giovedì 3 febbraio 2011

Viaggio al termine della pazienza (la mia).

Martedì scorso sono andata a Venezia per fare il mio primo esame universitario. Momento storico a dir poco, almeno per me. Venezia è lontana, ci vogliono tre ore di treno o macchina per arrivarci. Siccome non guido prendo il treno, un biglietto da 20 euro andata e uno da 20 euro al ritorno. Il treno è un Freccia Bianca. Il giorno prima c'era stato un incidente sulla linea all'altezza di Romano di Lombardia, la linea doveva riprendere proprio quella mattina. Infatti, All'andata non abbiamo avuto problemi, siamo arrivati puntuali. A Venezia  c'era il sole e data la stagione molti meno turisti del solito.

La sera, fatto l'esame prendiamo il treno, che parte puntualmente ma...a Vicenza si ferma. Cinque, dieci minuti poi il capotreno c'informa che "A causa di un guasto precedente siamo fermi ed il ritardo è imprecisato".
Brutta notizia. Avendo preso il treno alle 19.25 dovevamo arrivare alle 22.25, la piccola Lena era a casa da sola da ormai tante ore e avrei preferito essere a casa prima possibile.
Certo, non mi aspettavo un disastro simile.
Abbiamo aspettato un'ora e finalmente s'è palesato il controllore, un martire che si stava probabilmente assorbendo tutte le proteste del treno, compresa quella di un signore che chiedeva insistentemente come mai non fossimo stati avvertiti di questo incidente prima della partenza, dato che fatti due calcoli doveva essere capitato abbastanza tempo prima.

Fino a questo punto ero ancora calma. Poi ho cominciato a preoccuparmi e temere che sarei rimasta tutta la notte su quel treno mentre la mia miciotta mi aspettava a casa pensando di essere stata abbandonata. Ho chiamato mio padre chiedendogli di trovarmi l'orario degli autobus Vicenza-Milano. In quel momento il treno s'è finalmente mosso. Eravamo ad un'ora e quarantacinque minuti di ritardo.

Da quel momento in poi abbiamo cominciato a viaggiare a singhiozzo, un pò veloce ma perlopiù lento, lento, lento. Poi, ci fermavamo in mezzo alla campagna per mezz'ora, ripartivamo lenti, lenti, lenti e ci fermavamo di nuovo. Immagini di Lena che miagolava disperata continuavano ad affiorare alla mente, aumentando di drammaticità e rendendomi idrofoba. Verso le 23 ho cominciato a dar fuori di testa, a minacciare di spaccare il treno, di andare a guidarlo personalmente. Speck, immerso nella lettura del suo libro era tranquillo, gli altri passeggeri, stremati dalla stanchezza non muovevano un sopracciglio...Ma ormai ero fuori di me. Ho preso a testate il finestrino.

Finalmente all'una meno venti siamo arrivati a Treviglio, e da lì, se dio vuole abbiamo recuperato velocità....Per giungere a Milano all'una e mezza. Inutile dire che il metrò era chiuso e siamo stati costretti a cercarci un taxi (altri 15 euro).

In tutto questo delirante viaggio, per altro in una carrozza riscaldata e mediamente pulita (in alcune stranamente era accesa l'aria condizionata), s'è visto solo il povero controllore ed il carrellino delle bibite, IN VENDITA!!! Nonostante il terrificante ritardo, non ci è stato offerto manco un bicchier d'acqua. Inutile dire che chiederemo il rimborso del biglietto.

Quando siamo arrivati a casa la piccola Lena sembrava contenta, non disperata, giusto un pò affamata...Meno male!!!

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