mercoledì 31 dicembre 2014

2014 al cinema con Gemella Frittella

Speck non ama andare al cinema (“E' troppo buio, si può solo guardare il film”): meno male che ho delle amiche cinefile, grazie alle quali quest'anno ho battuto il mio record di visioni cinematografiche, ben 7!!! Tenete presente che a volte non vado al cinema per anni interi, quindi non fate quella faccia. E siccome di “A proposito di Davis” e “Her” ho già parlato in questo post, vi lascio alle mie impressioni sulle altre cinque pellicole...

Grand Budapest Hotel
Sono rimasta sorpresa dall'atteggiamento di sufficienza che alcuni miei amici hanno nei confronti di Wes Anderson e dei suoi film. Mi è veramente difficile immaginare come non si possa apprezzare la sua fantasia visiva e cromatica, le sue trame che si espandono come ragnatele e trovano sempre una chiusura “rotonda”, la sua gentile malinconia. “Grand Budapest Hotel” è forse l'apice della sua opera sin qui, in cui tornano i temi favoriti dell'orfano, dei genitori adottivi e dello sradicamento esaltati da colori sfavillanti (rosso, viola, rosa) e da un cast fantastico: Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Bill Murray, Edward Norton, Harvey Keitel, eccetera, eccetera. Compaiono in ruoli inaspettati, anche solo per un cameo, come ci ha abituato Anderson. La storia dell'aspirante fattorino Zero e della fantasmagorìa di personaggi che ruota intorno a lui è ispirata alle opere dello scrittore Stephan Zweig, autore austriaco di origini ebraiche che raccontò lo splendore culturale dell'Europa precedente alla Seconda Guerra Mondiale, di cui il Grand Budapest Hotel è simbolo. Il suo declino è quello dell'anima dell'Occidente, che ancora oggi esibisce inconsciamente le cicatrici di quel conflitto. “Grand Budapest Hotel” è un caledoscopio colorato e divertente che dissimula i drammi del mondo e delle persone, che racconta il passato e -anche se non sembrerebbe- il presente.

Gigolò per caso
John Turturro, quasi raggiunti i 57 anni (e nel migliore dei modi), voleva realizzare due sogni: 1) lavorare con Woody Allen e 2) fare il figo almeno per una volta. Così ha messo insieme un film incredibilmente somigliante come struttura a quelli di Totò e Peppino degli anni 50-60: una trama leggera (per non dire esile), e innegabilmente soporifera in cui si muove con l'aria stupita di uno che non ci crede a quanto sta rendendo felici ricche donne annoiate, spezzata dalle surreali incursioni comiche di Woody, forse non improvvisate come quelle del nostro comico nazionale, ma allo stesso modo i soli momenti in cui ci si risveglia dal torpore. Curiosa l'ambientazione nel quartiere ebreo ortodosso e la famiglia mista di Allen, due particolari che cercano di dare un minimo di brio ma purtroppo trattati superficialmente. Spaventosa Vanessa Paradis con un'enorme parrucca e due occhi da acido che fanno paura. Il trailer è più che sufficiente.

Maps to the stars

Da sempre David Cronenberg usa corpi e paesaggi per distorcere la realtà. In “Map to the Stars” si serve del panorama fittizio di Hollywood e delle membra ustionate di Agatha Weiss, una giovane scampata a un incendio da lei stessa appiccato, che vi si reca per cercare la propria famiglia. Il suo arrivo nella città delle stelle mette in moto un inesorabile meccanismo Tolemaico che svela la natura profonda e orribile dei suoi abitanti, e trasformerà la ragazza in un catalizzatore attraverso cui l'ineluttabile tragedia (e redenzione) si compiranno. Utilizzando i meccanismi e gli archetipi del teatro greco Cronenberg costruisce il film attorno al nucleo di un mistero che non verrà risolto. Mia Wasikowska e Julianne Moore fantastiche.

