quando se lo meritano e di conseguenza prendo anche le cose molto sul serio, troppo sul serio.
Finisce comunque che sia io a farmi influenzare dagli altri e questo in ogni campo della vita è male.
Ho poi la presunzione di riuscire a risolvere tutto! Non c'è problema sul quale non mi spenda in continuo rimuginare nel tentativo di porvi soluzione. Questo è molto poco rispettoso nei confronti dei nostri limiti umani. A volte è bello e quasi gratificante dire "qui non ci arrivo, questo non riesco proprio a farlo". Non per pigrizia, ma perchè si capisce un limite e che quel compito a volte non è nemmeno nostra responsabilità. E' un processo che sembra facile, ma in questa società che tende a renderci tutti colpevoli di ciò che facciamo o non facciamo, sempre in debito, non lo è. Anche dire di no è una conquista.
Infine c'è l'ambiente...Purtroppo è innegabile l'influenza delle cose e delle persone che ci circondano e gli italiani sono veramente messi male.
Non stiamo parlando di politica, o meglio, non solo di politica. Ad esempio, a Berlino mi sento molto più libera di vestirmi come mi pare perchè nessuno lo noterà, anche se esco di casa in bikini, o con dei vecchi pantaloni militari e sandaloni. Provate a farlo a Milano.
La cultura è patrimonio di tutti laggiù e i prezzi molto più bassi permettono anche ai giovani di produrre musica, teatro, pittura. Berlino è piena di librerie di usato, negozi di vestiti usati, mercati delle pulci. Si trova il bello del vecchio e non c'è necessità d'inseguire senza intelligenza un fatuo sentimento di modernità soprattutto nei consumi.
Il nostro modo di vestire, di mangiare, di lavorare, di sognare, dice che gli italiani sono avviliti e umiliati: non ci aspettiamo più niente, speriamo solo di sopravvivere a questa nuova crisi, ai nuovi tagli, al caldo dell'estate, alla sfuriata del capo e via così.
Chiniamo la testa ad ogni colpo sperando che sia l'ultimo, che se saremo miti abbastanza alla fine tutto magicamente si risolverà. Penso che sia qualcosa di insito nell'anima degli italiani, un senso di inutile sopportazione, di soglia del dolore altissima.
C'è voluta una dittatura, una guerra mondiale e 15 anni di ricostruzione, prima che qualcuno decidesse di alzare la testa e cominciare a chiedere una vita più degna, e siamo ancora qui a parlarne come di un fatto incredibile, epocale, forse irripetibile.
Possiamo dare tutta la colpa ai politici ma attenzione, quello che stanno facendo in Italia hanno tentato e sempre tenteranno di farlo ovunque. Dipende da come reagiamo a questi tentativi.
Se vado all'estero non mi sento mai così oppressa, vedo persone che si danno da fare, che CREANO, che se ne fregano, che se qualcosa non va protestano seriamente e non si imitano a piagnucolare con la portinaia per poi sospirare "Eeeecheccivuolfare, signora mia!".

Più esco dall'Italia e più trovo insopportabile il piagnisteo e l'accidia di questo paese in cui non vedo possibilità di crescita per nessuno. Siamo troppo impegnati a difendere quel poco che ci resta per renderci conto che meritiamo di più e che ne saremmo degni se solo trovassimo la forza di dircelo.
Io non so quanto resisterò ancora.