martedì 16 febbraio 2010

Esperienze: Abercombie e Fitch


Prima di tutto: che cos'è? E' un negozio di vestiti. Americano. Ha da poco aperto una filiale a Milano. Fa impazzire le ragazzine, ci passano interi pomeriggi, ne parlano a scuola. Ma perchè? Perchè il personale di A&F è formato da fotomodelli o quasi tali.
Non ci sarei mai entrata se uno dei ragazzi della mia scuola oggi non avesse proposto di farci un salto. Dato che gli avevo inflitto un giro in libreria, ho deciso di accettare. Vediamo dove vanno i GIOVANI dopo le ore di scuola.
Arriviamo dietro a piazza S. Babila, dove una volta c'era una banca: l'edificio è austero, ricoperto di marmo grigio scuro. Ho sempre pensato che ci fosse una specie di coda, che facessero entrare a piccoli gruppi, come in quelle discoteche dove ti fanno fare la fila. Anzi, abbigliata com'ero, col mio eskimo tedesco, pensavo che mi lasciassero fuori.
Invece no: il pesante portone vetrato si dischiude rivelando due ragazzoni sui 20 anni che sorridono e ti fanno amichevolmente cenno di entrare.
Appena varcata la soglia vieni investito da un profumo dolciastro che si spande impietosamente per tutto il negozio. Davanti a te un dipinto in cui atletici omaccioni saltellano su scaffalaure -disegnate pure quelle. La luce è soffusa viene dal basso o da enormi abat-jours poste sui banchi di vestiti. Dietro l'angolo ci aspetta un'enorme testa d'alce (spero finta) appesa tra gli scaffali di magliette. Musica disco a palla. Il nostro giovanissimo anfitrione ci guida verso una scala per salire al primo piano ("Vi faccio vedere un paio di mutande che costa 40 euro!"). C'è un sacco di gente, soprattutto giovani e giovanissimi.
Ci sono anche i vestiti, niente di particolare, anche se quelli esposti per le ragazze appaiono spaventosamente fuori misura, credo non vadano oltre la 40. L'atmosfera è quella di una discoteca di lusso, con angoli più in ombra dove sedersi a chiacchierare su comode poltrone (le ho provate personalmente). Qua e là compaiono tavoli pieni di magliette, maglioncini, pantaloni...Un pò come se fossero lì per caso, sai cara, ho gli armadi che straboccano, così ho dovuto mettere un pò di roba sul tavolo del salotto. I passaggi sono però abbastanza stretti è una specie di labirinto e c'è talmente tanta gente che ogni tanto ci si blocca, manco fossimo all'IKEA.
I commessi e le commesse sono tutti bellocci, soprattutto i ragazzi, che sembrano veramente usciti da dei servizi fotografici. Sulle pareti prosegue l'affresco di fusti in esposizione. Comincio a farmi l'idea che il vero obiettivo non siano tanto le giovanissime, quanto una clientela gay. La musica pompa e finalmente troviamo le mutande (che poi si rivelano un costume) da 42 euro. Niente di che, effettivamente non li vale. Il profumo comincia a darci il mal di testa, decidiamo di andarcene. Vicino alla scala sta ballando per conto suo una biondina sui 20 anni (ma penso molti meno). La prendiamo per una che è andata lì a farsi qualche vasca, invece quando prendiamo la scala ci sussurra "Ciao, grazie!". Mah. Scendiamo al piano successivo e qui ci aspetta un giovanotto che appena passiamo ci saluta e ringrazia pure lui, e così fino al piano terra, dove troviamo una gigantesca statua -vaga imitazione del David di Michelangelo- che rapprensenta un uomo in mutande. Riceviamo "Ciao, grazie!"anche dal tipo vicino all'uscita e dai giovanotti che aprono la porta...
Che dire. Anche se mi sembra un mercificazione degli adolescenti, dei loro corpi e un cattivo esempio che tende una volta di più a rendere insicuri i ragazzi che si devono confrontare con una schiera di fighi e di fighe che per campare fanno i commessi (nè più nè meno come centinaia d'altri molto meno prestanti), posso capire il fascino che abbia su di loro un'operazione del genere. Gli dà l'ebrezza di andare in disco senza andarci, possono lustrarsi gli occhi e raccontarsi storie su questo o quel tipo. Ci vanno vestiti già di tutto punto, col cappello giusto e il trucco perfetto. E alla fine di tutto questo ti resta solo un profumo dolciastro che ti segue fino a casa.

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