mercoledì 29 settembre 2010

Gemella Ciambella ritorna sul tema del riciclaggio estremo...

...ma tranquilli, solo per segnalarvi un interessante sito con fonti internazionali sul riciclaggio. Troverete interessanti articoli su come riciclare gli spazzolini per farne diversi oggetti (clicca qui), oppure notizie sul riciclaggio del sughero (clicca qui), e piu' vi addentrarete tra i link proposti dal blog, piu' troverete cose interessanti, come questo blog .

Grazie alla mitica Insalatina Militante per la segnalazione!!

venerdì 24 settembre 2010

Storia di un bellimbusto

Ascolto da un paio di giorni "Gattini" di Elio e le storie tese. Tra i brani che non conoscevo c'è "Storia di un bellimbusto", esilarante radiografia dei giovani (ma forse non solo) maschi italiani. Eccezionale, vi incollo il testo sotto e qui trovate il video! Hasta Elio Siempre!

Storia di un bellimbusto

Come un ruscello che scorre fra i monti e le valli
questa mia vita se ne va
quant'è bella la gioventù
ma all'improvviso sei vecchissimo..

Tendenzialmente intrattengo rapporti superficiali
e vado a zonzo con la mia faccetta rassicurante
così nessuno si accorge
che invece sono pieno di menate, menate
e tanti altri problemi che non ho mai risolto e forse non risolverò mai

Tendenzialmente non affronto mai taluni argomenti
sorrido molto
e conquisto quasi tutti i presenti
in più nessuno si accorge di quanto sono pieno di menate, menate
e tanti altri problemi di cui dovrei parlarvi, dei quali non vi parlerò mai...mai.

Vorrei vorrei
fare felice la mia nonna
una casettina in periferia
la mogliettina il posto fisso in banca
Vorrei vorrei
chissà se ce la farò mai..mai..mai...

Tendenzialmente io frequento soltanto alcuni locali
e vado a zonzo
indossando occhiali scuri griffati
così nessuno si accorge che ho sempre le pupille dilatate
sarebbe salutare ridurre le pippate
ma forse tanto male non fa..

Da un po' di tempo
sto vedendomi con una ragazza
va tutto bene
ma mi ha chiesto quando andiamo in vacanza
c'è troppo coinvolgimento
sarà che ho un pò paura dell'amore
mi sa che va a finire che adesso ci lasciamo
e forse non mi sposerò mai...

Vorrei vorrei
fare felice la mia nonna
una casettina in periferia
la mogliettina il posto fisso in banca
Vorrei vorrei
ma so che non ci riuscirei

Vorrei potrei
fare una lampada abbronzante
comperarmi una bella Porsche
e andare in giro come un bellimbusto
sulla mia Porsche
Lallallallerolallallà...

BOOM BOOM BOOM BOOM BOOM!

Non ho mai pensato che sarei andata a vedere Goran Bregovich live e se non fosse stato per Focaccina Punk, la mia cuginetta (detta anche Principessa degli Zingari) probabilmente sarebbe stato proprio così.
Invece martedì scorso, muniti all'ultimo momento di biglietti, ci siamo recati tutti al Palasharp. Focaccina mi ha rivelato di non essere mai stata ad un concerto "regolare". Prima era andata solo in centri sociali e case occupate. Uao, una nuova esperienza.
Comunque, il premio per il look più zingaro va certamente a lei, che indossava leggins lunghi neri, una magliettona con dipinto Shane dei Pogues, giacchina di velluto sintetico leopardata e cappello da uomo (donatole da un vero ROMENO!).
L'atmosfera era molto rilassata: siamo arrivati con dieci minuti d'anticipo rispetto all'ora d'inizio del concerto e il Palasharp era ancora vuoto, giusto qualche fanatico addossato alle transenne e qualche seggiolino laterale occupato. Ho pensato che forse non erano stati venduti molti biglietti e saremmo stati veramente in quattro gatti. Invece a poco a poco (con calma) il pubblico è arrivato, finendo col riempire completamente il parterre e buona parte delle tribune.
Mentre chiacchieravamo abbiamo udito un suono di tromba, ed è apparso un musicista in costume tradizionale balcanico che si è fatto strada tra la folla e poi s'è messo da un lato della sala. Dall'entrata opposta è entrato un altro musicista e poi altri due, come in una specie di battaglia sonora.
Nel frattempo il cantante e percussionista di Bregovic entrava in scena. Gli ottoni salivano sul palco e compariva Goran, splendido quarantunenne in un vestito bianco traslucido a cui era abbinato un paio di fantastici stivaletti rosso fuoco.
Ultime ad entrare, due coriste da Sofia, anche loro in abito tradizionale. La band di "Music for weddings and funerals" è riunita e inizia subito a far ballare il pubblico. Il repertorio ha spaziato dai grandi successi alle nuove canzoni di "Alkhol"; ammetto di conoscere solo i brani più famosi di Bregovic, come "Mezecina" o "Kalashnikov" ma non mi sono affatto annoiata: i musicisti sono tutti bravissimi, la voce delle coriste splendida (hanno cantato un brano durante la presentazione finale del gruppo bello da piangere), la bravura del cantante e di Bregovic hanno riscaldato la serata e solo dopo quasi un'ora di concerto mi sono resa conto di quanto fosse minimale l'impianto dello spettacolo: luci fisse, nessuna coreografia, neanche una gelatina colorata. Niente salti, niente balletti (ok, solo uno del sassofonista e del trombettista nei bis) ma la bellezza della musica balcanica in tutte le sue sfumature: gioia, malinconia, felicità.
Il pubblico si aspettava i pezzi più ballabili ed ha avuto molto di più. Seduta in tribuna laterale dondolavo la testa con soddisfazione, mentre Speck e Focaccina erano immobili come pietre.
Il tizio seduto davanti a me sembrava dovesse spaccar tutto a furia di saltare sulla seggiolina, e mi sarei sentita ridicola anche io se non fosse stato che proprio Goran era seduto e non s'è mai alzato se non per salutare il pubblico alla fine del concerto.
Quando siamo usciti mi sono sentita felice, pacificata, soddisfatta da questo concerto senza fronzoli e con tanto cuore e tanta passione.

giovedì 23 settembre 2010

Gemella Ciambella e i pericoli del riciclaggio"estremo"...

