giovedì 22 aprile 2010

Gagagagaga 4 :just for fun!



Ciambella e Frittella l'avevano detto, Lady Gaga sarebbe un'ottima Barbie. Ecco cosa ha realizzato un artista ispirandosi alla nostra eroina:
http://www.flickr.com/photos/veik11/sets/72157621855594581/detail/

Gagagagaga 3: chiacchere da bar




Pensavamo che il contributo di Lady Gaga a questo blog si fosse esaurito, invece ecco un altro tassello della storia che magicamente, senza chiedere si mette al suo posto.
Sabato scorso eravamo al bar del Mario a pranzare. Mario, come ricorderete se avete letto il post dello scorso anno è anche musicista, e conosce bene l'ambiente della musica leggera italiana.
Eravamo lì che parlavamo del più e del meno e non so come vien fuori Lady Gaga. Dopo un pò di discussione sui meriti della fanciulla, Mario ci rivela che lei è la cugina di...
Cristiano Malgioglio!!!!!
Ritengo che -a meno che non stia prendendomi in giro- il Mario sia abbastanza bene informato... D'altronde, lo stile di Lady ha dei punti di contatto con quello dell'illustre parente...
Stay tuned per altre rivelazioni!

domenica 18 aprile 2010

Gemella Ciambella: voglio andare a casaaa!!!!!


Mi lamento, mi lamento, lasciatemi lamentare...
giovedi scorso sono venuta a trovare Frittella e tutta la mia famiglia. Sarei dovuta tornare a Berlino oggi, riabbracciare il mio Broetchen e andare con lui martedì al concerto dei Wild Beasts al Lido.
E invece no. Per colpa di quello stupido vulcano islandese non so nemmeno quando partirò, quando riuscirò finamente a rivedere Schoenefeld.

Ryan Air mi ha già costretto a rifare il booking due volte, tra interruzioni del web, messaggi contrastanti tra la tv e la compagnia, assurdità del tipo che non posso cambiare il volo per cui ho già fatto un check in (cosa che invece ieri ha funzionato!) mi stò davvero snervando.

Tutti, da mamma e papà, Frittella e Speck, Broetchen, la zia e i cugini (lo zio non era in casa...) ascoltano pazienti le mie lamentele e cercano di imbarcarmi al piu' presto...non faccio altro che lamentarmi. IO VOGLIO TORNARE A CASA A BERLINO!

Aiuto...

(nela foto: per un strano gioco del destino esiste un aereo chiamato Vulcan)

martedì 13 aprile 2010

MATUSA!

Normalmente non ascolto i talk show televisivi. Una sera però m'è capitato di vederne uno (ora non saprei neanche dire quale), in cui Natalia Aspesi -titolare di una rubrica tipo "posta del cuore" sull'inserto del Venerdì di Repubblica- osservava come l'uomo Italiano sia ossessionato dall'idea di stare con una donna -o potremmo dire ragazzina- molto più giovane di lui. Per questo motivo diceva, molte scattanti e intelligenti e belle quarantenni single hanno difficoltà a trovare un compagno. Lì per lì c'ho fatto poco caso. In fondo, questo mito dell'uomo che si accoppia con una donna più giovane esiste da sempre, fa parte di quella cultura tribale che ancora esiste dentro la nostra società, anche se non lo ritengo positivo se assume toni Loliteschi, o d'incapacità di uno dei due di assumere un ruolo adulto (lui sempre bambino, lei in cerca di un padre), quando cioè sia l'espressione di una mancata autonomia e presa di coscienza di sè.

Quando però una persona che conosco è stata protagonista (per fortuna senza danni) di un approccio sfrontato da parte di un cinquantenne, e ripensando ad altri "uomini" sicuramente più giovani (sui 20, 25) che so se la spassano con ragazzine di 14-15 anni, ho cominciato a riflettere. Sappiamo tutti che la donna italiana è sottoposta a pressioni e richieste come nessun' altra in Europa (deve essere bella, magra, sempre giovane, deve lavorare, essere in carriera ma anche madre e moglie affettuosa, pulire, stirare, fare l'amore e far contento il marito dimostrando di godere, fingere di non vedere i tradimenti; tuttavia, l'intelligenza è una dote non richiesta), non riceve alcun sostegno dallo Stato (all'estero non è così), viene tutt'ora pagata meno dei colleghi maschi a parità di lavoro (e lavorando spesso meglio di loro).
A tutto questo, si è aggiunta recentemente l'autorizzazione non scritta ma universalmente accettata all'uomo di darsi da fare con donne giovanissime (rispetto a lui), infischiandosene di quel minimo di senso del pudore richiesto (potrebbe essere tua figlia). Il maschio italiano insomma (non tutti, intendiamoci!), confortato da trasmissioni rigurgitanti veline, dalle imprese di Briatore nonchè (e soprattutto?) del presidente del consiglio, si sente ormai una specie di cacciatore con il diritto divino di cacciare qualunque specie femminile. E chissenefrega se importuna una ragazzina di 30 anni più giovane di lui, è suo diritto, che cazzo!

