sabato 30 luglio 2011

Sa Sebadas: Grand Restaurant Micio

Exe pelosa

Scarface
La Mamma di Scarface

Lo scorso anno nel giardino della casa dove passiamo le ferie c'era una famiglia di micetti, mamma e due piccolini. Il più grande lo avevo soprannominano Piccolo Micino Coraggioso, perchè veniva in casa. Quest'anno non li ho rivisti e posso solo sperare che stiano bene.
Exe magrina
Certo però che i gatti non mancano, e sono tutti dei gran mangioni. Speck è andato in brodo di giuggiole quando ha visto le due gatte nere del cortile che ha soprannominato exe (streghe), e si è preso una sbandata per la più grande e pelosa, una micia che se adeguatamente nutrita potrebbe arrivare a pesare quanto Lena. Lei deve averlo capito di piacergli e ormai vive da noi. Oggi siamo tornati a casa dalla spiaggia e l'abbiamo trovata languidamente distesa sul divano. Non ce n'eravamo accorti ma era entrata e si era nascosta da qualche parte. La sua sorellina, magra e a pelo corto ci ha snobbati per un sacco di tempo, ma adesso, convinta dalle buone recensioni della "Guida Michelin per Gatti" ha preso a frequentarci pure lei.
I miei preferiti sono Silvio (ribattezzato Scarface per il disegno scomposto di bianco e nero sul muso) e la sua mamma. Entrambi hanno il pelo scuro e le zampette bianche e sono già buffi per questo. Ma Scarface è curioso invadente e stupidotto, quindi impossibile ignorarlo. Ti si sdraia sui piedi e li mordicchia. La mamma è piccina, ma la somiglianza è innegabile. Vive in un capannone scoperchiato in fondo alla strada insieme ad altri randagi e agli ultimi due nati.
Insomma, gli chef del Gran Restaurant Micio hanno il loro bel daffare a servire porzioni agli ospiti che entrano un pò da tutte le finestre. Ci aspettano fino a tardi e s'infilano dappertutto.
Abbiamo dei rivali però. Gli altri inquilini, che hanno aperto anche loro alla ristorazione felina e ci contendono i clienti. Meglio così, per i  mici. Ho saputo però che ai nostri vicini, arrivati da poco, i gatti hanno fatto trovare un dono sullo zerbino della porta, un topo. Come, loro sono appena arrivati e gli portate il regalo? A noi niente topo? Ingratitudine felina...

venerdì 29 luglio 2011

giovedì 28 luglio 2011

Sa Sebadas: e Lena?

Impossibile portarsi Lena in ferie. Come al solito la portiamo dai nonni o meglio dal nonno, che ha elaborato un piano per tenere la Miciccia separata dalla nostra miciotta, portare la prima insieme nostra madre in montagna e restare con Lena a casa loro. Ero un pò preoccupata perchè finora la tutor ufficiale era stata nostra madre, ma al momento sembra che nonostante tutto se la stia cavando bene. Impossibile però non notare le differenze di comportamento delle due gatte, che ieri in una mail, mio padre ha riassunto con questa tabella oraria delle loro abitudini


Lena                                                         Miciccia
8,00 pisciatina                                          dormitina
9,00 cacchina
9,00 miao, miao, miao, miao                    risveglio e ricerca mamma
9,30 miao, miao, miao, miao                    strusciatina e croccantini
9,30 croccantini, miao, miao, miao
10,00 uscita sul balcone miao, miao, miao
10,00                                                        richiesta di uscire sul balcone
11,00 richiesta di cibo, miao, miao, miao    dormitina, cacchina, pisciatina
12,00 miao, miao, miao, richiesta cibo
13,00 dormitina, pisciatina, miao, miao, miao
13,00                                                           richiesta cibo
14,00 dormitina, pisciatina, miao, miao         dormitina
15,00 dormitina, pisciatina                         dormitina, pisciatina
16,00 richiesta di uscita sul balcone          richiesta di uscita sul balcone
16,00 miao, miao, miao, pisciatina            miao
17,00 richiesta di cibo, miao, miao            dormitina
18,00 miao, miao, miao, miao                   dormitina
19,00 miao, miao, miao, richiesta cibo      dormitina
20,00 miao, miao, miao, richiesta cibo      richiesta cibo
21,00 miao, miao, miao,                            pisciatina
22,00 chiamata per andare a letto              dormitina
23,00 pisciatina, miao, miao, miao             miao
24,00 cacchina, miao, miao, miao              miao
Da osservare la quantità di miao procapite. In sostanza, mio padre dice che Lena è dolce, ma al contrario della Miciccia, che è molto autonoma, necessita di continue attenzioni, di (per usare parole sue) una badante...

