sabato 24 dicembre 2016

Un anno abbastanza terribile

Chi segue (o seguiva) questo blog avrà notato quanto poco sia stato pubblicato in questo 2016. Non si è trattata solo di pigrizia, ve lo assicuro. Da un paio di anni in qua Ciambella si è disinteressata della gestione del blog, per motivi sacrosanti che non ha bisogno di spiegare. Dal mio canto, non ho voluto strombazzare il matrimonio mio e di Speck (nel 2015) perché non ce n'era bisogno e gli accadimenti successivi, se descritti, sarebbero stati solo repliche di vecchi post, quindi una gran noia.
Spesso ho aperto il blog pensando Adesso scrivo un post sull'immigrazione, sul referendum, sul lavoro coi disabili... ma alla fine più che la voglia di scrivere m'è mancata quella di lamentarmi e forse anche di mostrare alcuni cambiamenti nel modo di vedere le cose che mi hanno molto addolorata ma che alla fine ho dovuto accettare, seppure con difficoltà. Perché, innanzitutto, quando si cambia opinione su certe cose è perché ci si sente traditi da ciò che abbiamo creduto giusto e ci tocca dare ragione a un'idea che mai e poi mai avremmo voluto appoggiare. Chissà se riesco a spiegarmi. Vi dico solo che quando ho ascoltato Questa canzone ho pensato "Eccomi qua!", almeno per certi versi.

A parte questo, il 2016 mi ha portato diverse batoste, soprattutto di quelle sottili come una coltellata nel fianco, che non capisci da dove è venuta e quale necessità ci fosse di rifilartela. Roba di lavoro, che mi ha convinta che è tempo di cambiare, pure se non so quale direzione prenderò. Sono consapevole che le carogne e le persone disoneste si trovano dappertutto, solo che quando ci si ha a che fare in certi ambienti tutto appare più squallido.

A fine estate se n'è andata l'amata Miciccia, la gattina dei miei genitori: è un dolore potente, che ha sorpreso anche me che amo gli animali e che non trova consolazione.

E poi siamo stati tutti schiaffeggiati dalla perdita di David Bowie, Prince e tutti quei talenti la cui presenza era una guida, una consolazione, e che ci hanno lasciati a volte in maniera così assurda e inaspettata che ancora adesso non ci siamo ripresi dallo shock.

Se dovessi citare qualcosa di positivo di quest'anno dovrei pensarci un po' e poi vi direi che ho cucito molto più del solito, mi sono re-iscritta all'università, ho imparato delle cose e ne  ho capite di me... Bob Dylan ha ricevuto il Nobel per la letteratura, ma chi conosce la storia sa che è stato candidato e ricandidato per anni e -chissà perché- gli hanno sempre preferito scrittori oscuri che nessuno sa chi siano. Le polemiche e l'indignazione di alcuni (non escluse persone amiche) a noi Dylaniani fanno sorridere. Mentre lui, Bob, se ne frega proprio e lo ha dimostrato ampiamente. 
Mah, nonostante tutto vedo in tutto questo lasciare la spinta per proiettarsi oltre ciò che è stato finora e magari affrontare quanto che arriverà con i nervi un po' più saldi. Anche se una cosa che ho imparato quest'anno è che veramente può succedere qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. 
Buone Feste.






martedì 24 maggio 2016

lunedì 28 marzo 2016

Zombie Mixer

Entrare nella cucina di Speck è un po' come fare un viaggio nel tempo, ci si possono trovare alcuni interessanti reperti archeologici. Il mio preferito, diciamo così, è un piccolo frullatore risalente a quasi quarant'anni fa. Speck lo usa da sempre per grattugiare il formaggio per il risotto, noci e nocciole e di tutto un po', e ormai il povero elettrodomestico è esausto. Ricordo quella volta che un'amica portò a casa nostra avocado e lime per fare il guacamole, e nonostante i frutti fossero maturi, dopo diversi tentativi di ridurli in crema con il frullatore in questione, finì con lo schiacciare la polpa con una forchetta. Speck disse che la colpa era nostra, non sapevamo come usarlo: bastava scuoterlo come uno shaker mentre frullava.
L'amica ribatteva che l'oggetto vintage avrebbe fatto un'ottima figura in una vetrinetta decorativa, ma era del tutto inutile per cucinare. Non sono proprio riuscita a darle torto.

Due settimane fa ho sentito un borbottìo provenire dalla cucina: Speck stava cercando di rianimare il povero elettrodomestico, inutilmente. Onore al caduto, finiva un'era e c'era una concreta speranza che un nuovo frullatore, con nuove funzionalità e lame affilate, arrivasse a casa nostra.
Così pensavo. Ma come in un film di Sam Raimi, quando un finale glorioso si profila all'orizzonte e l'eroe (io) ci si sta avviando sorridente, da un muro spunta la mano insanguinata di uno zombie, e in questo caso la mano regge il mefitico frullatore. Novello dottor Frankenstein, Speck è infatti riuscito con ammirevole abilità a ridargli vita, e da quel giorno, inceppandosi e tossicchiando ogni tanto, il malefico aggeggio è tornato in azione (si fa per dire).
Pensavo che non sarei mai riuscita a liberarmi di lui. Poi, una sera, ho sentito nuovamente un borbottìo provenire dalla cucina. Sono corsa a vedere e la scena della tentata resurrezione del frullatore mi si è ripresentata. Speck lo aveva smontato e cercava il guasto. Trovatolo, aggiustatolo, rimontava il tutto, ma a quel punto non funzionava più. La cosa si è ripetuta una decina di volte, con il povero tecnico riparatore sempre più frustrato dalla resistenza alla rianimazione.

Qualche giorno fa sono rientrata dal lavoro e il frullino zombie non c'era più: sconfitto nonostante il suo impegno, Speck lo ha buttato via, ed è un peccato perché, come diceva la mia amica, si poteva sempre tenere come cimelio, oggetto di design da esporre. Ma se una notte dovessi sentire un frullare nell'oscurità...
Il frullino della palude nera