E' ovvio che non tutti gli uomini sono così, ma l'andazzo non mi sembra confortante. La cultura presente del paese a volte è un inno alla pedofilia, tende a mortificare le donne oltre i 25 anni perchè non più acerbe e appetitose, ed a fare delle ragazzine dei piccoli robot del piacere (altrui) completamente ignare di esser inserite all'interno di una logica utilitaristica del sesso, una logica in cui il proprio corpo diventa una merce (a volte anche per far piacere ai genitori) usa e getta.

E' ora di darsi una regolata, tutti quanti. E forse la cosa auspicabile (visto che gli adulti si stanno dimostrando inetti) è che siano le ragazze ed i ragazzi a prendere coscienza di questa cosa e cominciare a rifiutare questi modelli degeneri.

domenica 11 aprile 2010

Ma il Grande Fratello porta sfiga?

In poche settimane un vincitore ed un concorrente all'ospedale, un altro aggredito...C'è una macumba sul GF?

sabato 10 aprile 2010

Gagagagaga 2, il complotto


Dopo il successo del primo post su Lady Gaga che ha scatenato polemiche dentro e fuori dal blog, ecco un risvolto inaspettato: la nostra beniamina sembra essere al centro di un piano mondiale di tipo massonico per il controllo delle menti dei suoi fan!! Leggete qui:

(di questo vi consiglio anche i commenti)


Se volete sapere chi sono gli Illuminati:



Prossimamente scommetto che ne parleranno a Voyager!

La strategia del piagnone

Berlusconi fa scuola. Con la sua abitudine di gridare al complotto ogni qualvolta gli si contesti un'accusa in tribunale o fuori ha creato un nuovo stile di autodifesa. Il Vaticano, immerso fino al collo nello scandalo dei preti pedofili ha pensato dunque di trarre ispirazione da questa strategia e dopo uscite del tipo "Lo facciamo noi ma lo fanno tutti", ha inaugurato una tattica che tende a mettere in luce il capo supremo della chiesa cattolica come un martire aggredito da oscure forze del male.

Così le gerarchie Vaticane hanno cominciato a parlare di "complotto", addirittura durante la Via Crucis Pasquale padre Cantalamessa ha avuto la bella pensata di paragonare le accuse rivolte al Papa con l'antisemitismo (leggeva la ettera di un amico, pare, ma diciamo, forse se la poteva tenere per sè). Ovviamente la risposta della Comunità Ebraica non s'è fatta attendere e Cantalamessa s'è dovuto scusare, anche se poi monsignor De Rosa s'è lasciato scappare una dichiarazione che suona più o meno così: "...ho l'impressione che questi ebrei siano sempre così permalosi, subito s'impennano" (non ho parole).
Inoltre un giudice di Milano, lamentatosi del fatto che nessun prete era venuto mai a denunciare abusi di cui era a conoscenza è ora indagato, come se fosse lui ad esser colpevole di qualcosa.
E' di ieri poi, la notizia che si stia organizzando una manifestazione "proPapa" per il 19 aprile. Il cerchio Berlusconiano è chiuso.

Quello che fa veramente rabbia (e che mi spinge a scrivere queste righe) è che le vittime non sono loro, i preti, il Papa ed il Vaticano, ma altre, bambini e bambine, oggi cresciuti o ancora giovanissimi, persone ignorate dalla giustizia e da chi di fatto doveva garantirli e che ora grida allo scandalo per difendersi, invece di affrontare finalmente la questione. Il lupo si pappa l'agnello e poi dice che quella lana gliel'hanno messa in bocca i cacciatori.
Le parole del Santo Padre che invoca un comportamento da "angeli" di preti e operatori cattolici purtroppo non bastano. In questi casi ci vuole azione: collaborazione attiva alla cattura dei pedofili che finora si sono impunemente nascosti alla giustizia, un sistema di controlli che garantisca i bambini, uno studio approfondito delle cause che hanno portato a questa situazione. Far finta di niente non aiuterà nessuno, tanto meno il Vaticano.

giovedì 8 aprile 2010

Gemella Ciambella al cinema: "Alice nel paese delle meraviglie" 3D di Tim Burton


La prima parola che viene alle labbra dopo aver visto la “Alice” di Burton e'...”Perche'?”

