venerdì 11 marzo 2011

Fur (pilu)

Non so se abbiate sentito parlare di questo film, non so quanto male possiate averne sentito parlare. Date retta, è molto peggio.
Andiamo con ordine: il sottotitolo "Un ritratto immaginario di Diane Arbus" allude alla fotografa newyorchese di origine russa, diventata famosa per i ritratti di personaggi strani ed inquietanti (nani, prostitute, travestiti, ma anche persone all'apparenza quasi normali) che andava a cercare nei luoghi oscuri dell'America degli anni 60.
Nel film è figlia di una ricca famiglia di pellicciai ed assiste il marito -fotografo pubblicitario- durante le sfilate dei capi. Hanno due figlie, una vita in apparenza perfetta, anche se lei veste come un'hamish e ci sono abiti appesi in giro per la casa come se gli armadi non fossero stati inventati.
Diane è un pò particolare, ama spogliarsi in pubblico ed è irresistibilmente attratta da ciò che è visivamente deforme, strano, esagerato. La sua famiglia da pubblicità dei cereali per la colazione non riveste quindi un interesse troppo profondo e quando al piano di sopra arriva un vicino dal vello a dir poco esuberante, la curiosità si risveglia in lei.
Dopo un pò di giri in giro -appostamenti, sguardi obliqui a figuri che salgono le scale calvi e le ridiscendono con addosso splendidi parrucchini fulvi- riesce a fare la conoscenza di Lionel, l'affascinante vicino affetto da ipertricosi, che parla a mezza voce e si guadagna da vivere confezionando parrucche col suo copioso pelo.
Il loro primo incontro è favoloso, non solo Lionel assomiglia alla bestia di "La bella e la bestia", ha una casa da cartone animato con una vicina contorsionista e una vasca da bagno interrata dove Diane si immerge in sottoveste e si fa un trip psichedelico senza droghe.
Fico.
Un pò Belle e un pò Alice nel paese delle pelo-meraviglie, Diane è pronta per la metamorfosi: ciaociao casalinga disperata, benvenuta voyeur del mondo dei freaks. Lionel è un tipo fascinoso che ha recitato nel primo uomo lupo (altro che Long Chaney) e veniva esibito nei circhi come fenomeno, conosce tutti i posti assurdi della città e ci porta la sua nuova amica, che comincia a sentire un friccicore al core. Il pilu l'attrae sempre più e il glabro maritino perde appeal, neanche la povera barbetta che si fa crescere può competere con il manto copioso dell'uomo del piano di sopra.
Ma Lionel nasconde un triste segreto: sta morendo lentamente di una malattia che gli disfa il polmoni. Presa tra l'amore per lui e il dovere verso la sua algida e perfetta famigliola Diane decide di rompere col primo. Quando sale a salutarlo se lo trova davanti completamente nudo (se si eccettua la pelliccia) che agita un rasoietto e le intima "Taglia tutto".
Lavoro titanico a dir poco!
Ma la nostra ragazza non si lascia scoraggiare e comincia ansimando amorosamente a radere il polpaccio del suo amore. Imperdibile questa sequenza che sicuramente ti pone le seguenti domande: Dove lo mette il pelo che toglie? Quante lamette avrà usato? E perchè Lionel si mette ad ansimare quando lei gli rasa le gambe? E soprattutto, perchè si è fatto rasare?
Perchè, cari miei, almeno per venti minuti di film il pubblico femminile ha il diritto di vedere Robert Downey Jr (Lionel), specialmente se quei venti minuti includono la scena di sesso fra lui e Diane (che chissà che voglia ci poteva avere di effusioni dopo una notte passata nella più lunga depilazione della storia!): sì insomma, freak va bene, ma a letto vogliamo la normalità.
Da qui il delirio prende il sopravvento: lui si vuole suicidare in mare e lì la porta e la lascia sulla spiaggia, dopo averle donato una pelliccia da lui confezionata col suo proprio pilu (mmmm!). Lei prova ad imitarlo ma nun ja fa. Poi torna a casa, molla marito e figlie e parte per il mondo a far le sue fotografie.
La scena finale la vede in un parco popolato da nudisti che cerca di far conoscenza con una frequentatrice per convincerla a farsi fare una foto.
E allora, cosa vogliamo dire? Prima di tutto che il regista è Steven Shainberg, quello che ci aveva sorpresi e divertiti con "Secretary", la favola d'amore della segretaria masochista col capo sadico. Un film molto economico che grazie alla bravura degli interpreti ed alla bella sceneggiatura è diventato un vero cult (peste colga chi non l'ha ancora visto) in cui si parlava di emancipazione femminile, di sessualità fuori dagli schemi classici (tanto cari al cinema americano), di donne che a partire dalla sofferenza personale prendono coscienza della propria unicità e imboccano una strada anticonformista che le porta ala felicità.
Stven Shainberg: "Forse tagliando questa scena..."
A ben guardare le tematiche sarebbero le stesse, specialmente nel momento in cui Diane si rende conto di essere "l'assistente di suo marito" e di essersi cercata una sistemazione onorevole per soffocare le proprie inclinazioni. Ma è tutto troppo caricato, troppo barocco perchè possa essere minimamente credibile. E cosa c'azzecca la faccia da bambina capricciosa di Nicole Kidman con tutto questo? E' impossibile ignorare la sua incapacità di esprimere emozioni e sembra sempre un pezzo d'arredamento fuori posto.
Nicole Kidman sfoggia un capino in pelliccia umana...
La relazione erotica fantasticata con un freak è un classico sottinteso a molti film horror (Dracula in primis, ma anche l'Uomo Lupo e perfino Il Mostro della Laguna Nera), e forse avrebbe dovuto essere il fulcro "perverso" della storia. Ma il regista o la produzione hanno avuto paura di affrontarla direttamente, tanto è vero che prima di fare l'amore con Lionel, Diane lo depila da capo a piedi. Perchè i freak sono sempre freak e anche quando Lionel coinvolge Diane nel suo mondo, lo sguardo è turistico, non d'interesse profondo, è lo stesso voyeurismo che vorrebbero "condannare". La Kidman si guarda intorno come una mocciosa ad una fiera, mentre un nano canta una canzone d'amore e tutto quanto intorno sembra dire "Oh, com'è carino". Ed infatti non si osa il lieto fine, Diane non lascia la famiglia per trasferirsi con "La Bestia" e sfidare apertamente le convenzioni. Si limita ad andarsene in silenzio, quatta quatta dopo che lui è morto.
L'elemento favolistico (che permeava anche Secretary, con l'improbabile studio dell'avvocato, la famiglia americana fuori di testa, la lavanderia a gettone dove si poteva cenare...) prevale e diventa stucchevole...Cacchio, Lionel non s'incazza mai! Mai dico! Un santo! E' possibile credere una cosa del genere da parte di una creatura tanto vessata dalla vita? Direi di no...

Ho la sensazione che l'idea di base fosse buona (anche se non l'avrei connessa con un personaggio reale come Diane Arbus), ma come spesso accade in America, dare troppi soldi e di conseguenza troppe regole ad un regista che s'è fatto notare nel cinema indipendente a low budget è un errore. E così che vengono fuori questi pasticci!

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