Tutti lo sanno, mi piace il riciclo...adoro pensare che il mondo sara' piu' pulito e le risorse del pianeta risparmiate ogni volta che metto un po' di carta o di plastica negli appositi bidoni della raccolta. Cerco di riutilizzare il riutilizzabile. Sono anche appassionata di "moda riciclata", "Trash Art", seconda mano, etc. Alcune cose sono sorprendenti...per esempio guardate qua

Penso pero' che ci sia un limite a tutto e quando questo limite viene superato il riciclaggio diventa una barzelletta...guardate anche voi le geniali idee di questa esperta che propone su un sito le sue creazioni

Per quanto geniali possano essere queste idee, chi mai sara' gioiso di ricevere in regalo il porta iPod fatto con gli stecchini del gelato? E immaginate l'intera famiglia,impegnata per generazioni a mangiare gelati per fornire materiale di costruzione per la lampada...

Ma non e' finita.Guardate quest'altro post, dedicato al riciclo dei vecchi Apple's Mac...

Esilarante. Chi mai salvera' il povero criceto, intrappolato in una cassa dove vede tutto in una luce azzurrina?
E piu' seriamente parlando, non sarebbe meglio che i materiali venissero riutilizzati seriamente, smembrando le varie parti del computer, invece di farci gadgets dal dubbio gusto?
Insomma, devo preoccuparmi? non e' che un giorno Brötchen mi regalera' una borsetta fatta con
i tappi delle bottiglie di birra? Grazie del pensiero tesoro, va diretta nel bidone giallo...

domenica 12 settembre 2010

Dal concerto del Teatro degli Orrori


La foto è un pò scura, ma la mia amica Ilaria dice che quest'occhio si muove, si sdoppia, diventa rosso...

Quentin, ma sei sicuro?





Non ho visto nessuno dei film del Festival di Venezia 2010, probabilmente ne vedrò una minima parte. Tra questi ci sarà quasi sicuramente "Somewhere", vincitore della competizione, opera di Sofia Coppola, non fosse altro perchè sicuramente più facile da trovare nei cinema e in televisione.

Non mi ritengo una purista del cinema d'arte -ricordo che quando Quentin Tarantino vinse a Cannes con "Pulp Fiction" fui molto contenta- e non sopporto certi discorsi che vengono fatti di quando in quando criticando la Mostra di Venezia se non ospita abbastanza film Italiani (d'altronde non si può cavar sangue da una rapa) o non premia un numero sufficiente di nostri connazionali.

In ogni caso la decisione di dare addirittura il Leone d'oro al film della Coppola, così sulla carta m'imbarazza.
Ho visto i suoi tre film precedenti:"Il giardino delle vergini suicide", tratto da un romanzo di Jeffrey Eugenides (grazie Alessandro per la correzione) ha una trama intrigante, è la storia di una famiglia in cui la prole è composta da sole ragazze tenute in una sorta di virginale isolamento dai genitori, e del fascino che esercitano sui ragazzi della città dove vivono. Carino, anche se mancava in fondo di una vera spina dorsale e mi ha lasciata con una sensazione d'incompiutezza.
"Lost in Translation" è invece riuscito: l'incontro tra la moglie di un fotografo ed un comico in crisi professionale ed esistenziale in terra straniera (Tokio) è struggente, il finale me lo rivedrei a ripetizione. Però diciamo che senza di Bill Murray (che fa il suo personaggio di sempre alle prese con un paese che è talmente lontano dal sentire Americano da sembrare Marte e vi aggiunge un tocco di sentimentalismo) il film non ci sarebbe stato. Scarlett Johanson è quel che è, nelle scene in cui compare Giovanni Ribisi, che interpreta il suo consorte, lei sembra scomparire.
"Marie Antoinette" infine ci fa chiedere Perchè l'ha voluto girare? ed anche Perchè l'ho voluto vedere? Si tratta di una pellicola completamente inutile, se non a livello di ricerca cromatica delle torte glassate. La pubblicità che lo ha accompagnato sembrava volesse farci intendere che questo film avrebbe dato una nuova lettura, quasi punk, al personaggio di Maria Antonietta. Invece, ci siamo trovati a guardare una Barbie post adolescente (Kirsten Dunst) provarsi vestiti e parrucche e scofanare dolci, senza dimostrare intelligenza alcuna. La cosa più originale del film è la scena del ballo in maschera con una musica new wave in sottofondo invece dei violini. Tutto il resto...è noia.

Ora, non sono certo un critico cinematografico professionista ma con queste premesse, permettimi Quentin di esprimere qualche perplessità (che spero sia fugata alla visione di "Somewhere") sulle scelte di questa giuria capitanata da te, se non altro perchè in concorso c'erano opere che parlavano sicuramente di argomenti meno usurati e tiepidini del "rapporto tra papà divo e scapestrato e figlia adolescente al seguito". Certo, magari tu non sai nemmeno chi sia Ascanio Celestini, ma Vincent Gallo sì e posso assicurarti che come regista mi pare decisamente più incisivo e sarei più portata a guardare il suo film piuttosto che quello di Sofia.

Mah, vista la lista dei film in concorso e visti i premi, mi vien da pensare che la giuria non si sia voluta impegnare troppo dando un segnale di un qualunque tipo, politico o sociale o semplicemente di crescita personale. Se la tua giuria è tua espressione caro Quentin...beh, forse è ora di crescere. Io vado pazza per i fiumi di sangue ed il tuo umorismo, il cattivo gusto, l'esagerazione e lo splatter dei tuoi film. Ma ad un uomo della tua età forse questo non dovrebbe bastare più.

mercoledì 8 settembre 2010

Do you remember...?



Barbara Cartland???

Là dove nessun uomo è mai giunto prima


Sì, insomma, parliamo di ASSORBENTI.
Se ancora non è stato scritto un libro su questo argomento, sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a pensarci perchè si tratta di una materia sorprendentemente ampia ed articolata.