“Alice” e' uno dei miei libri preferiti, un non-sense che solo un britannico poteva scrivere, un enigma psichedelico che continua ad affascinare, percio' quando vedo una nuova messa in scena la osservo con occhio critico, ma anche con la speranza di una sorpresa. Disgraziatamente questa versione e' una ORRIBILE sorpresa (la scritta “orribile” dovrebbe colare sangue, ma non c'e' un font simile in blogspot).

L'inizio e' gia' una menata: entriamo nella casa di Alice, bambina e incontriamo il padre, che sta' progettando un viaggio intorno al mondo ma trova il tempo per rassicurare la piccola che ha fatto un brutto sogno. Anni dopo, Alice e' ormai 19enne (ma l'attrice Mia Wasikowska sembra una 12enne), suo padre non c'e' piu', ma ci sono la madre e la sorella maggiore che la vogliono maritare ad un ovvio perdente della nobilta' britannica (cosi' macchiettistico da essere incredibile). Sfiga vuole che l'orrendo personaggio si voglia dichiarare ad un party dove sono invitate un casino di persone. Subito ci viene fatto capire che Alice e' una tosta: in barba alle convenzioni sociali, Alice non ha indossato ne' corsetto ne' calze, !

Al momento della dichiarazione del succitato perdente, di fronte a tutti gli ospiti, Alice vede il coniglio bianco che le fa segno di muoversi, e' tardi... La ragazza abbandona tutto e tutti per seguire il coniglio e cade nella tana, iniziando il celebre viaggio. Da qui in poi ci sara' un continuo riferirsi alla “vera Alice”, cioe' l'unica persona che puo' salvare il paese delle meraviglie e la Regina Bianca dal potere insolente e capriccioso della Regina di Cuori. Infatti una guerra terribile e' in atto nel paese delle meraviglie, e i personaggi tipo il cappellaio matto, sono depressi e scioccati. Non vi racconto altro. Se proprio volete vederlo vi lascio almeno un po' di sorpresa.

La storia e' basata non solo sulle “Avventure nel paese delle meraviglie”, “Attraverso lo specchio” e fa vaghi riferimenti anche a “Jaberwocky”, un poemetto in rima di Carroll.

Il problema qui non e' che Burton ci propone una Alice 19enne, che la storia e' stata fatta a pezzi ed e' risorta come uno zombie, ma che l'ha ricomposta dandogli un inizio-svolgimento-finale e soprattutto gli ha dovuto trovare un perche'. La storia diventa cosi' una pasticciata avventura iniziatico-femminista, noiosa, poco efficace e francamente poco credibile. Un peccato, considerando che Burton ha tirato in ballo alcuni dei migliori attori e caratteristi del regno unito, come Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Stephen Fry, Matt Lucas. Non menzionando poi Johnny Depp, bravissimo come sempre, e sempre pronto a salvare il culo all'amico Tim (perdonatemi, ci vuole).

La direzione di Burton e' incerta, inefficace, I personaggi sono proiezioni di come sarebbero potuti essere...che dire di Alice, totalmente priva del carattere, espressivita' fisica e della cocciutaggine che la rendevano interessante nel libro. Particolari come quello della biancheria, o citazioni alla rinfusa del libro (come quando propone alla sua futura suocera di dipingere le rose di rosso, o quando cita “sei cose incredibili prima di colazione”) sono patetici tentativi di farci credere che questa Alice sia una anticonformista che cerca di ribellarsi ai pregiudizi ed alle convenzioni del'alta societa', ma persino a me e' sembrata solo una picchiatella che parla da sola.

Il talento di Helena Bohnam Carter e' sprecato nel cercare di salvare il personaggio di una regina di cuori che sa solo urlare, ma non sa rappresentare ironicamente I potenti come invece nel libro. Una bella sorpresa e' la Regina Bianca, interpretata da Anne Hataway, una totale svanitona che vive in una proiezione mentale dove tutto e' soave, ma non ha tempo e modo di sviluppare il personaggio.

Il Cappellaio Matto, impazzito sembra per il trauma della guerra, e' piacevole e porta le uniche note umoristiche di tutto il film, ed e' interessante che si ipotizzi un affetto romantico tra lui e Alice...(in fondo ragazze, Johnny Depp e' sempre Johnny Depp!). Peccato che nelle scene finali Burton lo faccia ballare senza motivo come un rapper, richiamando l'insensatezza del finale di “Bettlejuice”, e buttando alle ortiche l'unica cosa che gli era venuta bene in questo film.

Burton avrebbe potuto immaginare un po' di piu', chiedersi perche' la regina di cuori e' cosi rompi per esempio (immaginate lo spasso ad ipotizzare la vita della regina di cuori bambina), mettere un po' di psicologia psichedelica in questi folli personaggi. Ma Burton alla fine e' americano e come quasi tutti gli americani e coloro che non provengono dalla Gran Bretagna o almeno dall'Europa, “Alice” e' troppo insensata e sfuggente per essere capita, motivo per cui ha tentato inutilmente di dare un senso compiuto alla storia.

