venerdì 28 settembre 2012

Che ne sarà di me

Domani a Milano ci saranno gli stati generali dell'assistenza ai disabili sensoriali, cioè sordi e ciechi. Milano è per i sordi un luogo funesto per questo tipo di riunione, giacchè fu proprio qui che nel 1880 si svolse il congresso che decretò l'imposizione del metodo oralista e la proibizione della Lingua dei Segni. Comunque la si pensi, quella fu una sciagura.

Quindi, pensate come mi posso sentire quando penso che domani saranno dettate le linee guida per l'assistenza ai sordi e ai ciechi nei prossimi anni. L'ultimo anno ha fiaccato tutto il mio entusiasmo e mentre tornavo a casa dal Veneto per riprendere servizio a Milano, mi sono detta che questo sarebbe stato l'ultimo anno come assistente alla comunicazione.

Ci sto lavorando. Come ho scritto nel post precedente, voglio un'alternativa, non ho più la forza di sostenere il continuo stress di un lavoro che dura otto, nove mesi, poi finisce e non sai se lo riprenderai, a quali condizioni, con quale stipendio (ogni anno diminuisce). Sono stanca di fibrillare, di preoccuparmi per tre mesi di cosa sarà di me nei nove mesi successivi e poi ancora disperarmi per nove mesi. Vorrei diventare sindacalista, ma non credo di avere le energie per assorbire altra frustrazione, altra rabbia oltre alle mie. Voglio una carriera che mi faccia progredire, un lavoro che mi dia soddisfazioni, sia economiche che di risultati.

Però mi accorgo che voglio sempre continuare con le persone sorde. E' una specie di malattia. Mi dico che basta, ho bisogno di un lavoro serio, e poi mi sveglio alle 5.45 del mattino e prendo un treno che mi costa in tre settimane più di quanto guadagno in un mese per andare all'università a studiare Linguistica applicata alla Sordità. Continuo a pensare a nuovi progetti da proporre a qualcuno (chi?) per migliorare il rapporto tra sordi e udenti, per migliorare la vita dei sordi. Studio, accetto questo lavoro incerto mal pagato, per lavorare coi sordi.

Ci sono altre cose che voglio fare nella vita oltre  questo, ma questa è una delle cose che mi piacciono di più

martedì 4 settembre 2012

208 Euro

Mi telefona la cooperativa per cui ho lavorato lo scorso anno: vogliono rinnovarmi il contratto, anzi, vogliono farmelo a tempo indeterminato. Uao, penso, chissà dov'è il trucco. A poco a poco mi raccontano che sono 12 ore la settimana, ma in attesa di un caso complementare non arriveremo nemmeno a 10. E fatti due conti, il mio mensile sarà di circa 208 euro. Mi chiedo che cosa lavoro a fare. Mi chiedo se abbia un senso continuare con questo lavoro, al quale ho dato più di quanto meritasse e dal quale ho avuto ben poco. Tanta energia buttata, per come la vedo in questo momento.
Non ce la faccio più, voglio un'alternativa, una qualunque.