L'ira funesta di Sa Sebadas 2

Oggi siamo tornati nella spiaggetta dove eravamo ieri, vicino a Porto Pino. C'era molta gente, forse perchè il tempo era migliore. Dopo aver tentato lo studio di un capitolo di linguistica decido di fare il bagno. Ah, l'acqua limpida, il tenero splishsplash delle onde, il sole di mezzogiorno. Un gabbianello s'è tuffato in acqua per prendere un pescetto. Mi sono girata verso la spiaggetta e vedevo un mucchio di cielo azzurro e il verde dei pini marittimi. "Quando muoio" ho pensato "se esiste il paradiso spero che sia così, a mollo nel mare sardo a guardare la costa e i pini."
L'idilliaca situazione è stata però spezzata dall'arrivo a qualche decina di metri di un gommone carico di bambine, che non rispettava il divieto di accendere i motori entro i 300 metri dalla costa. Mentre osservavo la scena alle mie spalle si sono levate le voci inferocite dei nostri compagni di spiaggia:
"Spegni il motore!"
"Criminale!"
"Spegni il motore!"
"Non si può!"
Cavolo, non potevo crederci, qualcuno era indignato quanto me e dava voce a questa rabbia per le regole infrante (che per altro significano rischi per la vita dei bagnanti). Con una certa soddisfazione mi sono unita al coro dall'acqua. Il tizio sul gommone ha sentito, le bambine si sono girate verso di noi. Il motore s'è spento mentre dalle mie spalle piovevano improperi all'indirizzo del pilota. Poi il gommone ha scaricato le bambine, fatto marcia indietro e se n'è ito con il motore al minimo.
Da lì è partita una discussione tra due dei signori che guidavano la rivolta. Io non ho detto niente, perchè stavano dicendo tutto loro. Mi sono rincuorata, non sono l'unica ad essere arrabbiata per l'arroganza di questi proprietari di barche, gommoni e catamarani che non rispettano le regole del vivere civile il mare. Certo, qui la guardia costiera è praticamente inesistente (uno dei signori dice di averla vista in pattuglia due volte in quattro mesi), ma se tutti c'incazziamo e glielo facciamo capire, e magari ci facciamo trovare sulla spiaggia ad aspettarli, chi lo sa, magari cominciano a pensarci due volte...
Mi accorgo in ogni caso della crescente rabbia delle persone, che si sentono schiacciate da questo sistema che scivola verso il medioevo e vuole insultare e denigrare proprio coloro da cui trae il proprio nutrimento. Io so io e tu sei n'cazzo, come diceva il Marchese del Grillo. La nostra unica speranza è continuare ad urlare dalla riva e farci trovare sulla spiaggia, ad aspettarli.

L'ira funesta di Sa Sebadas

Il motivo per cui in prima battuta io e Speck abbiamo iniziato a venire in vacanza in Sardegna non è la Sardegna, ma un festival di burattini. Detto questo, è impossibile non restare affascinati da questa regione che offre a noi continentali ancora molti scorci di vera natura e vera pace. Già. Anche se ogni tanto si trovano frigoriferi abbandonati per la strada, spiaggette coperte di vetri di bottiglia, sacchi di monnezza abbandonati come bebè indesiderati sul ciglio della strada. Normalmente c'incazziamo, ne parliamo tra di noi, a volte raccogliamo un pò di pattume e lo buttiamo nel più vicino cestino. Altre volte smettiamo di parlarne perchè sappiamo che non ci possiamo far poi granchè. Insomma, ci comportiamo bene ma siamo consapevoli di non poter salvare il mondo.
Però quest'anno sono veramente incazzata. Soprattutto con i sardi, che sembrano loro per primi non amare il loro territorio.
Ad esempio, l'altro giorno siamo andati a fare una passeggiata nella campagna circostante e non avete idea di quante bottiglie di birra abbiamo trovato abbandonate ai bordi della strada. I barboni di Berlino che fanno moneta coi vuoti a rendere sarebbero scoppiati di gioia, nel vedere una manna del genere. Proseguendo la passeggiata abbiamo incontrato un fosso riempito di macerie di un cantiere, e ce ne sono parecchi in giro. Ma il paradosso più assurdo è stato quando, sul bordo della strada vicinissima ad una spiaggia abbiamo trovato una pila ordinatissima di rifiuti, lasciati da chi sa chi con la speranza forse che qualche anima pia se li raccogliesse.
Tutto questo mi fa incazzare. I sardi vivono in una specie di paradiso naturale e se non ci vivono, perlomeno ce l'hanno a portata di mano. Non sono come noi lombardi che viviamo in una piana puzzolette ed umida, dove siamo assediati e soffocati dal cemento, dove non si respira, non ci sono alberi nè colline, dove tutte le stagioni si susseguono pressapoco identiche perchè non c'è la natura che ti mostri le differenze, ma solo gradazioni diverse di umidità e di caldo. Cazzo, noi non c'abbiamo il mare! La cosa più vicina a Milano è da una parte la Liguria che ormai quanto a cementificazione assomiglia a Milano, e dall'altra quella puccia che è l'adriatico, e lasciamo perdere! 
Possibile che non riescano a capire quale bellezza hanno a portata di mano? Cosa ci vuole a passare anche solo una volta la settimana vicino alle cale più frequentate (almeno quelle) a ritirare un pò di pattume? Volete dirmi che non c'è la possibilità di assumere due o tre stagionali per comune e farli girare a multare i turisti ed i locali sporcaccioni? Su, dai, non prendiamoci in giro!
E che dire poi di quest'assurda cementificazione a cazzo? Ci sono centinaia di case non finite in posti bellissimi e anche se fossero finite sarebbero un pugno nell'occhio...C'è un hotel qua vicino che nessuno di coloro che ho incontrato finora non abbia definito obbrobrio, costruito a ridosso della scogliera, a picco sul mare, una devastazione spaventosa.
Tenete presente, cari amici sardi, che certe cose non tornano più: se anche domani in Liguria dovessero decidere di buttare giù tutte le dannate villette che ci hanno costruito, la terra rimarrebbe devastata e il paesaggio comunque deturpato per sempre.
Sapete dove vi vorrei portare, tutti, in massa? A Rimini, Riccione, Milano Marittima, a fare il bagno in quell'acqua bassa e limacciosa, a prendere il sole regimentati come i bambini in colonia, a calcolare quanti centimetri ha il tuo vicino rispetto a te di una sabbia che nulla ha che fare con quella di certe spiagge qui. Ve la meritereste una vacanza del genere, venti giorni almeno in città-flipper tutte luci e sale giochi e casino. Forse allora apprezzereste di più questa splendida terra in cui vivete.