Quando cominciai a fare uso di assorbenti non c'erano ali ma delle specie di cilindri schiacciati di tessuto sintetico strabordanti di "fluff assorbente". Ingombranti, fastidiosi, rendevano quasi impossibile condurre una vita normale durante la settimana delle mestruazioni. Non solo perdevi sangue, ti trovavi quest'imbottitura nelle mutande che ti costringeva a camminare come un cowboy con le emorroidi. Le ragazze che indossavano pantaloni si controllavano a vicenda per assicurarsi che sul retro non fosse visibile l'ingombrante cuscinetto. C'era una sola taglia, niente flussi diversificati o salvaslip, così dall'inizio alla fine te ne andavi in giro a quel modo.
Il mestruo era nominato misteriosamente dalla pubblicità "quei giorni" e finchè non cominciavi a far parte della schiera di consumatrici, ti lambiccavi cercando di capire cosa cavolo succedesse per renderli tanto speciali "quei giorni", manco ci fosse una maledizione o non so che. Magari avvenivano trasformazioni misteriose, o si scatenavano superpoteri incontrollabili o si diventava vampiri.

La svolta ce la portò una paracadutista, che lanciandosi dall'aereo in uno spot ci assicurava che "Hei! E' solo un pò di sangue, su forza, siamo le stesse di sempre e possiamo fare tutto quanto ci garba!" pur mestruate. La ditta in questione si era resa conto che prima di tutto non si poteva andare avanti con le salamelle di fluff e poi che era ora di uscire dal concetto di immobilità dovuta al ciclo: le donne lavorano, fanno, disfano e quindi devono essere in grado di farlo sempre. Dunque, sicura e vai, lanciati pure, potrai sfracellarti ma non ti macchierai.
Fu l'inizio dell'appiattimento degli assorbenti, che da uno spessore di quasi due centimetri passarono a uno e via via assottigliando. All'inizio non potevo credere che strisce di materiale cosi minime potessero fare il lavoro dei materassi a cui ero abituata ma funzionò. Nessuno sapeva bene cosa ci fosse dentro ("E' una carta cinese" sentenziò una mia conoscente) ma in fondo non ce ne fregava granchè. Ed a quel punto comparvero centinaia di confezioni diverse, differenziate, per l'inizio, lo svolgimento, il finale, per la notte ed il giorno, per il flusso intenso e quello cosìcosì. Il loro "potere assorbente" si misura normalmente in goccioline, più ce n'è e più assorbe.
Questo permise non solo di poter meglio scegliere in base alle proprie esigenze, ma di risparmiare qualcosa all'ambiente. Ci sono momenti in cui è sufficiente un salvaslip ed allora perchè usare un assorbente con nove goccioline che utilizza il quintuplo del materiale? Sono cose da tener presente.

Questa liberazione e diversificazione hanno portato ad un esercizio di fantasia da parte delle menti creatrici delle ditte di assorbenti che si sono scatenate in invenzioni sempre più audaci: a partire dalle ali che dovrebbero salvarti la biancheria intima e finiscono a volte per macchiarti i pantaloni, ai canaletti, ai tessuti che respirano, i petali ed i fiorellini fino al salvaslip da perizoma (essì), splendido esempio d'inutilità e spreco.
Ma ci sono anche evoluzioni come l'assorbente lavabile e quindi ecologico o l'assorbente decorato e modaiolo(vedi foto).

In tutta questa evoluzione del genere assorbente, mi colpisce però come "quei giorni" siano ancora trattati da certuni come un momento imbarazzante della vita di una donna. Anche la ragazza più arrogante e strafottente, se si trova ad avere bisogno di un assorbente diventa improvvisamente un agnellino spaventato e corre in bagno nascondendo il pannolino impacchettato in tasca sperando che nessuno la noti.
La pubblicità punta ancora su una specie di omertà. Ora si parla di "cinque giorni al mese" oppure "mi sono arrivate" (arrivate cosa?), si cerca sempre di girare intorno alla faccenda senza mai nominare niente. Vi immaginate se lo facessero coi prodotti per la casa? Invece dello sporco potrebbero parlare di "ombreggiature eccessive" della vasca da bagno o di "coloriture anomale" dei pavimenti. Che ne dite?
Sembra una stupidata ma credo che faccia un pò parte di quel modo di far comunque sentire a disagio le donne. Di recente è stato lanciato l'assorbente che ti assicurava di non macchiarti e nella campagna con le solite finte interviste ragazze rabbrividivano all'idea che potesse loro succedere una cosa tanto spaventosa!
Certo non è piacevole, ma non è il caso di farne un dramma o peggio ancora di crearne una paranoia.
Oppure si riportano massime sul mestruo e buoni consigli "da assorbente a donna" sulla plastichetta che avvolge il fedele amico mensile, tipo cioccolatino.

La radice di questo disagio imposto alle donne è forse da cercare anche nel disagio che provano gli stessi uomini. Mio padre era inorridito all'idea di trovare sulla lista della spesa i miei assorbenti; Roth nel suo "Lamento di Portnoy" rammenta con orrore di quando sua madre, colta impreparata dall'arrivo del mestruo lo spedì fuori a comprarle una confezione di Kotex; quando ero a scuola un mio compagno portò un libretto sulla "sindrome mestruale" (una vera e propria balla) che portava in copertina il disegno della faccia di una donna divisa in due, metà buona e metà cattiva, come Jeckill e Hyde; Luttazzi dice di non fidarsi di persone che "hanno emorragie per cinque giorni al mese e non muoiono" (o qualcosa del genere); in alcune religioni un uomo non può camminare tra due donne mestruate o rischia di cadere morto. Abbondano anche le leggende urbane, come quella che se una donna mestruata tocca una pianta, il povero vegetale muore.
Oggi si sa credo quasi tutto sulle mestruazioni, si parla di cazzo in tutte le declinazioni, c'è sesso ovunque, eppure per qualche motivo c'è ancora una sorta di timore che aleggia intorno all'argomento. Provo a buttare lì qualche idea: il sangue è il fluido vitale e a maggior ragione se connesso con la fertilità femminile. In un certo senso potremmo dire che le mestruazioni rappresentano una piccola morte per il corpo della donna. Ma contemporaneamente un necessario rinnovamento, una preparazione ad una nuova vita. E poi, sono connesse con le fasi lunari e quindi con tutto il ciclo vitale.
Sono solo idee, spunti.
Come ho detto, ci vorrebbe che qualcuno decidesse di scriverci un libro, ma io non ne ho le competenze.

