giovedì 14 agosto 2014

Quando il titolo cambia tutto o quasi: “Cena tra amici” ovvero “Le Prenom”

Questa commedia francese ha fatto una fugace apparizione nelle sale cinematografiche italiane totalizzando un discreto ma non entusiasmante numero di spettatori. L'opera di Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière è stata avvicinata a "Carnage" di Roman Polanski, ma a parte il fatto di essere tratti da piece teatrali -di cui conservano l'impianto narrativo e scenografico- e di basarsi su una progressiva spoliazione (o l'esagerazione) delle premesse iniziali dei personaggi, le due opere hanno abbastanza poco in comune.

Pierre ed Elisabeth invitano a cena Vincent (fratello di quest'ultima), sua moglie Anne e l'amico Claude: una riunione che sembra essere consuetudine tra persone che si conoscono bene e si frequentano dall'infanzia. Anne è incinta, e la domanda che viene subito fatta a Vincent riguarda il nome del nascituro. Da qui inizia una discussione infinita che porterà a una serie di rivelazioni e di confessioni che minacceranno seriamente la loro amicizia.
Spiegata così la trama, potreste già arrivare a capire quale sia il nucleo attorno al quale si sviluppa la storia. Ma per me che non conosco il francese e non avevo nemmeno fatto caso alla sigla iniziale in cui non sono riportati i cognomi dei protagonisti e di tutti gli altri collaboratori, tutta questa faccenda del nome del bambino che si trascina per un'ora e mezza di film sembrava un pò troppo pretenziosa e pesante, e terminata la visione mi sentivo di aver perso qualcosa. Grazie al cielo internet c'è, ed è bastata una breve ricerca per trovare il tassello mancante: il titolo. Sì, lo so, nella sigla di testa si può leggere quello originale, tuttavia non è tradotto ed è così diverso da quello italiano da far pensare di non avere importanza. Invece, è proprio "Il nome" il perno di tutta la vicenda, che a partire da un'innocente -anche se pesante- scherzo, crea le condizioni per un epocale litigio che non finirà le amicizie nè i matrimoni, ma certo ne metterà in luce le ambiguità nonchè i lati oscuri dei personaggi, con una serie di divertenti equivoci e ironiche stilettate all'intellighenzia borghese e militante della gauche.

Vincent, Anne, Claude, Elisabeth, Pierre
Non c'è qui l'intento di smontare le strutture sociali borghesi basate sulle apparenze e le buone maniere che si ritrova nel film di Polanski nè la ferocia del testo di Yasmina Reza, la sensazione di claustrofobia, e nemmeno l'invincibile e oscura attrazione-repulsione che tiene legate le coppie (anche per una questione numerica, Claude, l'ospite single, è un neutro che rompe la simmetria) in modo che pur odiandosi non riescono gli uni ad andarsene dalla casa degli altri, e questi a cacciare definitivamente gli ospiti. Le premesse sono totalmente diverse e quello che accade prende di sorpresa il gruppo che è legato da sentimenti forti, mentre nel quartetto di Polanski si sente immediatamente una tensione insopportabile. Jules di "Pulp Fiction" direbbe che non si tratta nemmeno dello stesso campo di gioco, tuttavia è facile cadere nell'equivoco, viste le premesse e quel titolo che scompagina tutto e trasforma una pellicola arguta e
intelligente in una commedia divertente ma un pò verbosa della quale non s'intuisce lo scopo e non si gustano appieno i riferimenti e il finale, con la scelta del nome definitivo del neonato. Certo, nonostante l'apparente affinità culturale con i cugini Francesi i modi della loro comicità a volte mi sono oscuri, ma è evidente che chi ha distribuito il film in Italia ci ha poco creduto, magari per la mancanza di nomi noti da queste parti e per il fatto che fosse tutto costruito sul dialogo, con poca (anche se fulminante) azione. Un'occasione persa che dimostra come ogni particolare sia importante e da non trascurare quando si crea un prodotto culturale, e che insegna allo spettatore (se ancora ce ne fosse bisogno) di non fidarsi troppo della traduzione dei titoli in italiano.

3 commenti:

  1. Ti faccio i complimenti per la recensione, anche se non ne condivido molto i contenuti.
    Ci stanno le differenze con Carnage, ma il campo da gioco dei buoni rapporti (lì sociali, qui di famiglia) che a causa di un imprevisto (lì una lite a scuola, qui uno scherzo degenerato) vengono via facilmente come l'etichetta dal barattolo della nutella sotto l'acqua calda , scoperchiando tensioni e rancori accumulati, è il medesimo. Qui all'inizio si ride di più e il finale tenta di ricondurre alla commedia, ma non di meno lo showdown di Elizabeth vs Pierre è amarissimo e potente.

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    1. D'accordo, e anche l'evidenza che il buon Pierre, autore del canicidio in gioventù, se ne volesse fare un vanto, e ritiene che Vincent sia voluto essere comunque protagonista prendendosene la colpa. Certamente Pierre non ha avuto il coraggio di tanto onore quando ha visto le busse che prendeva Vincent. Tuttavia la nascita del bambino in qualche modo addolcisce e mitiga, in qualche modo risolve questi contrasti (Vincent accetta Claude come patrigno), conclusione (consolatoria) che viene a mancare in "Carnage", che finisce con un campanello, come la fine di un round di pugilato, senza alcuna soluzione ma con un'insopportabile stasi.

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