Sa Sebadas: tante scuse e la spiaggia fantasma

Scusate gente, non ho ancora postato le foto di Tharros, lo faccio domani, giurin giuretta.
Ieri ha piovuto e così ne abbiamo approfittato per ronfarcela. Oggi invece siamo andati in spiaggia. Due anni fa eravamo stati a Porto Pino, una spiaggia di sabbia a cui si accedeva da una strada tra le dune popolate da piante di ginepro. Non sappiamo bene se per via di nuovi sensi unici o nuove villette abusive, ma non siamo stati in grado di trovarla. Abbiamo girato mezz'ora tentando tutte le strade ma niente. Ci siamo buttati in una pineta ed abbiamo raggiunto una costa scogliosa.
Qui Speck s'è fatto la prima vera traccia di abbronzatura, infatti sembra un gamberetto pronto per la frittura. Io invece perseguo nel mio pallore.

martedì 26 luglio 2011

Gemella Ciambella va al cinema con: "Braut Alarm"

Questo e' un record: due volte al cinema in una sola settimana! L'altra sera la mia amica Pirrogena mi ha invitata al cinema con due sue amiche per una girlie night. La scelta e' caduta sul girlie film del momento, quello che in italia si chiama "Spose", in germania "Braut Alarm" e in originale americano "Bridesmaids". Lo so, penserete "va bene che ti piace il trash Ciambella, ma questo e' troppo!!" e lo pensavo anche io ma mi sono dovuta ricredere.
I poster e il titolo stesso non rendono per niente l'idea di come questo film sia, probabilmente perche' la percentuale di persone che guarda filmetti commedia di donne in crisi e' molto piu' alta di quella che guarda film commedie intelligenti.
Annie e' al punto piu' basso della sua esistenza: ha dovuto chiudere la sua pasticceria ed ora fa la venditrice di gioielli svogliata in un negozio non suo, dove il piu' delle volte scoraggia i clienti col suo cinismo. Annie ha una relazione con un tipo viscido e ricco che la usa solo per far sesso ma non ha alcuna voglia di impegnarsi ulteriormente e non avendo molti soldi ha affittato una camera nella casa di due orribili fratelli dementi e molesti. Un giorno la migliore amica di Annie, Lillian, le comunica una grande notizia: si sposera' a breve e vuole che lei sia la damigella d'onore.

Negli USA il ruolo di damigella d'onore significa non solo guidare le altre durante la cerimonia ma anche prendere decisioni riguardo ai vari rituali tipo l'addio al nubilato, consegna dei regali, etc. e per la povera Annie gia' in una situazione precaria, il compito affidatole si rivelera' quasi fatale. Le altre damigelle sono un campionario folle ma in qualche modo rappresentativo di donne moderne: Megan (futura cognata di Lillian), una bizzarra tipa bassotta e sovrappeso che sembra e si comporta come una lottatrice, Rita (cugina di Lillian), una procace madre di tre figli maschi, casalinga di lusso piuttosto cinica verso il matrimonio. Seguono Becca, una neo sposina che sembra uscita da un Kinder sorpresa-versione "San Valentino", ed Hellen, la moglie del capo del futuro marito di Lillian. Hellen diventa la nemesi di Annie perche' lei e' bella ricca di successo, perfetta e invece Annie e' un disastro che cammina, non ha soldi e odia la perfezione.


                                                                     
Da questo momento in poi la situazione precipitera' sempre di piu': Annie sembra non conoscere il significato della parola "imbarazzo" e sbagliera' tutto, naturalmente con risultati esilaranti.
In effetti questo film si sarebbe dovuto chiamare "Annie fa la cosa giusta" (ironico), oppure "Il matrimonio della mia migliore amica", oppure  "Ricetta di un disastro" perche' la vera protagonista non e' Lillian col suo matrimonio ma Annie col suo precipitare sempre piu' in basso e iniziare a scavare quando ha raggiunto il fondo. Attraverso le sue disavventure il regista si prende gioco delle assurde convenzioni della societa' americana e allo stesso tempo cerca di sdrammatizzare la tragedia di una donna che ha perso quasi tutto. In qualche modo esiste una la possibilita' per Annie di rialzarsi e anche se lei non lo sa ancora, non tutto e' perduto.

Il regista e le due attrici principali sono parte del "Saturday Night Live", un nome una garanzia, quindi state certi, non e' fuffa. Ci sono delle scene davvero esilaranti, come il party di fidanzamento e il tentativo di Annie di attirare l'attenzione del poliziotto: come detto, Annie non conosce vergogna e il regista non ci risparmia l'imbarazzo di osservare i personaggi rendersi ridicoli. L'unico appunto e' che alcune gags le capiscono solo quelli che come me sono stati giovani negli anni 80: le due amiche di Piroggena avevano meno di 18 anni, per loro alcune cose devono devono aver provocato un'eruzione di punti interrogativi nel cervello.
Gli attori mi sono piaciuti tutti: le donne sono tutte brave, da Kristen Wiig (Annie) a Maya Rudolph (Lillian),
e la fantastica Melissa McCarthy nella parte di Megan. Una lode particolare a Rose Byrne, che interpreta la sofisticata e perfetta Helen: l'ho vista due giorni prima in "X-men First Class" e non riuscivo a credere che fosse la stessa persona che interpretava la ricca casalinga perfetta.
Chris O'Dowd che interpreta l'agente della polizia stradale innamorato di Annie ha gli occhi un  po' troppo vicini al naso ma e' innegabile che interpreta il suo ruolo molto bene.
L'unica cosa che mi e' spiaciuta e' non aver visto molto le altre due damigelle Wendi McLendon-Covey (Rita) e Ellie Kemper (Becca) che essendo agli estremi della gamma di frustrazione femminile avrebbero potuto regalare altre perle di comicita'.

Insomma, questo e' davvero un buon film, meglio della pubblicita' che gli hanno fatto e megli del suo titolo stesso. Potete guardarlo senza temere, vale la pena ed uscirete con un sorriso.