Un'ultima nota sugli assorbenti interni, ormai credo in declino ma che ai tempi rappresentavano la soluzione più pratica per chi non voleva camminare come un cowboy con le emorroidi. C'erano molti più rischi di macchiarsi con quelli che con un assorbente normale e poi non erano così comodi. Per metterli di usava un "comodo applicatore", un tubo di plastica che da solo è stato sufficiente a scoraggiarmi dall'uso.

Vi lascio con un link che ho appena scoperto: la storia dell'assorbenza non è ancora finita, stay tuned!

lunedì 6 settembre 2010

Country Frittella (4)

"Alòra putèi, cosa ga vorete vedèr?"

Una volta giunto il televisore è stato un attimo mettersi ad esplorare i canali locali. Infatti, se Rai e Fininvest sono uguali dappertutto, già a partire dal telegiornale regionale si possono avere delle sorprese. Per esempio, noi abbiamo appurato che non riceviamo le notizie del TG3 Veneto, bensì quello del Friuli. Ma questo è niente.
La vera scoperta è stata un film girato sullo stile "Albero degli zoccoli" trasmesso una mattina proprio da Rai3. La storia, ambientata in Friuli, narrava di un uomo che per proteggere il fratello disabile aveva ucciso una persona, e del suo ritorno alla vita nel vecchio paese dopo aver scontato una condanna in prigione. Impossibile stabilire l'anno in cui era ambientata la storia, ma certamente non in tempi recentissimi. Data la fattura abbastanza amatoriale ed il fatto che era tutto parlato in Friulano (incomprensibile) con sottotitoli in Italiano mi aspettavo che avrei cambiato canale in un baleno. Invece me lo sono guardato tutto, mentre Speck implorava lo zapping. Ed anche se la trama era fanciullescamente prevedibile non sono stata proprio in grado di staccarmene ero completamente catturata.
Non saprei definire il motivo, ma forse sta proprio nel fatto che fosse così semplice, che gli attori fossero palesemente non attori, che il taglio fosse così low-fi.

Per quanto riguarda il resto delle trasmissioni c'è da notare che alcuni canali si sono presi tre o quattro frequenze del digitale terrestre. Così capitava di vedere tre volte in sequenza lo stesso telegiornale locale trevigiano. Ero molto incuriosita dal taglio delle notizie: per qualche giorno sono trasalita ad ascoltare e riascoltare le cronache di una rapina che ha fruttato ben 400 paia di occhiali ai ladri, nonchè la sequela di provvedimenti allucinanti di alcuni amministratori locali: alcuni ad esempio vogliono regimentare l'accesso al Piave, per evitare che ci vadano ad amoreggiare coppie etero e gay (ma soprattutto gay sospetto); oppure vietano la presenza di nomadi sul territorio comunale con ordinanze specifiche. Per chi viene da una città come Milano questi provvedimenti fanno un pò sorridere. Divieto su divieto su divieto, ci si fa l'idea che queste persone siano terrorizzate non solo dal'arrivo di chicchessia fuori dal loro comune ma anche di qualunque comportamento non sia strettamente codificato. Per contrasto vengono organizzate giornate dell'emigrante veneto per riunire in terra patria persone che sono state costrette a vivere all'estero o i loro figli.

Accanto agli abbondanti canali di liscio ne ho poi scovato uno che si occupa di lanciare nuovi talenti nel mondo della musica e dello spettacolo. Pensate, anni fa vi passò Giò Di Tonno, poi diventato famoso con "Il Gobbo di Notre Dame" musicato da Cocciante e con la sua vittoria a San Remo!!! A riprova di ciò ci viene mostrato un filmato in cui il buon Giò canta una delle sue prime canzoni, abbastanza atroce.
Diciamo che è una visione tosta, fatta di filmati amatoriali di autopromozione: una ragazza saltella qua e là in costume da bagno snocciolando distrattamente il proprio curriculum come se lo stesse leggendo, tipo:
"Studi: diplomata al liceo scientifico, segue ora il corso di laurea in ingegneria nucleare" e conclude con "Vorrei essere considerata un'artista completa".
Segue un ragazzone che fa un pò lo smargiasso e fissa la telecamera spavaldamente: non è la sua prima apparizione in tv, si vede e te lo conferma lui stesso, proponendosi come attore, cantante, ballerino eccetera, eccetera, perchè "Vorrei essere considerato un'artista completo".
Non ho guardato oltre, non sono stata abbastanza forte.

In definitiva non c'è un granchè da vedere in tv nonostante il digitale terrestre e difatti siamo usciti quasi tutte le sere senza alcun rimpianto.

Prima di chiudere questa puntata un piccolo aggiornamento sulla situazione sentimentale di Lena. Dopo qualche sera di corteggiamento ci siamo decisi a far incontrare i piccioncini, abbiamo tolto di mezzo la zanzariera e Speck è rimasto a controllare che la piccola non fuggisse. Romeo e Lena hanno fatto nasonaso e poi lei ha annusato i crocchini che avevamo messo fuori per lui. A quel punto però Romeo ha cercato di colpirla e lei s'è molto spaventata. E' scappata in casa. Giorni dopo abbiamo rifatto l'esperimento ma stavolta è stato Romeo a prenderle, perchè Lena gli ha dato uno sganassone prima che lui lo desse a lei. Ahhahahahah! Brava la mia piccola, impara a farsi rispettare!

(to be continued)

(Don't) Cover me 2

Qualche tempo fa scrissi un post sulle cover, ragionando su come si erano trasformate da omaggi ai grandi che le avevano scritte ed interpretate per primi in macchinette sfornasoldi per musicisti privi di ispirazione. Quando poi inizi a farci caso, scopri che ci sono le mode anche lì.

Fino a poco tempo fa si aggiungeva una ritmica elettronica e magari un rap al posto dell'inciso, in modo da rendere più "fico" ed attuale un vecchio, magari vecchissimo brano.

