martedì 2 dicembre 2008

Frittelle Spaziali


Fred e Geoffrey Hoyle “Quinto Pianeta” Feltrinelli (1965)

Rovistando nella biblioteca di un paesuccio dell’Alessandrino mi imbatto in un libro dalla copertina bizzarra (vedi foto) su cui campeggia la scritta “Dopo quel viaggio nello spazio sua moglie non era più la stessa”.
Sfoglio il volume, che promette di essere un fantascientifico TRASH con punte pornografiche.
Lo prendo. Lo porto in camerata all’ostello e leggiucchiando qua e là sembro confermata nelle mie previsioni. Le altre ragazze ascoltano la lettura e sghignazzano.
Incipit :”Hugh Conway si mosse a disagio nel letto. Un’ora prima sua moglie gli si era data con tanto fervore ch’egli ebbe la piena conferma di quello che sospettava: gli era stata infedele un’altra volta.”

La storia è un’ennesima versione del “Pianeta proibito” o di “Solaris”, ma molto meno filosofica.
Il protagonista (Conway) è uno scienziato che ha scoperto il pianeta Achilles nel sistema Helios, che si sta avvicinando alla terra. Conway fa anche parte di una commissione di tecnici che sta predisponendo una missione di esplorazione del pianeta a cui parteciperanno (seppur separatamente) Occidente e Russia.
Infine Conway ha una moglie che viene dipinta come un’oca semininfomane che lo cornifica da 10 anni(l’inizio del loro matrimonio), approfittando di una non meglio specificata e inarrivabile bellezza.
Tagliando corto, le due missioni torneranno decimate dalla curiosa natura di Achilles. Tra i superstiti c’è l’amante della moglie di Conway e dentro di lui un alieno che alla morte dell’uomo passerà nel corpo della donna.
L’alieno ha il potere di evocare negli uomini visioni tridimensionali dei loro incubi peggiori.
Aggiungendo che si tratta degli autori di A come Andromeda, da cui venne tratto il famoso sceneggiato RAI degli anni 70, ci sarebbe da aspettarsi grandi cose.

E invece…

Tanto per cominciare il libro è quasi totalmente narrato: i dialoghi sono pochissimi e a volte veramente imbarazzanti nella loro inutilità. Il resto è una continua pomposa descrizione assolutamente inconcludente. L’azione si svolge con una lentezza estenuante e ci si rende conto che tutta la prima parte della storia, perlomeno fino all’arrivo della missione su Achilles è completamente inutile. Nelle intenzioni degli scrittori si vorrebbe dipingere una società futuribile, dominata da “commissioni” cui il protagonista è avverso, ma è tutto talmente vago, annegato in paroleparoleparole inutili che ci vuole del bello e del buono per capirlo. E anche a capirlo ce lo si dimentica subito.
La descrizione delle tensioni politiche tra est ed ovest è grossolana e approssimativa (non ci viene mai spiegato il perché) e i due blocchi ne vengono fuori come bambocci litigiosi che non hanno alcun apparente motivo per contrastarsi, a parte contrastarsi.

Il mistero di Achilles, del perché sia fatto a quel modo e il motivo che spinge l’alieno ad intraprendere il viaggio verso la terra non sono spiegati, ma solo, come sempre, accennati, e poi al nostro buon cuore capirci qualcosa.

Se la piattezza dei personaggi forse un crimine poi, questi signori andrebbero messi in galera: Conway non ha più colore/calore di un funzionario (descritto con raro disprezzo) che compare per caso per interrogare qualcuno o di uno zerbino fuori dalla porta d’ingresso. Per quanti sforzi facciano padre e figlio nella congiunzione cosmica della loro creazione, non riescono ad affezionarsi tanto ad un carattere da portarlo a fondo e renderlo tridimensionale. Addirittura un personaggio viene indicato semplicemente come “la ragazza bruna”...

Quanto al sesso, beh, c’è davvero da rimpiangere i libri pornografici.
Gli autori sono sessuofobi del tipo britannico: dato che non ce la fanno a chiamare le cose col loro nome, a dire cazzofigaculotette, come due adolescenti pruriginosi ogni tanto si eccitano alludendo a una spalla nuda, ad un astronauta che si sveglia coi capelli di una donna nel naso, o a una presunta relazione tra il padrone di casa e “la ragazza bruna”.
“Mentre Conway e la sua moglie appena scoperta se la spassavano nella suddetta maniera…” scrivono all’inizio del capitolo 14 intendendo che i due stanno facendo l’amore.
E’ sconcertante poi la misoginia e il disprezzo per le donne che emergono: il concetto sembra essere tutte le donne sono puttane, pure mia moglie (che ci sia un transfer?), magari arrivasse un’entità aliena e si potesse scopare come una volta.
L’astronauta russa viene scelta solo perché è una donna bella (brava? Quando mai?) e da quel momento si vorrebbe far intendere che gli ormoni degli altri astronauti prendano il sopravvento. Tutto è allusione perché tutto è sporco.
“S’imbatterono in una barriera (…)alzata da una guardia campestre(…). Nessuno dei tre alzò un dito mentre Conway rimuoveva l’ostacolo.(…) Avevano le facce atteggiate a un sorriso di beatitudine e sembrava stringessero tra le braccia qualcosa che secondo Conway doveva consistere in femmine immaginarie”.

Insomma, non avendo il coraggio di dare spazio a fantasmagorici rapporti spaziali, sesso con l’alieno e quant’altro, il professore e suo figlio fanno la figura dei misogini e dei segaioli. Ma l’avranno fatto leggere alla moglie/madre, questo libro?
"Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa", parola di Raymond Carver e di Gemella Frittella...

2 commenti:

  1. però sei da ammirare. io una roba così l'avrei
    mollata subito. tu invece...
    devi proprio essere masochista dentro.
    :-)

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  2. Sì...frustami intellettualmenteee....:-)
    La verità è che io sono trash dentro

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