Sa Sebadas: Fischia il vento

Il perdurare (per altro gradito) del maestrale ci ha costretti a rinunciare alla spiaggia anche oggi. Così siamo partiti per l'ennesimo viaggio culturale, destinazione Tharros, penisola vicino ad Oristano che ci abbiamo messo quasi quattro ore a raggiungere. Mi sembra di passare un mucchio di tempo in macchina ultimamente, ma d'altronde se non vuoi star fermo in casa devi per forza prendere l'auto; poi,  anche distanze non rilevanti qui diventano abbastanza problematiche. Strano, perchè di strade ce ne sono un mucchio e di nuove ne stanno costruendo. Oggi ne abbiamo addirittura scoperta una che non è segnata sulla nostra mappa, un innesto su un'altra strada che abbiamo preso per errore (non manchiamo mai di sbagliare qualcosa).
Durante il viaggio si alternavano sole e nuvoloni, questi ultimi sballottati nell'aere come la nostra macchina sulla strada.
All'una siamo arrivati nella zona di Oristano, dove si trova una serie di stagni o lagune in cui vivono i fenicotteri rosa. Non ci siamo fermati però, schizzando dritti verso Tharros.
Nei ricordi di Speck (che ci sarà stato più di vent'anni fa, beato lui), l'area era totalmente incontaminata, mentre ora c'è una lunga passeggiata sul promontorio che porta a Tharros, ai lati del quale si stendono ventosissime e bellissime spiagge. La più scoperta era praticamente vuota, se si se eccettuano un paio di surfisti, mentre la più interna era sufficientemente presa d'assalto.

Schiaffeggiati dal vento siamo arrivati alla biglietteria, che una volta non c'era ("Ho parcheggiato qui l'altra volta!") e un signore molto gentile e loquace ci ha fatto i biglietti. Quando abbiamo rifiutato la visita guidata (perchè iniziava mezz'ora dopo), vedendo Speck col suo look composto di capi d'abbigliamento di surplus militare tedesco e lo zaino in spalla ci ha chiesto:
"Siete del ramo?"
"Sono già stato qui un sacco di volte..."
Iniziamo la visita, sempre rampognati dall'aria molto corrente.
Tharros è nata come città punica costruita su un insediamento nuragico abbandonato e successivamente divenne romana. Anche se  ne è stata scavata una bella porzione, tutto fa pensare che ci sarebbe ancora un bel pò di roba da scoprire. Una cosa che non avevo mai visto è il sistema delle fogne ancora perfettamente riconoscibile, grazie al fatto che la strada romana è praticamente intatta. Se ne può addirittura percorrere un pezzo piuttosto lungo per arrivare al Tofet, la collina funeraria. Fico, mettere i piedi su un'autentica strada romana!
Il giro dura circa un'ora, durante la quale incrociamo più volte due giovani fotografi che si portano a spasso un'attrezzatura completa dall'aria non proprio leggera e praticamente non scattano fotografie. Chiacchierano un sacco ma se si fermano lo fanno per pochi istanti, senza esplorare le varie possibilità dell'immagine. Mah.
Finito il giro di Tharros siamo ormai totalmente intontiti dal vento e decidiamo di tornare indietro, alla macchina. Prima di ripartire però barcolliamo fino alla chiesetta di San Giovanni, un piccolo edificio paleo cristiano molto semplice e suggestivo.
Al ritorno a casa scopriamo che le nuvole sono aumentate e addirittura da qualche parte deve pure piovere. Lo so che vi sembrerà strano che dica "addirittura" però qui in estate non piove mai.

Dopo cena andiamo a berci un mirto e poi ci spostiamo per andare a vedere la proiezione di un film sul territorio di Malfatano. Protagonisti erano alcuni pastori e pescatori della zona, persone vecchissssssime, macilente, che vivono come si viveva da queste parti cinquant'anni fa. gente che vive in canottiera e a quasi 100 anni si arrampica su e giù dalle scogliere per andare a fare il bagno in mare lontano dai turisti. Finito il cortometraggio, non poteva mancare il partecipato dibattito a cui han contribuito tutti, locali e turisti. La discussione, non molto saporosa per la verità, a tratti diventa surreale, come quando un tizio suppone che uno dei vecchietti sia un pò esaurito dato che racconta di aver visto i demoni...Alla fine comunque ce la caviamo alla grande resistendo fino all'ultimo intervento.
Mentre tutti vanno a mangiare, noi ce la filiamo, siamo stanchi morti...
Domani pubblicherò qualche foto, adesso è troppo tardi...

domenica 24 luglio 2011

Sa Sebadas: Sardegna e nuvole

Ieri finalmente siamo riusciti a fare il primo bagno. In una spiaggia incredibilmente vuota per essere sabato, io e Speck siamo arrivati, bianchi come due weisswurst, con zainetti e cappello di paglia. Da qualche giorno spira un piacevole maestrale che unito alle nubi che di tanto in tanto oscurano il sole rende più sopportabile il caldo ma tiene lontani i fanatici, quelli che in spiaggia arrivano alle 10 (meglio mezzogiorno che è più caldo) e restano ad arrostire leggendo un giallo di 1450 pagine comprato in edicola o a chiacchierare al telefonino, scofanando panini, pasta al forno e peperonata.
La Grotta di San Giovanni
Comunque, dopo un pò, vento o non vento ha cominciato a fare troppo caldo, così ho preso la via dell'acqua, sguazzando con le mie solite tecniche, due bracciate di rana, due di stile libero, due di dorso, un pò di morto a galla...Nessuna esibizione atletica, insomma. Rientrata alla base (leggi la stuoia di paglia), Speck ha pensato di avvicinarsi lui stesso ai flutti. Dopo qualche incoraggiamento sono riuscita a convincerlo a trasformare il prolungato pediluvio in una decente immersione in acqua. Cinque minuti, non di più, ma almeno s'è immerso fino alle spalle.

