venerdì 29 marzo 2013

Commenti

Una piccola comunicazione di servizio. Nei giorni scorsi un amico mi ha segnalato un commento scorretto in uno dei post di questo blog. Per questo motivo ho inserito l'opzione di notifica via email dei nuovi commenti ed il captcha. Ho scoperto oggi che con la prima i commenti vanno autorizzati prima di essere pubblicati. Spero che questo non vi scoraggi ancora di più dal lasciare commenti, siete già in pochi. Purtroppo quando anche spazi minimi e per me innocui vengono presi d'assalto da spam e scorrettezze varie, bisogna almeno provare a difendersi.

giovedì 28 marzo 2013

Ingleserie

C'era una volta la commedia inglese: negli anni 60 e 70 ci aveva regalato pellicole come l'insuperato "Il ruggito del topo"(con diversi Peter Sellers), il delirante "La classe dirigente" (con Peter O'Toole) o assolutamente folli come "The magic cristian" (con Sellers e Ringo Starr), che puntavano un ditino cattivo e minaccioso sulla società -soprattutto britannica- e sulle fissazioni di un mondo e di una società allora in trasformazione. Nel decennio dello yuppismo si era convertita a temi contemporanei, come le lotte sindacali ("Grazie Mrs Thatcher") o le droghe ("Trainspotting"); la vecchia Inghilterra delle signore per bene che bevono tè con le amiche in salotto veniva spazzata via dalla classe operaia britannica, cialtrona, sguaiata e appassionata alla birra più che agli infusi. La cosa inizialmente funzionò, ma dopo gli anni 90 ("Full Monty", "The commitments") questo filone cinematografico si appannò, probabilmente a causa di una certa ripetitività e della scelta di storie romantiche tutto sommato abbastanza prevedibili anche se interpretate da divi ("Notting Hill"). Negli anni 2000 la commedia inglese ha subito il fascino del vintage: è il caso di "I love radio rock", la storia vera di una radio che negli anni 60 trasmetteva da una nave tutti quei pezzi musicali che venivano censurati dalla BBC, e questo "We want sex equality" che prende spunto dallo sciopero del 1968  di 187 operaie della fabbrica della Ford di Daghenham, le quali oltre a lavorare in condizioni assurde, venivano pagate meno degli uomini per la sola ragione di essere donne.

L'episodio è molto interessante, ricostruito in modo abbastanza realistico cercando di non alterare i fatti ed i personaggi caricandoli di un'eccessiva caratterizzazione: soprattutto la protagonista Rita O' Grady (interpretata da Sally Hawkins), pur passando attraverso una trasformazione che la rende più consapevole dei propri diritti e della propria importanza, non diventa una superdonna, rimane credibilmente attaccata alla concretezza della vita. Più immaginati sono forse i funzionari del sindacato, soprattutto quelli "cattivi", che non appoggiano Rita e le colleghe, ma anche Albert Passingham, interpretato da Bob Hoskins, lui però si può permettere questo ed altro.
Tutto funziona, sceneggiatura, recitazione, fotografia, colonna sonora (che ovviamente contiene diversi  successi del tempo), finale. Nonostante ciò in qualche modo il film non fa il botto, non entusiasma: sarà perchè vengono delineati con forza solo tre dei personaggi delle scioperanti mentre tutte le altre rimangono una massa indistinta di operaie caciarone; sarà che si ritrovano comunque alcuni stereotipi visti e stravisti, una per tutte la ragazza focosa e un pò sboccata (un pò come la Samantha di "Sex and the city"); sarà che effettivamente la questione della discriminazione di genere era ed è seria (nel film sono contenuti spezzoni di telegiornali dell'epoca in cui operai maschi si dichiaravano contro la parità di salario per le donne), e l'atmosfera a tratti diventa anche molto drammatica. O forse mancano la cattiveria e il divertimento che caratterizzano altre pellicole più brillanti. Proprio l'intento di mantenersi aderenti alla realtà degli autori è probabilmente il limite di questa storia, dove non si esagera mai, e se non si esagera non si osa.
Una scelta rispettabilissima che ha i suoi pregi, anche se le premesse erano un pò diverse. Vale comunque la pena di vedere questo film, soprattutto in questi tempi in cui la condizione femminile è tanto disgraziata, serve un piccolo promemoria di quello che unite siamo capaci di fare. E a proposito di questo vi informo che il titolo originale è "Made in Daghenham", mentre "We want sex - equality" è il titolo italiano che si ispira ad un episodio del tutto marginale del film (per altro sfruttato ampiamente anche dalla pubblicità) in cui uno striscione con questa scritta viene srotolato a metà producendo l'ilare messaggio "We want sex". Paradossale.