Il film di Burton sembra una cagatella fatta per far felice la Disney e chiudere un contratto infame, come spesso accade. Oppure Burton si e' davvero bevuto il cervello, ed e' diventato quello che criticava aspramente in “Edward mani di Forbice”. Se amate I libri di “Alice” evitate questo film come la peste e come le sette piaghe d'egitto. Per tutti quelli che invece vorranno comunque vederlo, una sola frase: essere sadomasochisti verso se' stessi non e' reato.




venerdì 2 aprile 2010

Disabile io, disabile tu

Non è la prima volta che parlo del mio lavoro, di solito lo faccio quando proprio non posso farne a meno. Vi premetto che la farò lunga, perciò sentitevi liberi di smettere la lettura quando volete.

La mia occupazione consiste nel fare da tramite linguistico e didattico ad una persona sorda che frequenta la scuola superiore.
Questa persona è partita da uno stato di notevole svantaggio rispetto alla sua classe ma grazie all'impegno e al duro lavoro ha fatto grandi progressi, tanto che si spera si possa diplomare come la maggior parte dei suoi compagni.

Osservando insegnanti ed operatori vari, ho notato però un'incapacità quasi transgenica di valutare la reale portata dell'handicap e di trattare il disabile come un pari agli altri ragazzi.
Qualche dubbio mi era venuto già lo scorso anno, quando un paio d'insegnanti mi avevano segnalato quasi inorridite che il mio ragazzo in mia assenza era vivace quanto gli altri e faceva comunella con i più scapestrati (ed emarginati). Inoltre, scherzava con loro facendo disegnini osceni. Ohibò, si aspettavano che fosse una specie angelo asessuato solo perchè è sordo?
E' un atteggiamento abbastanza comune -purtroppo- quello di negare la crescita dei ragazzi disabili, la tendenza a considerarli sempre bambini. Ma dovrebbe essere affare dei genitori preoccupati per il loro futuro (e questi dovrebbero essere aiutati a superare la cosa), non degli insegnanti che hanno o dovrebbero avere molta esperienza, soprattutto arrivati ad una certa età.

Non si sa perchè il disabile goda -si fa per dire- di questa aura di santità ed innocenza che oltre ad essere irrealistica, spesso lo relega in un mondo in cui non è libero di essere totalmente sè stesso, di sbagliare, di avere sentimenti negativi. Non si vuole capirlo, troppo faticoso, si pretende di farlo assomigliare ad un'immagine stereotipata, che non crei problemi a genitori, professori etc.
Posso solo immaginare quale dolore possa essere per un ragazzino veder crescere i propri compagni mentre lui è tenuto sotto una campana di vetro, limitato nelle azioni e nei desideri.

Ma c'è di più. Quando si tratta di valutare le capacità intellettuali di un disabile la gente pencola tra due opposti schizofrenici senza soluzione di continuità: il soggetto o è un poveretto incapace d'intendere e di volere, buono ma scemo, o un genio intrappolato in un corpo mal funzionante.
A volte, è vero, veniamo sorpresi dai meravigliosi progressi che fanno le persone che ci sono affidate, ma questo non vuol dire che di punto in bianco abbiano superato l'handicap, perchè quello c'è e a volte non è uno solo.
Perfino un prodigio come Hellen Keller, ragazza sordocieca isolata dal suo handicap per anni, ebbe bisogno non solo di un'istitutrice che lavorasse continuamente con lei, ma anche di molto tempo di lavoro intensivo. Purtroppo non molti ragazzi disabili dispongono di tale disponibilità e volontà da parte di educatori e riabilitatori.

Insomma, tutto va messo in prospettiva, tenendo presente i tempi e le modalità di apprendimento. E questo sembra che certa gente proprio non ce la faccia a farlo. Il risultato -scoraggiante- è che agli alunni disabili o non viene chiesto nulla o viene chiesto troppo. In entrambe i casi si crea infelicità e frustrazione.
Un disabile come ogni altro studente va compreso come parte di un gruppo e nella sua singolarità, nè emarginato nè idolatrato, ma trattato come tutti gli altri, per quello che è, con un obiettivo di normalità sia sociale che didattica (è un principio ormai assodato quello dei progressi e non degli obiettivi), accettandone i lati positivi e quelli negativi, la simpatia e l'antipatia (ci sono disabili notevolmente antipatici ed indisponenti).
Nessuno dice che sia un lavoro facile, però qui c'è gente che nemmeno ci prova pur avendo studiato ed essendo pagata per farlo.
A volte mi chiedo chi siano i veri disabili, quelli certificati o noi che dovremmo prenderci cura di loro e non ne siamo capaci.