Adesso va forte la formula "Voce femminile quasi country e chitarra acustica": da "Dancing Queen" degli Abba a "One" degli U2 non c'è giorno che ci venga risparmiato lo smidollamento di un brano ritmato per ridurlo ad una mielosa poltiglia omogeneizzata da servire via radio ad un pubblico che non digerendo il rock o la dance neanche troppo veloce preferisce deglutirli senza masticare...
Quando gli Swans rifecero "Can't find my way home" dei Traffic, basando tutto il brano sulla voce bella ed inquietante della cantante portarono il significato di quella canzone ad un livello quasi mistico. Ancora mi mette i brividi.
Queste cover invece giocano facile su emozioni preconfezionate, appiattite. Allegria, tristezza, dolore, felicità, tutto diventa un solo sentimento di malinconia così così...

Vi prego, fatele smettere!

domenica 5 settembre 2010

Giù dal palco

Tra le notizie "di cui non potrebbe fregarci di meno" della giornata leggo che qualche giorno fa Axl Rose e Guns and Roses al seguito sono stati presi a bottigliate a Dublino a causa del ritardo con cui sono saliti sul palco, un'ora.
Si sa, gli Irlandesi hanno talvolta il sangue caliente, in generale sarei portata a deplorare il lancio di bottiglie (mutande e reggiseni sì, ma niente di contundente, anche se Frank Zappa avrebbe da dire anche sulla biancheria intima) su un palco, chiunque ma proprio chiunque ci suoni.
Però dopo essere stata a Berlino per un paio di concerti ed aver visto come anche i geni si comportano quando si trovano là, devo dire che sono un pò stufa dei capricci di certe rockstar.
Apparentemente alcuni musicisti non riescono a fare il passaggio dall'intemperanza giovanile alla professionalità dell'età adulta.

Con tutte le attenuanti dovute alla vita da pazzi che fanno, alle tentazioni, alla paranoia da tour, alla loro indole di artisti e provocatori (quando vi sia), trovo che un'attesa di un'ora, quando sappiamo benissimo che per un fan il concerto inizia la mattina presto (e per alcuni la notte prima) dell'esibizione, sia un pò troppo.
Steve Winwood ed Eric Clapton avevano certamente più titoli per tenerci lì come fessi ad aspettarli, comodamente seduti sulle nostre poltroncine, ma il loro ritardo è stato di cinque minuti d'orologio, non di più.
Ad un festival, molti anni fa, con Ciambella e Ciccio attendemmo Willy Neville per tre quarti d'ora, dopo che un fortunale ci aveva inzuppati fino al midollo e rovinato le mie scarpe nuove. E' vero che dopo di lui c'era Bob Dylan, ma veder salire Capitan Uncino sul palco, bello asciutto e merlettato mentre noi eravamo lì come profughi da tutto quel tempo e far finta di niente, anzi prenderci pure un pò per il culo gridando "Forza Baggio!" (c'era un mondiale di calcio in corso)...Beh, oggi non lo sopporterei più.

Presentarsi sbronzi o strafatti poi è imperdonabile quando questo comprometta il valore della prestazione.
Ho visto in tv un concerto di Amy Winehouse che la vedeva entrare ed uscire continuamente di scena recando bicchieroni di Cuba Libre e gorgheggiare a mò di gargarismo le canzoni. Per quanto mi piaccia, se avessi pagato per vederla live sarei stata tentata di prenderla a sberle o andarmene.

Non so di chi sia la colpa ma non mi sembra più tanto giusto pagare i miei buoni euri per farmi prendere in giro. L'intemperanza ci sta, ma visto che non siamo più negli anni 60 quando i concerti ed i dischi costavano molto meno, visto che molti di questi personaggi (di sicuro i Guns and Roses) non hanno una produzione tanto sublime da giustificarli fino in fondo (Dylan era ben altra cosa, il suo essere misantropo e provocatore nei confronti del pubblico non è e non è mai stato semplice divismo), bisogna che comincino a comportarsi da PROFESSIONISTI. Suona mostruosamente milanese, eppure mi sembra appropriato. Sono la prima ad entusiasmarmi per il mio idolo che canta sul palco, vado in delirio e torno quindicenne per un'ora. Però che qualcuno s'approfitti dell'entusiasmo per far passare qualunque schifezza, quello non mi piace.

Buoni propositi

Di solito si fanno all'inizio dell'anno. Ma stare un pò in campagna ha cambiato le mie prospettive. Bisognerebbe farne più spesso, di propositi per il futuro. Vista dai campi coltivati la mia vita di qua appare un distillato di paranoia ed ansia e sapete che c'è? Alla mia età non ce lo si può permettere. Non tanto per campare di più, ma per farlo meglio. Se potessimo, come Billy Pilgrim in "Mattatoio 5", osservare noi stessi da fuori, da un altro tempo, senza attaccarci all'istante presente chiedendoci troppo il perchè ed il percome, forse scopriremmo che molti dei nostri problemi vengono dal nulla.


Faccio un esempio pratico e personale: nel lavoro, perchè ostinarsi a prendere una parte quando siamo ben coscienti di non avere peso e di non avere responsabilità nelle decisioni? Perchè accettare di schierarsi per far contento qualcuno? Personalmente l'ho fatto e sapete, non c'ho guadagnato nulla, solo un mucchio di stress, e nessun aiuto al momento utile. Dunque, da quest'anno rientro nei ranghi, mi faccio gli affari miei, lavoro con scrupolo ma mi considero (e difatti sono) una lavoratrice autonoma.
E sempre in tema di lavoro, basta elemosine. Mi riducono lo stipendio ad una somma irrisoria? Mi spiace, ma ridurrò le ore di presenza, mi troverò altro lavoro per integrare. Per quanto il caso su cui opero sia abbastanza difficile, ho lavorato sempre, sia in termini di ore che d'impegno, più del dovuto. Ma sono stufa. La beneficenza aiuta solo strutture straricche ad essere ancora più ricche ed a non prendersi responsabilità che hanno in quanto scuola. Beh, gente, la pacchia è finita, IO valgo e non solo per le ditte di shampi e cosmetici. Adesso voglio esser pagata adeguatamente. Cacciare la grana, vedere cammello.
Questa è una cosa che mi devo ricordare bene.


