venerdì 28 febbraio 2014

La pedagogia e Gemella Ciambella

Forse non tutti sapete, che qualche volta insegno video ai bambini di una scuola elementare.
La scuola ha un paio di alberi in giardino.
Oggi entro in classe per fare la mia lezione ed entrano i primi bambini. Dato che la temperatura dei termosifoni era regolata su "ben cotto-croccante", uno dei ragazzi apre la finestra per rinfrescare l'ambiente.

Improvvisamente rientra l'insegnante che mi ha preceduto e intima "No, no! non aprire cosi tanto la finestra!!"
e poi ci spiega che "davanti alla finestra corrono spesso gli scoiattoli! Sono incontrollabili e se mordono portano la RABBIA! E i bambini poi si spaventano!".

A questa spaventosa rivelazione, il mio cervello ha prodotto i seguenti pensieri:

-Oooooh, scoiattoli, che caaaaaariniiiiiiiii!!
-La rabbia?! che sciocchezza, piuttosto non vorrei che uno scoiattolino restasse prigioniero nella classe,
 sarebbe terribile!!
-Da quando in qua i bambini sono spaventati dagli scoiattoli?!
-Gli scoiattoli, che caaariniiiii!
-Un attimo, allora abbiamo gli SCOIATTOLI MANNARI qui a scuola? Maccheffigata!! John Carpenter ci farebbe un film fichissimo!
-E poi gli scoiattoli sono cosi caariniiii!

Per fortuna pero', nessuno mi ha potuto leggere nel pensiero.

domenica 16 febbraio 2014

A volte ritorno

Quando ho chiamato mia madre e le ho detto che tornavo a lavorare in banca ho sentito la sua voce riempirsi di meraviglia:
"Dici sul serio?! Non mi prendi in girooo?"
In effetti sono stata un pò sleale a presentarle la situazione in quel modo, ma dopo aver sopportato anni di borbottii e malumori per la mia scelta di mollare il posto fisso volevo vedere che effetto le avrebbe fatto. E' vero, da una settimana lavoro in banca e ironicamente nella stessa banca dalla quale me ne sono andata ormai otto anni fa, ma non sono più un'impiegata; collaboro ad un progetto di ricollocazione di lavoratori svantaggiati.
Subito dopo aver telefonato alla mamma ho informato i miei amici e le loro reazioni sono state tra lo stupito e l'incredulo. Un ex collega mi ha scritto "Ho perso dieci anni di vita", un'amica che ho conosciuto in ufficio si dispiaceva perchè è in maternità e non ci possiamo vedere. Solo il Pizza ha risposto, inorridito: "Ma sei sicura di volerlo fare?" temendo che volessi rientrare nei ranghi della vita impiegatizia. Confesso che mi sono divertita a vedere le loro facce e leggere le loro email, e pure che ero curiosa di rivedere la banca dall'interno, per vedere se era come la ricordavo. Quando lunedì scorso sono passata dai tornelli ero abbastanza tranquilla, anche se non sapevo bene cosa aspettarmi da questa nuova occupazione. Ora che i compiti si sono chiariti e vedo le persone che seguo occupate in mansioni abbastanza simili a quelle che svolgevo io, ora che mi sono guardata bene intorno e ho osservato gli impiegati degli uffici nei quali lavoro, posso dire che nulla è cambiato. Ma proprio nulla. Nè il colore dei muri nè i poster appesi alle pareti (recuperati probabilmente da qualche agenzia) nè gli armadi di metallo grigio nè i lugubri neon appesi al lugubre soffitto a pannelli. Pensare che avrei potuto passare tutti i giorni della mia vita di lavoratrice in un posto del genere mi dà i brividi. E nonostante il tempo passato e l'avvicendarsi delle mode neppure il modo di vestire è cambiato, si limita a tentare di essere accettabilmente e pudicamente sexy pescando dagli scaffali dei negozi delle grandi catene che ci sono in centro, scegliendo nuances che vanno dal grigio al nero, al marroncino, al grigio, al nero. Pure le persone sembrano le stesse, anche se devo ammettere che negli uffici dove ho lavorato si parlava molto più spesso di calcio e si facevano più battute a sfondo sessuale. Ma negli anni il personale s'è ridotto e non c'è tempo come allora per cazzeggiare. Una cosa però mi ha colpita: mentre dove mi trovavo io le persone disabili erano accettate e spesso i colleghi si prendevano carico per solidarietà di compiti non loro, ora, con il diminuire degli impiegati e l'aumento del lavoro pro capite, questa solidarietà sembra perduta. In ogni caso, tornare e poter guardare col distacco dell'occhio esterno quello che ho lasciato, è divertente e in fondo conferma che ho fatto la scelta giusta, in ogni caso.