Oggi, vista la persistenza del vento ce ne siamo andati alla Grotta di San Giovanni, vicino ad Iglesias. Si tratta di una grotta gigantesca attraverso la quale era addirittura possibile passare con la macchina, anni fa. Oggi è rimasta la strada ma ci passano solo pedoni e ciclisti. E' una passeggiata di mezz'ora nel cuore della montagna, facile facile ma suggestiva, che sbuca dall'altra parte in un bosco.
Qui sotto potrebbe esserci un villaggio nuragico!

Il Nuraghe dimenticato
Dopo la gitarella ci siamo fermati al ristorante vicino all'entrata della caverna, dove abbiamo ripetuto l'approvvigionamento di Sebadas.
Poco lontano abbiamo visitato il Nuraghe Sa Domu s'Orco. Benchè recintato e ricordato da cartelli (incredibilmente abbondanti in questa zona) e guide, di fatto non è mai stato scavato e  di fatto non c'è molto da vedere. L'area è completamente abbandonata (sembra di poter veder arrivare Clint Eastwood a cavallo del suo mulo da un momento all'altro) e siamo entrati da un buco fatto nella recinzione da qualche bulldozer o grosso camion. Ci si sente un pò immersi in un'atmosfera ottocentesca, quando l'archeologia interessava a pochi nobili fessi ricchi e non era considerata una risorsa economica per il territorio. Mboh, forse è meglio così.

giovedì 21 luglio 2011

Sa Sebadas: Sebadas e Nuraxi

Ieri sera ci siamo spinti fino in paese per la serata delle Sebadas(frittelle sarde ripiene di ricotta): nella piazzetta le vecchiette locali friggevano mentre i vecchietti ballavano i balli tradizionali al suono di una  ripetitiva fisarmonica. Una piccola festa paesana che i turisti guardavano senza particolare interesse. Ma agli abitanti non importava molto. Speck ha preso un paio di Sebadas, poi, sorpreso dall'incredibile bontà, è scomparso ed è tornato con altre due.
E ieri è stata una giornata pazzesca, alimentarmente parlando. A pranzo siamo stati nel ristorante di una cooperativa di pescatori, dove abbiamo mangiato tre portatone di pesce (tra cui una frittura buona come s'è mai visto) a prezzo modico. La sera abbiamo voluto tenerci leggeri con una caprese, ma poi le Sebadas ci hanno dato il colpo di grazia. Oggi a pranzo sono rimasta praticamente digiuna e anche stasera non ho mangiato granchè.
Tra l'altro sto cominciando a farmi delle domande. Mi sento inciccita e mi chiedo se non sia perchè il mio corpo di gattara si sta adattando alla mia miciotta, Lena, 6 chili d'affetto e di pelo. L'abbiamo tenuta a dieta per mesi ma non abbiamo ottenuto praticamente niente, e ormai ci siamo arresi.
Non so se si capisce, ma Lena mi manca tanto.

Ma veniamo ad oggi. Non ci crederete ma non siamo ancora riusciti ad andare al mare. Sono già un paio di giorni che la mattina il cielo è nuvoloso, il vento ci dà dentro e scoraggia i bagni. O meglio, scoraggia Speck. Comunque, stamattina, viste le condizioni abbiamo deciso di puntare sulla cultura e siamo partiti alla volta di Barumini, dove si trova uno dei complessi nuragici più grandi della Sardegna. Nonostante Speck si vanti di conoscere perfettamente la zona continua a chiedermi di fargli da navigatore, cosa che non amo fare perchè non sono capace e se sbaglio sono scazzi. Puntualmente anche stamattina è scoppiato un litigio vulcanico (ogni tanto vorrei avere la webcam in macchina per farvi capire) e io sono finita con una mappa completamente aperta sulle ginocchia, persa in una marea di carta che dovevo gestire senza che finisse sul volante o in faccia a Speck.

Nonostante tutto siamo arrivati sani e Salvi a Barumini. Valeva la pena di andare così lontano, perchè il Nuraxi è veramente grande, imponente, e grazie alla guida abbiamo potuto entrare ed esplorarlo completamente. E' anche ben conservato, anche se tutte le capanne esterne ad esso sono semidistrutte. A pochi metri dal Nuraxi sorge il centro Lilliu, dove vengono organizzate mostre e conferenze. La più interessante che abbiamo visitato era di Costantino Nivola, artista sardo, scultore ed architetto, inventore di una tecnica molto particolare detta Sand Casting. Tra le cose più interessanti esposte (soprattutto foto, disegni e bozzetti) mi ha molto colpito il progetto per un monumento a Gramsci che purtroppo non fu mai realizzato.
Commoventi le fotografie di una mostra delle sue sculture che egli stesso curò portando i suoi lavori nel paese natio. Nivola si era trasferito negli Stati Uniti e lì viveva e lavorava. Eppure ebbe il coraggio di tornare nella sua città, ben sapendo che pochi sarebbero stati in grado di comprendere le sue opere. Pensate che all'inaugurazione, l'unico personaggio "importante" della città presente era il becchino, nè il parroco nè il sindaco si fecero vivi. Il motivo non lo so, però è impressionante come nonostante tutto lui, Nivola, sia sempre rimasto legatissimo alla sua terra e non abbia mai preso la cittadinanza Americana.

