martedì 24 settembre 2013

Berlino e i tempi che corrono

Anche a Berlino la festa per i giovani e gli artisti e' finita: i prezzi sono saliti esponenzialmente negli ultimi anni e non accennano a fermarsi, anzi!

Oggi guardavo le offerte per trovare un atelier dove lavorare: 220€ per una scrivania in Mitte, 360€ per un atelier in Schlesisches Tor e cosi via, sotto i 200€ non si trova una cantina dove poter dipingere in pace.

Dobbiamo ringraziare per questo gli investitori (leggi anche "speculatori"), i grandi, da paesi come la Danimarca e il Lussemburgo, e i piccoli come i comuni cittadini Italiani, che hanno comprato tutto per  lucrare, trasformando la citta' in un dormitorio per turisti.

Adesso il flusso di artisti e giovani si sposta a est, verso Varsavia e altre citta' dove la vita costa meno.
Fino a quando un altro flusso di speculatori si muovera' per distruggere la loro citta'.

Capirete che oggi sono di pessimo umore.

giovedì 12 settembre 2013

Pietre Fasulle

Attenti a questi due
Il crack Parmalat è stato un disastro economico quasi epocale, non solo per il marchio coinvolto, non solo per l'entità del danno ai piccoli risparmiatori, ma perchè ha messo definitivamente in luce anche in Italia un sistema di gestione finanziaria che chiamare disinvolta è dire poco e che è alla base dell'attuale crisi economica. Falso in bilancio, fondi in depositi off shore, Caymans, derivati. Termini tristemente noti che probabilmente fanno ribollire il sangue di coloro che in questa faccenda hanno perso il loro sudato denaro.

Dunque “Il gioiellino” può servire non solo per comprendere meglio quanto effettivamente accaduto, ma anche per tenerne viva la memoria, visto che il sistema -nonostante tutto- da allora non è cambiato.
La LEDA è un'azienda florida, un gioiellino dell'economia nazionale basato non solo sul prodotto, ma anche, come ripete continuamente il suo proprietario Restelli, sui valori. Ovviamente anche sul profitto, che lui difende blandendo qualche politico minore. A capo della contabilità c'è il ragionier Botta (Toni Servillo), devoto al lavoro, scorbutico, che nonostante qualche sveltina con la segretaria passa la maggior parte del tempo in ufficio e a casa è solo, ascolta musica commerciale anni 70/80 e si diletta di buoni vini.
Leda è arrivata al punto in cui un'azienda ha tre opzioni: morire, vivacchiare o fare il botto. Un marchio americano si offre di acquistarla, ma Restelli si oppone e decide di tentare il grande salto allargandosi al mercato dell'Est europeo. Ma queste sono manovre costose e il proprietario, oltre ad assorbire la parte dell'azienda della sorella (che voleva vendere) deve oliare i politici del luogo, piuttosto voraci. Da qui parte la cavalcata disastrosa di un'azienda che comincia subito con il farsi sopravvalutare le azioni al suo ingresso in borsa per rastrellare più fondi possibile, e in fretta. Le cose degenerano e Restelli, coadiuvato dal recalcitrante ma fedele Botta si addentra in una giungla
di corruzione e tranelli finanziari in cui le banche concedono prestiti a condizione che parte dello stesso denaro vada a coprire gli ammanchi di imprese di parenti o amici oppure che sia investito in una serie di operazioni sui derivati. Il finale della storia lo conosciamo tutti, e non è allegro.
Tra i pregi del film v'è certamente la chiarezza di esposizione di questioni tutt'altro che facili da comprendere per chi non sia esperto (anche se ammetto che guardare il film con un ex bancario come Speck accanto aggiunge un certo divertimento alla visione). Toni Servillo e Remo Girone brillano nelle parti borderline del film, uomini di discutibile moralità ma nei quali si trova nostro malgrado qualche lato apprezzabile: Restelli compie nefandezze che trascineranno nel baratro non solo la sua azienda e i suoi dipendenti, ma anche migliaia di famiglie di risparmiatori, tuttavia è sincero quando parla di valori (anche se, per salvare la sua fabbrica di valori è pronto a tradirli); mentre l'abnegazione di Botta verso Leda non si ferma nemmeno di fronte alle grazie della nipote di Restelli (una piuttosto scarsa Sarah Felberbaum)- ragazzotta rampante con una laurea in economia e commercio e la bocca piena di termini inglesi che non si fa scrupoli a rubare all'azienda dello zio- e lo porterà a lavorare per la ditta fino al momento in cui verrà arrestato. Gli uomini che hanno ispirato i personaggi sono probabilmente molto meno positivi e simpatici.
Andrea Molaioli, già autore de “La ragazza del Lago” (bel film con Servillo con i baffi) dimostra una certa gratitudine verso Paolo Sorrentino, a partire dalla colonna sonora per arrivare alla scena della notte in cui tutti i documenti compromettenti delle operazioni di Leda vengono distrutti dai suoi solerti impiegati, ma -visto anche il tema- è decisamente meno lirico, più concentrato sui fatti.
Nel dvd è anche contenuto un simpatico mockumentary dal titolo “The Fake Gem” in cui il regista e i suoi protagonisti raccontano la vera storia di Leda/Parmalat.