E poi, vorrei gestire con più parsimonia il mio tempo. Mi son fatta trascinare in troppe attività di recente, col risultato che non sono stata più in grado di dedicarmi a molte cose a cui tengo veramente. Nessuno mi ha obbligata, tranne la mia ansia e paura di restare indietro. Beh, adesso voglio restare un pò indietro ma avanzare con altre cose. Quindi corsi sì, ma non tutto quello che capita. Tai Chi e qualcosa d'altro, un pò di corpo e un pò di mente.

"Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, di cambiare quelle che posso e la saggezza di comprendere sempre la differenza"(Kurt Vonnegut, "Mattatoio 5")
Ultimi ma non ultimi i rapporti interpersonali, la cosa più difficile. Beh, voglio smetterla di sentirmi in colpa se qualche volta prendo un appuntamento e poi non ho voglia di mantenerlo, voglio anche poter dire a Speck "Guarda caro, non c'ho proprio voglia, vai da solo" e starmene a casa a guardare la tv, senza che diventi una tragedia. Ecco, voglio togliere un pò di tragedia (tipico marchio di fabbrica della mia famiglia) dalle mie relazioni, avere un approccio un pò più rilassato, anche qui distaccato, in modo da vedere le cose come sono, non come temo o voglio che siano. Amici, parenti, colleghi, senza buonismi, voglio averci rapporti umani. Cercare il dialogo senza abbassare la testa. Ed accettare l'inevitabile di certe relazioni, anche il dolore se proprio non se ne può fare a meno.

Buona fortuna a me.

sabato 4 settembre 2010

Country Frittella (3)

25/26
Ieri sono arrivati i mobili del bagno, la televisione, la lavatrice ma soprattutto...il frigorifero! Mai più birra calda! Io e Speck siamo contenti come bambini mentre assaporiamo lo yoghurt FREDDO, il prosecco FREDDO, mentre facciamo allegramente la spesa accumulando verdure e salumi che vanno conservati in "Luogo fresco e asciutto". Si può vivere senza frigo ma è meglio con. 

Caorle

Caorle è una località turistica come tante altre che si affacciano sull'Adriatico. Anche se da piccola ci sono stata una volta sola, fuori stagione (una settimana di pioggia e noia) venire qui è fare un fastidioso tuffo nel passato. I miei genitori mi portavano a Milano Marittima, Cervia, San Benedetto del Tronto, ma fondamentalmente è come se mi avessero portata qui.Pensioni e camere in affitto, piccoli cortili stipati di automobili, centinaia di hotel uno appiccicato all'altro che da lontano, la sera, con tutte le loro insegne luminose ricordano Las Vegas. Ogni albergo ha un portichetto sotto il quale la sera ti siedi a giocare a carte con tua nonna. E poi ci sono le sale giochi, i negozi di ciabatte da mare e parei aperti la sera fino a tardi, le sfilate di famiglie (qui soprattutto tedesche e austriache) che percorrono incessantemente il lungomare alla ricerca di non si sa cosa.. Cabine, ombrelloni, racchettoni. Certo, con gli anni i ristoranti si sono dati look più raffinati, nel centro sono stati restaurati vecchi edifici (quelli abbastanza caratteristici) oppure ne sono stati costruiti di nuovi ma la sostanza cambia poco. Gli hotel si sono adeguati alle abitudini degli ospiti stranieri e la cena viene servita dalle 19 alle 20. I cartelli sono tutti bilingue, Tedesco e Italiano. Ci sono le mostre itineranti di serpenti e rettili (Anaconda promette anche ragni, scorpioni ed un boa a due teste!) e c'è Moira Orfei, le giostre, il minigolf, tutto il catalogo completo. A venir qui sembra che in quarant'anni la razza umana che va in vacanza non si sia evoluta per niente. Eppure c'è veramente un sacco di gente, ora con la crisi ne viene anche di più. E c'è da scommettere che un sacco di queste persone ricorderanno le ferie a Caorle come le loro più belle. Non so, mi fa senso, mi fa pensare che veramente la storia si ripeta incessantemente sempre uguale e che tutti i figli facciano lo stesso percorso dei padri, non importa quanto diverso pensano che sia. Si divertiranno anche loro in sala giochi, faranno la stessa passeggiata e dormiranno forse nello stesso letto, nello stesso hotel.
D'altronde ai bambini quasi naturalmente piacciono sempre le giostre, le bambole, i videogiochi. C'è poco da fare, le regole dell'attrazione sono sempre quelle.
Pensavo comunque ieri sera, immersa nella folla infichettata così densa che è quasi impossibile camminare, che questa è una delle poche occasioni che gli esseri umani hanno per conoscersi veramente per caso. In città, durante l'anno ci si conosce soprattutto a scuola ed al lavoro. A feste organizzate da amici magari, ma mai realmente per caso. Forse per questo ci si concentra tutti quanti a questo modo, per sentire la vicinanza dell'umanità almeno una volta all'anno. Non che io senta questa necessità. Semmai provo il sentimento opposto. Ma questo è un altro discorso.
(to be continued)

venerdì 3 settembre 2010

Country Frittella (2)

22/23
Sto sprofondando in uno stato di letargia: la mattina mi sveglio verso le nove, ma già alle due del pomeriggio torno a letto per una pennica. La mattina andiamo in giro ma il pomeriggio siamo sempre tappati in casa, un po' per il caldo e un po' perchè proprio non abbiamo voglia di fare niente. “Seppellirmi” è il verbo che mi viene spontaneo usare per illustrare le mie aspirazioni attuali.
Normalmente i primi giorni di ferie li passo a star male, non so se per lo spostamento o per altri motivi: mi metto a rimuginare sui miei guai e provo a formulare soluzioni. Potrebbe essere solo una questione di ambientamento. Ristabilite le mie abitudini (leggere, scrivere, disegnare, ascoltare musica), normalmente tutto si riaggiusta e comincio a godermi veramente la trasferta.A volte trovo anche qualche soluzione.
Sono momenti catartici che sembrano durare infinitamente e dai quali usciamo rinnovati. Tutto, spero, mi sembrerà diverso al ritorno a Milano, meno drammatico, meno fuori di testa. Il paesaggio di campi coltivati mi tranquillizza. Se madre natura riesce a governare tutto questo io potrò farcela a risolvere le mie piccole tribolazioni. In certi momenti, mentre lavoro ai miei disegni mi dico che mi piacerebbe assai avere un lavoro tipo la disegnatrice professionista o la traduttrice o la scrittrice e svolgere la mia attività da questa casa, in mezzo al niente, nel silenzio. Non vedo l'ora di venire qui in dicembre o a gennaio, con la nebbia, per godermi il freddo naturale, il freddo che in città non c'è più e guardare questi luoghi più disabitati di come siano ora, coi turisti che si ammassano sulla costa alla ricerca disperata di relax e divertimento.

