Per iniziare parliamo di un bel documentario in onda in questo periodo su Arte: "Corman's World: Exploits of a Hollywood Rebel" (rititolato in tedesco "UFOS, SEX UND MONSTER - DAS WILDE KINO DES ROGER CORMAN") e' un documentario che parla appunto del genio Roger Corman, il re dei film di serie B dagli anni 50 in poi, l'ispiratore di innumerevoli film del genere fantastico e di fantascienza, oltre ad essere uno dei piu' lungimiranti promotori di giovani talenti del mondo del cinema.
Attraverso interviste con Corman stesso, la moglie e partner in affari, alcuni dei suoi "pupilli" diventati star internazionali (Ron Howard, Jack Nicholson, Scorsese, Bogdanovich etc.) e spezzoni di alcuni dei suoi film piu' pazzi e famosi, si ricostruisce la carriera di questo genio "di serie B" del cinema americano.
Tra citazioni di titoli al limite del credibile e poster dai colori psichedelici, esce il ritratto di un insospettabile amante del cinema colto: per esempio scopriamo che Corman e' stato distributore di capolavori del cinema "serio", da Truffaut a Kurosawa in un territorio, gli USA, non certo facile da conquistare con tematiche profonde. Inoltre Corman ha sempre supportato giovani registi e attori.
Il ritratto che ne esce e' affettuoso e ottimista, anche se film come "Guerre stellari" e "Lo squalo" hanno rovinato la piazza ai film trash, dato che hanno usato le stesse tematiche ma con milioni di dollari spesi negli effetti speciali. Tuttavia l'influsso dei film di Corman e' ancora li' e lui, il grande Roger, e' sempre al lavoro.
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Sempre magico Roger!! |
"The Artist" e' il film del momento: nonostante l'idea di fare un film muto in tempi moderni non sia nuova (il primissimo fu l'esilarante "Silent Movie" di Mel Brooks, poi alcuni anni fa il surreale film animato "Bellville Randez-vous") questa pellicola e' come una boccata d'aria fresca di montagna in un panorama cinematografico ormai soffocato dall'ovvieta' e dalle idee trite e ritrite, dai sequel, prequel e remake che non dovrebbero NEMMENO essere pensati.
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Et voila'! |
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Un meritato Golden Globe! |
L'ultimo film di cui vi volevo raccontare e' "The Lady", la storia dell'attivista politica e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi che da anni si batte contro la dittatura militare in Myanmar (Burma). Io e Brötchen abbiamo avuto la possibilita' di vedere questo film grazie ad una proiezione gratuita sponsorizzarizzata da Amnesty International.
Aung San Suu Kyi ha vissuto per anni agli arresti domiciliari e ha vinto nelle elezioni politche Burmensi di due settimane fa.
La vita di questa donna, coraggiosa e indipendente, dopo anni di "vita normale" vissuti in Inghilterra accanto al marito inglese e ai figli, cambio' improvvisamente quando torno' a visitare la madre in Burma. Qui l'eredita' politica del padre, assassinato anni prima durante il golpe dei generali, l'attendeva e l'inghiotti', tanto che non fece mai ritorno in Inghilterra. A causa del suo impegno politico la Lady, come tutti la chiamano, ha sacrificato tutto, veramente tutto per il bene del suo paese.
Con queste premesse il film poteva essere un capolavoro, uno di quei film che squote le coscienze fino in fondo, che fa uscire in lacrime il pubblico dal cinema, come fu il mitico "Ghandi", un film che mi fece piangere e che mi colpi davvero molto, nonostante all'epoca fossi pischella.
Purtroppo "The Lady" non riesce a colpire nel cuore e sta' in piedi solo perche' la storia e' di incredibile forza ma non perche' la sceneggiatura sia nemmeno decente. Gli attori (Michelle Yeouh nel ruolo principale e David Thewils nel ruolo del marito) sono bravi ma diretti malissimo.
Per esempio c'e' una scena in cui la protagonista, dopo aver passato due anni lontano da marito e figli, li accoglie finalmente nella sua casa in Burma. Una donna vera correrebbe a baciare i figli e il marito? Li abbraccerebbe? Piangerebbe di gioia? No. Lei alza il volto dal lavoro che sta' facendo con altri attivisti, sorride mentre la famiglia ricambia il sorriso con faccette complici: "Uhmmm, c'e' il mimestrone Knorr per cena!" sembrano pensare in coro. Tutto ridotto ad una pubblicita' milionaria.
Quando mi sono ricordata che il film lo ha diretto Luc Besson tutto ha avuto senso: questa regia senza forza, da protozoo direi, questo spot pubblicitario lungo due ore poteva solo essere suo. Riconoscibili infatti sono le sue tematiche fisse: donne forti e uomini deboli (anche se fu grazie all'ostinazione del marito che Aung San Suu Kyi ricevette il premio Nobel), uomini potenti e pazzi (il generale che va a farsi leggere il futuro dalla chiromante ricorda il Gary Oldman di "Leon"), nemici ostinati come la peste (il soldato sanguinario). La sua direzione vuota e inconcludente lascia soli gli attori a sostenere le mancanze della scenggiatura, dato che non ci sono nemmeno gli effetti speciali a dar loro una mano.
Il film sembra finanziato da L'Oreal: Aung San Suu Kyi ha una pelle sempre perfettamente truccata, le strade di Burma sono pulite, la gente e' sempre bella e curata, non ci sono poveri che mendicano o bambini che giocano e si sporcano.Dove diavolo e' la dittatura?! Personaggi come il dentista-cabarettista Zarganar, uno degli attivisti piu' coraggiosi del paese, vengono ridotti a macchiette passeggere, citati "perche' si deve".
La storia di Aung San Suu Kyi e' sicuramente da conoscere ma NON COSI'.
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Luc Besson: tempo di cambiare pettinatura e lavoro...?! |
Povero Luc...se lo merita comunque, da sempre sopravvalutato..
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