venerdì 1 novembre 2013

Nothing sweet about me

Qualche giorno fa sul metrò sbirciavo come al solito i libri dei viaggiatori. Due ragazze di circa 25 anni sedute davanti a me erano concentrate una su "Cinquanta sfumature di grigio" e l'altra nella lettura di un romanzetto rosa sulla cui copertina svolazzano dolci glassati e scarpe col tacco. La quarta della stessa copertina riportava una presentazione che suonava più o meno così:

"Problemi di cuore? Le amiche prescrivono shopping in compagnia, pasticcini e chiacchiere senza fine..."

Una frase banale, apparentemente innocua, che però mi ha decisamente infastidita.
Mi sono immaginata a suggerire ad una mia amica in crisi col fidanzato o innamorata senza speranza di comprarsi un paio di scarpe nuove, o di offrirle come unico conforto un gabaret di paste alla crema e gli ultimi pettegolezzi sulla vicina di casa. Probabilmente l'amica s'incazzerebbe, e forse mi darebbe anche un pugno sul naso.
La banalizzazione del mondo interiore femminile va avanti da sempre: secondo lo stereotipo caro a televisione ed editoria di basso livello (per non parlare di certi politici) le donne sono piagnone, chiacchierone, pettegole, perfettine, badano alle apparenze, profondono il loro massimo impegno della scelta e nell'acquisto di abiti ecc. ecc. Il cliché -pur completamente scollato dalla realtà- è comodo sia per coprire le proprie mancanze, sia per mantenere rapporti di forza tra i generi che vanno avanti da millenni, sia per continuare a vendere spazzatura letteraria. Anche uomini intelligenti e acculturati indulgono in battute ormai stantie sul genere femminile, dimostrando quanto a fondo penetrano i pregiudizi e le false immagini. Ridurre a una macchietta, una barzelletta l'universo delle donne lo rende manipolabile e permette agli spaventati uomini di marchiarlo come senza importanza, tranquillizzandoli, perchè se è qualcosa di risibile, non ci si dovranno confrontare direttamente. Eppure, già nel 1800 Jane Austen seppe dare voce al suo genere con una penna allora rivoluzionaria e oggi ancora attuale. Partendo da quel mondo limitante per le aspirazioni delle donne creò eroine intelligenti e caparbie, con una ricchezza interiore che gli uomini del periodo facevano fatica a riconoscere loro (in passato le donne non erano considerate esseri inferiori solo in virtù della minore forza fisica, si riteneva che avessero ridotte capacità intellettive!) e che contestavano la società, silenziose e tenaci, e alla fine vincevano. Elizabeth, la protagonista di "Orgoglio e pregiudizio" pur in una posizione sociale svantaggiata non rifiuta solo l'offerta di matrimonio di un cugino che trova insopportabile, ma anche quella del ricco e piacente -ma sgradevole- Mr Darcy. Emma si confronta su un piano dialettico pari a quello del suo amico e poi fidanzato, commettendo anche degli errori, ma facendo sempre di testa sua. Mi sembra che abbiamo ancora molto da imparare da personaggi come questi.
Se potessi dare un consiglio alle ragazze e le donne tentate dai romanzi con le copertine in colori da cake design è di riscoprire quest'autrice che rappresenta l'universo femminile con ricchezza di sfumature, onestà nel riconoscere i difetti e grande intelligenza. E questo vale anche per i ragazzi.

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