23/24
E a proposito di turisti, sarebbe ora che vi parlassi di Caorle, dei Tedeschi e degli Austriaci che vi si riversano in un flusso quasi ininterrotto da giugno ad ottobre, della sua vita sociale di struscio post cena. Ma so che siete più interessati a sapere cosa sta combinando la vera star di tutto il blog, la piccola Lena. 
Ebbene, già vi ho detto che il viaggio per arrivare qui è stato molto difficile, per noi ma soprattutto per lei, che era veramente esausta e spaventata. Quando è arrivata si è dapprima installata nella nostra camera da letto, anzi, sul nostro letto dove tutt'ora dorme dalla parte di Speck, facendo sortite sempre più lunghe fino a spingersi fino al piano di sotto. Le piace un sacco fare su e giù dalla scala e farsi inseguire dal salotto alla cucina. Fino ad oggi ha mangiato veramente pochissimo, il che ci ha fatto un po' preoccupare.
La prima mattina che eravamo qui, sul presto, mi sono alzata per chiudere la finestra e nel portico ho visto un gatto che guardava verso di me. Un maschio! Evidentemente, anche se sterilizzata Lena ha un buon odore e lui l'ha sentito. Il micio, subito ribattezzato Romeo ha cominciato a bighellonare intorno alla casa. Molto discretamente, ma sapete com'è, tra di loro si sentono, e Lena lo ha sentito. Una sera ha tirato su la testina ed è corsa al piano di sotto, proprio mentre Romeo si avvicinava alla finestra. Ha iniziato a soffiarlo e fare i rumori che fa un gatto incazzato. Evidentemente l'atteggiamento “peace and love” che sfoderava a casa dei miei con la Miciccia, non era disposta a tenerlo quando il suo territorio veniva invaso.
Ci siamo fatti una risata e pensavamo fosse finita lì.
Ma due giorni fa Speck è sceso in cucina ed ha scoperto Romeo e Lena fare nasonaso!!!! Lena ha il fidanzatinoooooo!!!
Ci siamo entusiasmati e da allora stiamo cercando di farli incontrare facendoli stare dai due lati della zanzariera ma non so perchè ancora non ci siamo riusciti. Lei lo aspetta ma quando lui arriva se ne va (timidona); lui si spinge fino al luogo che li vide flirtare, si ferma un paio di minuti ma poi non aspetta più di tanto che lei arrivi. Forse dovremmo farla uscire per permettere alla coppia di incontrarsi, ma francamente siamo preoccupati che se la lasciassimo libera, Lena si caccerebbe in qualche guaio, perdendosi o peggio. Perciò anche se mi dà fastidio la porto fuori con un guinzaglietto, Spero di superare questa fase d'ansia perchè credo che un gatto debba essere libero di andare e venire. Solo che è capitato che una gattina di una famiglia che conoscevo andasse nel giardino di una casa accanto e venisse sbranata dal cane che ci viveva e questa cosa mi ossessiona un po'...
Comunque Lena non pare preoccuparsi più di tanto e come mamma sua (io) sprofonda in un sonno letargico, profondissimo, dal quale è difficile destarla. Un giorno, preoccupata delle troppe ore che dedica panza all'aria all'attività del poltrire, sono andata di sopra a svegliarla e vi assicuro, ho dovuto scuoterla non poco per ottenere che socchiudesse gli occhi. Vediamo come va a finire con Romeo...
(to be continued)

giovedì 2 settembre 2010

Country Frittella (1)

Dovete sapere che qualche mese fa Speck ha comprato una casa dalle parti di Caorle. In mezzo ai campi, abbastanza isolata con la vista su un fiumetto che passa vicinissimo alla porta d'entrata. Pare che l'antico proprietario dei luoghi -tal barone Franchetti- fosse amico di Hemingway, il quale amava venire a scroccare ospitalità. Dopo qualche tribolazione siamo finalmente riusciti ad arredarla e due settimane fa siamo partiti  per la prima vera villeggiatura nella casa di campagna. Questo è pressapoco tutto quello che è successo.

18/8
Il viaggio è stato tremendo. Me l'ero aspettato brutto, ma così brutto no.
Infatti, in previsione di una smacchinata di tre ore abbiamo cercato d'intontire Lena coi croccantini calmanti (crocchi rinco) e una pastiglietta calmante. Speravamo che avremmo ottenuto una gatta psichedelica e ronfosa. L'unico risultato è stato quello di non sentirla miagolare mentre la mettevamo nella gabbietta. Il resto purtroppo è stato il consueto, interminabile concerto di miagolii modulati dal terrorizzato al rabbioso. Lena in quanto ad energia polmonare rivaleggia con lo Springsteen degli anni 80, potrebbe tenergli testa per un concerto a San Siro. A parte l'orrendo baccano, la cacca e la preoccupazione, la piccola, dolce Lena ha perso veramente la testa diventando violenta: al colmo della rabbia allungava le zampette fuori dalla grata cercando di brancarmi con i suoi amabili artigli.

Rincoglioniti, stanchi, sudati, sporchi di merda e pieni di pelo felino, siamo arrivati alla nostra casetta...Lena era disperata e noi pure. Lasciatala libera ci siamo concentrati sullo scarico delle carabattole stipate nella macchina, piatti, bicchieri, tazze etc. Dopo un po' di pulizie siamo schizzati alla Coop di San Donà di Piave per fare un po' di spesa, ma non troppa visto che ancora non abbiamo il frigorifero e portarci a casa cibi freschi significa utilizzarli subito.
Alla fine siamo andati a cena in un ristorante vicino a casa. Mentre aspettavamo il menù mi sono ricordata che a pranzo non avevo mangiato. Ho dunque ordinato un piatto di cozze extra, finendo con l'esagerare. Il prosecco locale ha fatto il resto e per le 23 io e Speck eravamo già a letto, con Lena ancora intontita dallo spavento e gli occhi congestionati raggomitolata in fondo al letto.

