venerdì 14 novembre 2008

Antonio T.

Tanti, tanti anni fa, ero una giovane pischella (e Ciambella pure), col pazzo sogno di diventare una disegnatrice di fumetti. Finito il liceo artistico mi recai dunque in una scuola che sembrava potermi dare la specializzazione desiderata.

La scuola, benchè discretamente costosa, non soddisfò le mie aspettative, che vennero brutalmente deluse. Ma nonostante ciò portai a casa almeno tre risultati:

1)Il mio più migliorissimissimo amico Ciccio,
2)Il mio buon amico Valentino,
3)L'insegnamento di Antonio Tettamanti.

Antonio faceva l'insegnante di sceneggiatura: fisicamente ricordava un gambero, magro, nodoso, con un grosso naso, folti baffi, abbondantissimi capelli e occhiali.
Antonio veniva in classe e le sue lezioni consistevano in lui che attaccava a parlare sorseggiando whisky (Four Roses) da un bicchierino di carta.

Pareva che la sua lingua fosse bionica, poteva parlare per tre ore di fila senza stancarsi: ogni domanda che gli facevamo scatenava una nuova corrente di parole, ogni parola portava alla citazione di un libro, di una canzone, di un film. Sapeva tutto di letteratura, di musica e di cinema.
Aveva fatto il 68' Antonio, e se lo ricordava bene, aveva visto cose che noi post adolescenti anni '80, ex paninari (beh, qualcuno lo era stato), cresciuti nell'era dei Duran Duran e del Moncler non potevamo immaginare.

Era grande Antonio, era figo Antonio, perchè non ti raccontava balle, non ti faceva credere che tutto sarebbe andato bene, sapeva che non sarebbe andata così. Sapeva che l'ottanta percento di noi sarebbe finito a far tutt'altro che il disegnatore di fumetti (e nel mio caso vivaddio) e che a riuscire non sarebbero stati per forza i più bravi.

E invece di lezioncine teoriche ben confezionate lui ti trascinava con la parlantina instancabile nel cuore di tutto e ti faceva capire che c'è sempre qualcosa sotto la superficie e che se vuoi puoi anche andarlo a cercare. Nulla te lo vieta.

Grazie ad Antonio ho ricominciato a leggere libri (avevo smesso dopo le minchiate inflittemi al liceo), ho apprezzato veramente la musica ed il cinema, e ho scoperto di saper scrivere.

Credo che lui (Dylan a parte) sia stato il mio unico vero Maestro, e se anche non sono ancora riuscita a mettere del tutto in pratica il suo motto ("ESAGERARE!"), gli devo molto del poco di buono che ho fatto.

Mi piacerebbe rincontrare Antonio, speriamo che succeda prima o poi.

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