sabato 7 settembre 2013

Il mio primo vestito

Ho lavorato un mese, cucito, scucito, ricucito, mi sono disperata con i calcoli e le taglie ma finalmente ecco il mio primo vestito! Con tutti i suoi difetti sono orgogliosa di me!

mercoledì 4 settembre 2013

Estate senza fine

L'ho già scritto, per me l'estate non è un momento allegro. Tutte quelle storie sul caldo, il sole, la spiaggia, non le ho mai condivise. E' vero, da piccola giocavo in cortile, andavo in bicicletta e io e Ciambella venivamo scarrozzate fino alla riviera adriatica per due, tre settimane di bagni e giochi nella sabbia, ma c'è sempre stato un fondo amaro nell'estate. Non so perchè. Comunque crescendo le cose non sono cambiate, semmai peggiorate. Dopo un anno di lavoro la funzione dell'estate è di resettarmi i neuroni, calmare le ansie (ahah!) e recuperare energie. Quello che accade è che durante i primi 15 giorni (che di solito passiamo all'estero, ma quest'anno no) emergono tutte le nevrosi accumulate, faccio una serie di bilanci di vita e sclero. Poi, il mese successivo sono molto più rilassata, mentre le ultime tre settimane comincio ad avere delle crisi d'ansia al pensiero di tornare al lavoro. E' quello che sta accadendo ora. Ogni anno ricado nelle stesse dinamiche (e anche questo l'ho già detto), ogni anno peggio, un pò per il logorìo e un pò perchè bene o male il tempo passa. Quest'anno sto cercando di essere più fredda, di valutare più pragmaticamente il mio comportamento. Ad esempio, nel 2012 sono andata in paranoia perchè avevo paura di non avere lavoro e così mi sono affannata, ho accettato casi che NON AVREI DOVUTO ACCETTARE e il risultato è stato devastante. Quest'anno sto cercando di tenere a bada l'ansia e non prendere qualsiasi cosa. Mi sono resa conto che il mondo del lavoro in neanche 10 anni (ho lasciato la banca 6 anni fa) è cambiato totalmente, e di quanto questo sistema di contratti a termine e a progetto generi ansia e una dipendenza psicologica dai datori di lavoro; una dipendenza insana che riduce e infine annulla la volontà d'iniziativa, il ricambio stesso delle energie lavorative. Se poco tempo fa un giovane lasciava un posto di lavoro, poteva subentrargli qualcuno anche migliore. Oggi è tutto al ribasso, un laureato vale lo stesso di una persona che non ha neanche la licenza superiore. Anzi, pare che alcuni laureati omettano questo diploma nel curriculum perchè è un ostacolo anzichè un titolo di merito nella ricerca del lavoro (ahahah! E dire che mi sto facendo un culo così per laurearmi alla mia età!). E poi tutto dipende o sembra dipendere dal denaro: uscire di casa, farsi una famiglia, andare in vacanza, costruirsi un futuro. Perciò, siamo disposti a scendere molto, moltissimo nelle nostre aspettative professionali per uno stipendio, per quanto misero. Abbiamo consegnato il nostro potere decisionale, sulla nostra vita, ad un sistema che ci toglie qualunque prospettiva (e io lo so perchè faccio un lavoro che come prospettiva unica ha quella di continuare a fare questo lavoro, senza scatti economici e di carriera, con lo stesso identico stipendio di una persona che inizia ora a farlo). Sembra banale, ma è vero che ormai tutto viene mercificato, che il denaro è la nostra unica preoccupazione, anche la mia, che pure non ho Ipad, uso un telefonino vecchio di cinque anni e non ho nemmeno la macchina. E forse questo è ancora più grave, perchè non ho desideri (a parte i libri) che giustifichino questa ansia, non ho diritto di sentirmi così oppressa, e proprio perchè di fatto non ho professionalmente quasi nulla (se non un'esperienza e uno studio che sembrano non contare una sega), non dovrei sentirmi impedita nel tentare nuove strade, non dovrei aver paura di perdere nulla. E' questo il furto più grande che è stato perpetrato ai danni di tutti, vecchi e giovani, la spensieratezza e la fiducia. Che non è fare finta che non ci siano problemi e passare il tempo a bere Negroni in Corso Como, non è guardare trasmissioni dementi e credere alle promesse ormai logore, vecchie e nuove, ma affidarsi al flusso della vita sapendo che in qualche modo ci penserà lei. In questi sette anni non abbiamo perso solo potere d'acquisto, abbiamo perso il potere di fregarcene, di essere diversi, di essere noi stessi in barba al “trend” generale. Forse a dire qualche no ci sarebbe più da guadagnare che da una montagna di . Tanto vale tentare.