 19/8
Non è stata comunque una nottata di riposo. Il materasso nuovo che Speck reputa troppo duro (balle), l'agitazione, troppo prosecco, i pensieri, non so cos'è stato, ma verso le 5 mi sono svegliata e non sono stata in grado di riaddormentarmi per un pezzo. Così quando alle nove mi sono costretta ad alzarmi ero pressapoco cadaverica come quando mi sono coricata.
La mattinata sapevamo sarebbe stata devoluta all'acquisizione di suppellettili varie per rendere meno scomoda e più casalinga la nostra magione. In effetti al momento siamo dei baraccati di lusso, abbiamo a disposizione tre bagni ma neanche un portasapone né un porta salviette; la cucina è magnifica ma non possiamo tenere un uovo in casa perchè non abbiamo il frigorifero e nemmeno ganci a cui appendere le presine per non scottarsi le mani.

Non  potendo farci manco la colazione (non avevamo il bollilatte) siamo andati ad un bar al paese vicino, dove una ragazza dall'aria stressata ci ha servito svogliatamente. Le brioches scongelate erano lì da un po', ma tutto sommato commestibili. Mentre masticavo cercavo di farmi un'idea dell'anno di costruzione di quel posto. Sono giunta alla conclusione che probabilmente si trattava degli anni 80: muri arancione, sedie postmoderne da quattro soldi in ferro tinto di nero, un bancone dark, angoletti per le slot machines. Un sacco di vetrocemento. Tutto nel medio squallore dei luoghi di villeggiatura di massa. Dietro al bancone su una colonna vedo un cartello “Nel dubbio mena. Ordine e disciplina”. Minaccioso. Pagando mi sono resa conto: dietro la cassa campeggiava una massima di Mussolini e bustine di zucchero che riportano slogan fascisti erano appese sotto, assicurate con un punto di spillatrice. Oh oh...

Ci siamo tuffati in un mega centro commerciale dove si trova di tutto, dai  transatlantici alle spille da balia. Abbiamo coscienziosamente scelto una lavatrice, un frigorifero, un televisore (piccolo), un mobile per mettercelo, degli specchi e qualche mobiletto per il bagno. Stavamo scegliendo una lampadina da lettura per Speck quando l'altoparlante del negozio ha annunciato la chiusura pomeridiana. Siamo rimasti di stucco. Milanesi abituati all'orario continuato dal lunedì alla domenica, non ci aspettavamo proprio che un negozio di quelle dimensioni potesse chiudere per pranzo come un qualunque fruttivendolo.

Nel pomeriggio mi sono data alla pulitura dei piatti e dei bicchieri che abbiamo portato da casa. Lavare e rassettare in una cucina nuova, in una casa nuova dà una certa gaudenza. Mi sentivo come Barbie nella sua cucina rosa (la nostra è gialla, stile vagamente country) a sciacquare piatti e sostanzialmente pulire sul pulito. Gratificante per una pigra come me. E poi improvvisamente mi sono resa conto del silenzio e dello spazio che mi circondavano. A Milano in confronto vivo in un cubicolo (anche se si tratta di un bilocale). Ma solo quando ti trovi in uno spazio decente ti rendi conto di quanto siano alienanti le metrature della città.

In campagna, almeno in questa campagna, abbondano l'umidità e di conseguenza LE ZANZARE. A qualsiasi ora del giorno e della notte sono lì, appostate in attesa di una succulenta preda da spolpare. Sospettandolo avevo già intimato a Speck di far mettere le zanzariere ed ho fatto bene, anche se non capiamo come mai, sembrano insufficienti a tenere le orde barbariche fuori casa. In due giorni le mie gambe già martoriate da cadute varie si sono ricoperte di bolle pruriginose e Speck ha un pollice che sembra sia stato martellato.
Stiamo provando un po' di tutto, dalle candele di citronella, allo spray alla citronella con il quale ci irroriamo gambe e braccia, all'Autan che però ha un odore decisamente meno gradevole. In preda ad una mezza disperazione ho comprato addirittura il fornelletto a piastrine, una cosa che non amo (è chimico), ma alla quale sono stata costretta dalle circostanze. Ieri ho attaccato l'aggeggio alla spina e ho chiuso le finestre riparando con Speck e Lena al piano di sopra. Le ho stecchite. Poi ci siamo spostati al piano di sopra ed ho finito la strage. Vorrei che fosse chiaro che detesto usare questi sistemi e normalmente offro in sacrificio le mie gambe in modo che le zanzare si distraggano e non mi vengano a ronzare nelle orecchie. Purtroppo il troppo stroppia...Ci sono stata costretta.

20/21

All'entrata del nostro vialetto c'è un alberello, non troppo bello, di una specie che viene usata spesso perchè cresce velocemente e produce un'enorme quantità di grossi fiori lillà. Frank dice che sembra Cinese. Il tronco è ovviamente rigido, ma i rami, che si dispongono come i tentacoli della pettinatura di Telespalla Bob, sono mollicci e sotto il peso dei fiori e dei boccioli, che assomigliano a dei grossi bozzoli di farfalla, si piegano e ti arrivano in testa. La pianta attira una quantità di vespe. Peggio di tutto, i bozzoli cadono a dozzine senza nemmeno schiudersi, ingombrando e sporcando il vialetto.

Speck ama che il suo vialetto sia lindo e praticabile, così ieri, preso dall'entusiasmo per le nuove cesoie, dopo aver potato la siepe (con notevole sprezzo del pericolo, visto che le zanzare si sono buttate su di lui a frotte) ha tagliato i rami spendorlenti del brutto alberello. Poi ha scopato via tutti i cadaveri e li ha messi in un sacco della spazzatura.
Il tempo di riporre il sacchetto e l'alberello quasi per vendetta aveva già mollato una nuova gragnuola di boccioli sul vialetto.
(to be continued)