domenica 17 marzo 2013

Canzone

Che periodaccio. Non riesco a trovare un filo di positività per andare avanti, alle devastanti vicende politiche si aggiunge la constatazione che le nuove generazioni (gli adolescenti di oggi) sono una massa di ignavi e radical chic da cui non ci si può sperare che facciano meglio dei genitori e una crisi d'intenti professionali che rischia di annullare un quinquennio di lavoro duro e di studio.

Così, anche se i "MINISTRI" non mi sono mai piaciuti, anche se li trovo per niente interessanti (soprattutto come tecnica vocale e testi), quando ieri mattina ho sentito questa canzone alla radio, mi sono in qualche modo sentita chiamata in causa. In grassetto ho sottolineato le parti più vicine alla mia esperienza personale. Resta solo da decidere cosa fare del verso "Tanto vale provarci comunque".

MINISTRI-COMUNQUE

Che bella la tua nuova casa
che bella la tua nuova banca
ti prestano la penna e poi
poi non te la chiedon più
che belli i tuoi nuovi orari
ti chiedi come fanno i panettieri
che escon di casa prima dei giornali
i giornali che non leggi più
perchè hai trovato un modo per sfondare
e per non leggere neanche in digitale
che belli i tuoi progetti il tuo sudore
la tua fiducia cieca nel lavoro
che ci mobilita e che ci distrae
che ti conviene fare in fretta sai a sistemarsi prima che il mattone ritorni forte peccato che
la tua casa non vale niente
il tuo orologio non vale niente
il tuo vestito non vale niente
questa chitarra non vale niente
il tuo contratto non vale niente
la tua esperienza non vale niente
il tuo voto non vale niente

tanto vale provarci comunque
che bello avere un’idea forte e rincorrerla fino alla morte
e aver paura che cominci il giorno e che la luce ti cancelli il sogno
che bello che era averti attorno come aver trovato un posto al mondo
dove alla fine fare ritorno quando non ce un posto dove andare
e dai alla colpa a tutti anche a te stesso come se fossi il primo a galleggiare
ma non ce nulla che io possa fare se non svegliarmi e ripetere che
la mia casa non vale niente
il mio orologio non vale niente
il mio vestito non vale niente
la mia chitarra non vale niente
il mio contratto non vale niente
la mia esperienza non vale niente
il mio voto non vale niente
tanto vale provarci comunque
la mia casa non vale niente
il mio contratto non vale niente
tanto vale provarci comunque
la mia chitarra non vale niente
la mia esperienza non vale niente
tanto vale provarci comunque
tanto vale provarci comunque

giovedì 7 marzo 2013

Per salvare cio' che resta di Berlino

In seguito al post sull'ultimo pezzo del muro di Berlino, minacciato da una incombente speculazione immobiliare, vi invito a firmare questa petizione

Anche se il traguardo di firme e' vicino, sarebbe fantastico superarlo. Grazie

martedì 5 marzo 2013

L'oca dalle uova d'oro

La popolarita' di Berlino e' ai massimi storici. Chi lo avrebbe detto alla fine degli anni 80' che la citta' sarebbe fiorita cosi. Tutti vogliono vivere qui, fa niente se non c'e' lavoro, se imparare il tedesco e' ancora un'impresa ritenuta ardua da molti, fa niente se i berlinesi sono notoriamente antipatici, fa niente se l'inverno e' lunghissimo.

Tutto questo DESIDERIO ha generato diversi mostri, come ad esempio la rampante GENTRIFICAZIONE, ovvero il processo per cui la citta' cambia, rendendo impossibile a chi non e' ricco e benestante di permettersi di viverci e grazie a questo processo il tessuto sociale di Berlino sta' cambiando ad una velocita' drammatica.
Le grandi societa' acquistano immobili (che fino a poco fa erano particolarmente economici), li rinnovano e li rivendono a gente per lo piu' non residente a Berlino, gente che usa la casa per le vacanze o la riaffitta ai turisti. Inevitabilmente i prezzi degli affitti salgono rendendo impossibile ai veri Berlinesi di vivere piu' nella loro citta'.