In ordine di sparizione
Nils è un uomo pacifico, ha una famiglia e guida uno spazzaneve col quale mantiene praticabili le strade attorno a un villaggio in Norvegia. Suo figlio, che vive in città, viene coinvolto per errore in un regolamento di conti tra spacciatori di droga e ucciso. Nils decide di vendicarsi e con l'incoscienza della disperazione e la fortuna dei principianti finirà per scatenare una faida sanguinosa tra la mafia locale (responsabile della morte del figlio) comandata dal “Conte” (elegante, psicopatico e vegano) e quella serba, agli ordini di un fantastico Bruno Ganz. Divertente, paradossale e sanguinoso, “In ordine di sparizione” si avvicina per certi versi alle opere dei Fratelli Coen, mantendo però un'autonomia di stile del tutto nord europea. Peccato sia stato poco valorizzato dal circuito delle sale cinematografiche, toccherà recuperarlo in dvd.

Magic in the moolight
Mai sottovalutare il genio di Woody Allen, mai farsi ingannare dall'apparente leggerezza delle trame, dai giganteschi occhi blu della giovanissima protagonista, dal fascino (e dalla splendida pronuncia inglese) di Colin Firth, dalla luce calda della Costa Azzurra: la mano è più veloce dell'occhio e mentre vi incanta con una messa in scena semplice ma di sicuro effetto, vi serve una mano di tarocchi sul destino dell'uomo, sulla morte e sul senso dell'amore e della vita. L'universo è un gelido, spaventoso baratro? Forse. Ma allora perché torturarsi nella consapevolezza? Meglio l'illusione, meglio credere a una favola che alla terribile realtà. Forse. L'abilità, l'esperienza (e le domande) di un regista ottuagenario e la levità (qualcuno la chiamerebbe “freschezza”) di un ventenne si combinano in un gioco di specchi tanto classico da far credere al pubblico di essere prevedibile. Ma anche questo, come l'elefante che scompare nella scena iniziale, è un trucco, una magia che alla fine ci sorprenderà. Bello, anche in lingua originale.


sabato 27 dicembre 2014

Christmas, the days after

Allora, eccoci qui. Scartati i regali, ripuliti i piatti, salutati i parenti. Ciambella e Brotchen sono partiti alla volta di Amburgo dove hanno festeggiato con la famiglia di lui, mentre io e Speck stiamo mettendo mano agli avanzi e godendoci i nostri regali. Tra quelli più gustosi i Bootleg Series n. 10 e 11 di Bob Dylan e un paio di scarpe vegane super stilose. Tra i libri due classici francesi: "Lo straniero" di Camus e "Thèrése Raquin" di Zola. Mentre Lena sonnecchia, fuori infuria una bufera di neve. Quest'anno devo dire che il palinsesto televisivo mi sta deludendo: a parte "Una poltrona per due" trasmesso alla Vigilia da Italia Uno, mancano all'appello tutti i classici del periodo, da "Tutti insieme appassionatamente" ai "Ritorno al futuro" alle commedie americane degli anni 40-50 in bianco e nero...Sembra che i canali televisivi non risentano del periodo festivo, il che m'infastidisce. Sinceramente il Natale televisivo dovrebbe essere rassicurante, ripetitivo, immobile. I film e i cartoni animati classici dovrebbero tramandarsi di generazione, con aggiunte per restare al passo coi tempi, ma con alcuni punti fermi, come quelli citati sopra. Invece ecco come sempre l'ispettore Cordier e SOS Tata su La7, i War Movie del sabato su Rai Movie e gli Affari di Famiglia su Cielo. Meno male che ci sono i dvd, mi affiderò a quelli.
Ogni tanto accendo la radio e ascolto qualche dibattito sulle candidature per la Presidenza della Repubblica. Il pubblico sembra seguire tutto la linea della disperazione: telefonano proponendo nomi anche condivisibili ma del tutto improbabili (Gino Strada, Tina Anselmi...) e tutti ci tengono a specificare che i politici gli fanno schifo. Da una parte mi posso associare, dall'altra mi sento un bel po' stufa di queste lamentele. E' evidente che la vita va in una direzione e la politica in quella opposta, detto questo mi sto convincendo che meno mi preoccupo di questa gente meno potere avrà sulla mia vita. Illusione? Non lo so. Penso che persone come Gino Strada siano quello che sono anche per questo motivo, fanno quello che devono e che vogliono fare senza preoccuparsi della politica. Credo che se tutti smettessimo (io per prima) di farci trascinare dall'emotività del momento...ne gudagneremmo. Intanto fuori continua a nevicare...
Ci attendono ancora il Capodanno e poi l' Epifania, quindi Buone Feste, gente!