Ultima tappa della visita a Barumini è Casa Zapata: Speck è riuscito a farmi credere che fosse la casa di Emiliano Zapata, ma in realtà si tratta del palazzo di una nobile famiglia Spagnola che dominò la zona. L'edificio è bello, ma la cosa sconvolgente è che fu costruito sopra un nuraghe, un gigantesco nuraghe che oggi è possibile vedere dalle passerelle sopraelevate ed attraverso pavimenti di vetro. Una scelta veramente bizzarra quella del costruttore.
Nello stesso edificio c'è il museo delle Launeddas, un flauto tradizionale in canna di bambù. E' sorprendente come uno strumento così semplice possa essere così raffinato (sono esposti diversi modelli di tutte le tonalità) e così celebre nell'area. Esposti nelle vetrine ci sono metodi per le Launeddas, cassette, e fotografie di concerti tenuti al Jazz Festival di Zurigo con le Launeddas... Sorprendente, ammettetelo.
Mentre scrivo questo post si sta scatenando in paese il karaoke: urla disumane (tagliategli le corde vocali, per favore!) e musicaccia ad alto volume arrivano fin qui. Quando vogliono far casino anche questi tranquilli popoli mediterranei possono fare la loro parte....Buonanotte!

mercoledì 20 luglio 2011

Gemella Ciambella al cinema con: X-men first class

Dopo X-men parte terza, uscito ormai piu' di tre anni fa, mi ero rassegnata al fatto che a parte il primo film sulla saga mutante il resto sia e sarebbe stato solo irrecuperabile cacca. Invece ecco qua la sorpresa di "X-men first class". Il titolo e' un patetico gioco di parole che non mi ha impressionata per niente ma il trailer che avevo visto era decente. Detto fatto, chiamo il mio amico Cassato Siciliano e ci mettiamo d'accordo per andare a vedere l'obbligatoria versione originale al Cinestar di Potsdamer Platz.

Cassato Siciliano e' uno di quegli amici che mi sostiene nelle mie manie. Magari non le condivide ma mi ascolta quando vaneggio. Grazie Cassato, sei un vero amico. Ci compriamo un costosissimo pacchetto medio di pop corn (che pero' sfamerebbe Wolverine in un attacco di fame notturna) e via, sprofondiamo nelle nostre poltrone.

Il film inizia subito con la straziante descrizione della vita del giovane Magneto detenuto in un campo di concentramento nazista e torturato dal capo del campo (un incredibile Kevin Bacon cattivissimo, mefistofelico che parla davvero tedesco con un divertente accento). A diversi chilometri di distanza in Inghilterra, il giovane Charles Xavier scopre nella sua cucina una bambina mutante e la invita a restare con lui, diventera' la futura Mystique.

La storia si evolve negli anni 60' e senza preoccuparsi troppo di cio' che veramente e' successo nei fumetti Marvel, si delinea una trama  che portera' Xavier e Magneto a incontrarsi, diventare amici e combattere insieme per la liberta' del mondo e dei mutanti.
Cio' che mi ha stupito e piaciuto molto e' l'uso di uno stile e di una serie di tematiche tipiche di film anni 60' come lo spionaggio e il cattivo megalomane alla 007, la guerra fredda, la paura del nucleare, una moda audace, una certa disinibitezza di costumi, musichette ye ye molto piacevoli e certo, ovviamente super poteri!!
C'e' anche un pezzo di storia, la vicenda di Cuba e la crisi che porto' alle gravi tensioni tra USA e USSR, con tanto di filmati storici di John Kennedy. Il tutto e' integrato in modo piacevole e convincente nella storia.
                                                                            Il risultato e' davvero sorprendente: senza esagerare con questo stile retro', gli autori riscrivono la storia degli Xmen e ci raccontano molto di piu' degli eroi che conosciamo. Charles Xavier viene descritto come un affascinante telepate, generoso, corretto, coraggioso e persino carino e capelluto. Anche nei fumetti il professor X e' un tombeur de femme ma qui ha davvero il suo fascino e la sua pronuncia vale la visione del film in originale.
Magneto non e' solo torturato dal suo passato, e' anche un uomo di principi solidi e anche lui diciamo e' proprio un bel tipo (ah, la mia quindicenne interiore ha avuto pane per i suoi denti), un gentleman. Questa versione e' degna di essere seguita dal Magneto di Ian Mc Kellen in "X-men".
Mystique un po' come Rogue, non e' cosi cattiva come la dipingono, lotta con se' stessa per accettarsi e con lei anche gli altri giovani mutanti cercano il loro posto nella societa', ma tra una scena e l'altra sfodera vestitini anni 60' da urlo e proprio con Magneto avra' la sua prima esperienza sentimentale importante (UOOO!! colpo di scena!!).

Ci sono anche scene esilaranti come quella del reclutamento dei mutanti scovati in giro per il mondo, l'addestramento di Banshee e non mancano scene in cui mi e' parso di cogliere delle citazioni e degli omaggi al cinema: per esempio la scena di Emma Frost detenuta nella cella di isolamento speciale mi  ha ricordato la famosa scena di "Basic Instinct"; la stanza del governo d'emergenza Americano e' la fotocopia a colori di quella di "Dr. Strangelove"; una nave russa si chiama proprio "Alexander Nevsky". Forse casualita', forse no.

Ottimi gli attori: dai due protagonisti James Mc Avoy (Charles Xavier) e Michael Fassbender (Magneto), agli altri mutanti come Jennifer lawrence che si trova nel non facile ruolo di Mystique, al sempre grandioso ed imponente Oliver Platt nella parte di un "man in black" , fino a Kevin Bacon, bravissimo, odiosissimo, col suo naso da teschio e la sua faccia da sempreverde malefico. Ci sono anche divertenti camei qua e la'.





Il film appassiona, non vi serve sapere la storia degli X-men e anche se la sapete non resterete delusi (a meno che non siate dei freaks). Non e' un inutile sfodero di muscoli come invece si preannuncia Green Lantern che probabilmente concorrerra' insieme a Thor per il peggior film di super eroi inutilmente "tuttitestosterone" dell'anno. "X-men first class" e' davvero un buon film: lasciatevi sprofondare in una comoda poltrona del cinema e iniziate a sgranocchiare il pop corn e lo spettacolo ha inizio...

Ah! se i vostri i vostri bollenti spiriti da super eroe non fossero ancora sedati, troverete su questo link come farvi amico Magneto e altri super eroi!!