Questo processo ha raggiunto il livello storico di stupidita' proprio mentre io e Brotchen eravamo in vacanza: una societa' immobiliare che ha acquistato il terreno dove sorge la East Side Gallery (ovvero l'ultimo consistente pezzo del muro di Berlino che e' rimasto al suo posto) ha deciso che per iniziare a costruire il suo blocco di appartamenti di lusso di fronte alla Sprea,  il muro doveva essere tolto di mezzo.
Cosi, UNA NOTTE un pezzo del muro e' stato smontato per far posto ai nuovi lussuosi appartamenti in cui vivranno ricconi residenti all'estero. Si e' scatenata una serie di proteste che ha fatto intervenire il sindaco di Berlino ed ora sono in coso dei patteggiamenti per mantenere il muro e rimettere i pezzi dislocati al loro posto.

Ma dico io, come si fa a distruggere una delle cose che rendono il luogo cosi importante?
Il motivo per cui molti vengono a Friedrichshain e' proprio la East side gallery! E con che disprezzo della storia si fa a pezzi un monumento storico! ma vi immaginate se qualcuno decidesse di smontare il Colosseo per farci degli appartamenti di lusso? O di brasare Pompei
per farci una versione partenopea di Gardaland?

Esattamente come nella favola dell'oca dalle uova d'oro, Berlino sta' venendo distrutta: le cose che l'hanno resa speciale stanno venendo disintegrate proprio da coloro che cercano di possederle. Purtroppo le societa' investitrici non hanno cuore e a quanto pare anche il cervello gli scarseggia, l'unica cosa che hanno a profusione e' la smoderata ingordigia.

E mo' lo ricostruisci proprio com'era prima, chiaro?

venerdì 1 marzo 2013

Tumefazioni

Il 14 febbraio, ricorderete, mentre andavo al lavoro caddi e la mia faccia finì contro un corrimano di ferro procurandomi un vistoso ematoma viola sull'occhio destro.
Tra domenica e lunedì una nuova botta s'è aggiunta, stavolta (e non è un caso) sull'occhio sinistro. Come altro definire il risultato delle elezioni?  Ci ho messo qualche giorno a riprendermi e trovare qualcosa da dire, e anche adesso penso di non essere in grado di fare un'analisi lucida e precisa, almeno dal mio parziale punto di vista.
Posso dirvi che non ero convintissima del mio voto perchè nessuno dei candidati aveva fatto battere il mio cuore con parole convincenti e programmi condivisibili al 100%(a parte uno in una minuscola lista presente alle regionali), ma se da una parte era impossibile che votassi per quello, era altrettanto improbabile che votassi per questo: forse perchè sono una personcina tranquilla che detesta la gente che urla, forse perchè dalla fine della prima Repubblica di insulti ne ho sentiti fin troppi (e troppe volte ho scoperto quanto parte dello spettacolo fossero), forse perchè a quarant'anni cerco di moderare la mia rabbia con un pensiero razionale, non me la sono sentita.

A parte la delusione di non aver imboccato nessuna strada, e la solidarietà umana per una persona (Bersani) che di errori politici ne ha fatti a carriolate ma è sempre parso comunque coerente e ha sempre cercato di mantenere il sangue freddo e non cedere alle lusinghe dei vaffanculo e delle promesse senza senso, a parte il dispiacere, ripeto, umano, di vederlo barcollare in una conferenza stampa nella quale a tratti sembrava volesse mettersi a piangere, sono disorientata.
Penso che in Grecia prima della catastrofe è successa la stessa cosa, elezioni che non hanno portato a nessun governo, nuove elezioni, voti agli estremisti ed ecatombe economica e sociale.
Poi medito che forse sono una vetero comunista attaccata ad un vecchio concetto di Stato e che forse non sono in grado di comprendere il cambiamento epocale, farei meglio a rilassarmi e stare a guardare, "abbracciare il cambiamento", come dicono i buddhisti.
Ma gli insulti non li sopporto, e penso che se giochi a Monopoli non puoi rifiutarti di tirare i dadi, se entri in un meccanismo, anche con l'idea di cambiare le regole, non puoi farlo senza prima conoscerle e rispettarle quelle regole, sennò tanto vale prendere i forconi e le torce e andare al castello del feudatario a dar fuoco a tutto. Avrebbe più senso.
Infine, Franco Battiato dice "Fidatevi, le cose stanno cambiando per il meglio" e mi tranquillizzo...ma anche no.