Sa Sebadas: in ferie con l'Alzheimer

Speck conosce benissimo la Sardegna. E al terzo anno di permanenza nella zona i luoghi mai visitati a qualche chilometro da casa sono pochi. Ma avevamo un chiodo fisso, il Bosco di Pantaleo, luogo mitico che continuavamo a cercare in lungo e in largo senza trovarlo mai. Colpa della segnaletica locale, scarsa e talvolta mendace. Ma noi non ci arrendiamo facilmente, e visto che oggi c'era veramente un vento terribile, abbiamo rinunciato alla spiaggia per dedicarci ad una nuova missione di ricerca. Abbiamo seguito come al solito la mappa e la cartellonistica. Poi, arrivati ad un bivio senza indicazioni, invece di proseguire dritti abbiamo fatto la mossa decisiva: chiedere ad una ragazza che stava pulendo il cortile di casa.
"La prima a destra!" ci ha risposto, e noi ci siamo messi a gongolare sicuri di avere fregato il Bosco di Pantaleo, ormai non poteva sfuggirci! Ancora qualche chilometro, ed eccolo, il famigerato Bosco!
"Ma..."
"Ma qui ci siamo stati l'anno scorso!"
"E' vero, mi ricordo..."

Come può essere che non ci ricordassimo di essere stati proprio lì non me lo spiego. Probabilmente lo scorso anno pensavamo di essere da qualche altra parte, magari ad una riserva naturale...Mi chiedo se conosciamo veramente i nomi dei luoghi dove siamo stati fino ad adesso oppure ci siamo fatti dei film personali...

martedì 19 luglio 2011

Sa Sebadas: il lungo viaggio verso le ferie

Lo scorso marzo scorrendo le tariffe dei traghetti per la Sardegna, io e Speck siamo rimasti allibiti: i prezzi rispetto al 2010 erano più che raddoppiati. Esclusa la macchina a noleggio, che Speck giudicava troppo costosa, abbiamo cercato di trovare un passaggio meno oneroso: partendo da Civitavecchia anzichè da Livorno si spendeva quasi come l'anno scorso. Aggiudicato.

Così domenica, consegnata Lena al nonno, ci siamo messi in moto. Dopo circa cinque ore di macchina abbiamo raggiunto la tappa intermedia, Viterbo. Qui avevamo prenotato una stanza ad un prezzo stracciatissimo in un ex convento ristrutturato. L'edificio è enorme, un incrocio tra l'hotel e l'oratorio, con giganteschi corridoi in pietra e lugubri cartelli grigi che indicano il ristorante, le sale convegni etc. per altro progettate dal Sangallo e /o dal Bramante. La nostra cameretta era piccola ma carina (anche se la ristrutturazione con il cubicolo del bagno evidentemente aggiunto in seguito avrebbe fatto gridare vendetta all'architetto di "Vendo casa disperatamente"). L'unico problema era il campanile, che suonava ogni quarto d'ora...OGNI QUARTO D'ORA! Quindi se erano le 5, ogni quindici minuti si sentivano 5 rintocchi, e poi un altro rintocco per ogni quarto d'ora. Da spararsi.
E la cosa va avanti notte e giorno, indistintamente. E' sorprendente che qualcuno abiti nei dintorni di questo posto.

Non proprio riposatissimi, il mattino dopo abbiamo preso la strada per Civitavecchia, che si classifica seconda dopo Latina tra le città più brutte del Lazio nella nostra personale classifica. La ricerca di un parcheggio ha portato via quasi un'ora e quando poi abbiamo trovato uno spazio nella sosta a pagamento, sul parchimetro non era indicata la tariffa, nè era possibile sceglierla.
Più che per turismo però, ci siamo avventurati per la città con l'obiettivo alimentare di sfuggire agli orrendi e costosissimi pasti dei traghetti. Abbiamo trovato un mercato rionale. Da un giovane panettiere rockettaro che aveva appesi i poster dei Ministri e la maglietta di Campovolo di Ligabue abbiamo comprato il pane e dalla salumiera accanto il prosciutto. Al bar le bottigliette d'acqua e nell'ultima bancarella una borsina termica. Operazione riuscita.

Poi, la solita, interminabile attesta al porto: non so se lo sapete ma io odio viaggiare, lo odio con tutto il cuore. Odio le attese, le file, le code, e credo che il traghetto in questo senso sia il mezzo di trasporto peggiore: vorresti essere primo per avere una buona posizione, ma dato che non sai mai che tipo di nave arriverà, potrebbe succedere qualunque cosa. Ieri, dopo aver atteso dalle 11.30 alle 14, ci siamo trovati a parcheggiare nel livello più basso della nave e all'uscita siamo stati gli ultimi ad emergere.
In compenso, almeno trovare la cabina è stato incredibilmente facile, così abbiamo potuto farci una dormita per recuperare la notte precedente e prepararci al resto del viaggio.

E' vero che da Civitavecchia a Golfo Aranci (dove arrivano le navi più economiche) ci vogliono "solo" cinque ore, però quando arrivi devi attraversarti in lungo l'isola per arrivare a Cagliari.
Siamo scesi dal traghetto alle 20, già abbastanza stanchi e affamati.
Ci siamo fermati per uno spuntino in un posto che si chiama "Ciccio Service", un benzinaio con bar come tanti, che però ha il marchio "Ciccio Service" dovunque, dai distributori di benzina alle magliette dei baristi. La cosa m'ha fatto simpatia, e anche la scritta all'entrata "Benvenuti da Ciccio".

Il paesaggio Sardo al tramonto...

Ciccio Service
Quando siamo usciti da Ciccio era ormai l'imbrunire. Il paesaggio era bellissimo e così mi sono lasciata scappare un "Eppure a me piace viaggiare la sera!". Per tale cazzata sarei stata duramente punita nelle 5 ore a venire: strada a due corsie (non una vera autostrada) senza illuminazione; Speck che per concentrarsi non accendeva la radio; indicazioni sbagliate (un classico sardo) che hanno generato il solito litigio sulla direzione da prendere verso mezzanotte; infine, una strada di montagna dalle infinite curve percorsa a notte fonda. Pensavo di essere ormai bloccata in un buco dimensionale nel quale mi sarei trovata a percorrere una strada senza fine dalla quale avrei visto il paesino senza poterlo mai raggiungere. Ma finalmente, all'una di notte eccoci arrivati. A pezzi, esausti, e con un giorno in meno di vacanze. Il tutto alla fine è costato poche decine di euro in meno che se avessimo prenotato la solita nave. Insomma, due fessi. Speriamo di rifarci. Questa è la settimana del Narcao Blues Festival e domani sera c'è la festa delle Sebadas. Tanto per cominciare.

venerdì 15 luglio 2011

Punti di vista

In questi giorni gira in tv uno spot che pubblicizza un aggeggio che aiuta a calcolare quando una donna è più o meno fertile. Ricordo che fino a qualche tempo fa quest'oggetto era pubblicizzato come un anticoncenzionale, mentre oggi viene presentato come un valido ausilio per le donne che non vedono l'ora di rimanere incinte.
Punti di vista, entrambi onorevoli. Però, diciamo che questa mossa è abbastanza sospetta ed evidenzia una volta di più la tendenza bacchettona di questo paese...

sabato 9 luglio 2011

Una privacy molto privata

Quando Speck riceve lo statino della pensione ne fa un'accurata scansione, individuando qualunque variazione nella tassazione: se le trova le imposte meno pesanti diventa sospettoso e comincia a fare analisi su analisi per capire dove stia la fregatura. Viceversa, se le trova aumentate parte con una lunga sequela d'improperi e lagnanze. Memorabili sono le sue sparate contro l'aumento delle tasse regionali, alle quali mi ha sottoposto per anni. Fino ad ora.
Infatti, con la più recente missiva ricevuta, tutti i particolari relativi al prelievo fiscale sono magicamente scomparsi. 
Mistero! Speck è immediatamente andato su tutte le furie, giustamente direi (anche se non nascondo un certo sollievo): occhio non vede, cuore non duole, cittadino non realizza pienamente l'indiscriminato aumento delle tasse.
Cerca che ti ricerca, abbiamo trovato nella lettera accompagnatoria la spiegazione. Ed è tutta da ridere! Suona più o meno così: "INPS, aderendo alle richieste del Garante sulla privacy ha stabilito che (...)la banca riceverà da parte dell'INPS solamente il dato relativo al netto in rata(...). Pertanto sul cedolino saranno indicati il lordo INPS ed il netto rata".
Praticamente, nessuno, nemmeno il diretto interessato può sapere il dettaglio delle tasse che paga... Come se andassimo dal salumiere e lui guardandoci in faccia ci desse un pacchettino di prosciutto che non sappiamo quanto pesa, ma ci fa un prezzo a forfait e siamo a posto così.
Non siamo a posto per niente! Visto che le tasse vanno pagate, il minimo è sapere a chi ed in quale quantità vanno, per poi essere in grado di giudicare l'operato dell'amministrazione e del governo. 
E' il minimo di consapevolezza che possiamo chiedere a noi stessi ed a chi ci governa, dove vanno a finire i nostri soldi.
Nell'era di Facebook in cui tutti rendono pubblico tutto, credo che la privacy sia una debole scusa per non farci notare quanto avviene letteralmente a nostre spese.

venerdì 1 luglio 2011

I Rantoli della moda di Gemella Ciambella: the Summer Horror!

Si, prendiamo in prestito da Kate Bush la musica di "Hammer Horror" e mettiamola come colonna sonora di questo post. Non so voi, non so come si presenti la moda nella vostra citta' ma qui a Berlino ci sono tante fantastiche varianti. Tra tante cose belle pero', anche tanti orrori che senza pieta' di moltiplicano tra le donne, probabilmente grazie a propagatori di fuffa a poco prezzo come H&M.
Cliccate sul disegno per vederlo grande
Eccovi tre esempi.

A- Uno sgradito ritorno dagli anni 80- parte prima
Eccoli qui, gli shorts di tessuto leggero e trasparente a minuti fiorellini su fondo nero o blu con elastico in vita. Questi sono davvero una delle cose piu' orribili che una donna possa indossare: la vita e' molto alta, proprio come negli anni 80 ed e' letale per le donne basse e/o fornite di grosse tette. Il risultato lo vedete nel disegno: il busto scompare e coloro che indossano questi shorts improvvisamente sembrano un paio di tette che cammina.
Orribili. Sono purtroppo reperibili anche nella forma di minigonna.

B- Uno sgradito ritorno dagli anni 80- parte seconda
Ma c'e' anche l'alternativa per ragazze piu' pudiche: gli orribili pantaloni fantasia lunghi di stoffe leggere con elastico in vita. Sono cosi brutti che quando li vedo addosso ad una ragazza mi sembra sempre una sciattona, anche se fosse Cindy Crawford sembrerebbe sempre una sciattona. Inutile cercare una fantasia che vi doni: questo e' un articolo che non sta' bene a nessuno. Sembrano i pantaloni del pigiama. Fiorellini minuti o fantasie geometriche flashano per la citta' accecandomi. AAAAHH! devo distogliere lo sguardo perche' sono davvero orrendi.


C-Quando una donna ruba nel guardaroba del suo uomo
Ecco, questo e' peggio dei primi due, se e' possibile. MI sfugge totalmente perche' una donna si dovrebbe vestire cosi, maglietta tipo Ed Hardy con orribili pantaloncini a gamba lunga a scacchi. Stanno male ad un uomo, figuriamoci ad una donna!! Sono bruttibruttibrutti! Dovrebbero essere messi fuori legge. Ma dov'e' la polizia della moda quando serve?! YAK! Il massimo della sciatteria, coronato quasi sempre da orribili grossissime scarpe da ginnastica...basta! Vi prego!