giovedì 8 settembre 2011

Senza Freni

L'altra sera ero ad un corso. Si trattava di una lezione piuttosto stupida, o almeno io l'ho percepita così. Il nostro relatore ha fatto uno schema alla lavagna di quelli che si usano nel team building, con la pretesa di farci "comunicare"...Anzi, non lo so quale fosse la pretesa, perchè non ho capito che cavolo c'entrasse il suo intervento (che non era il primo e temo neanche l'ultimo) con il nostro corso. Ho fatto una marea di corsi in una quantità di discipline diverse, quindi credo di saper riconoscere un docente che s'arrampica senza successo sugli specchi.
Così me ne stavo seduta cercando di controllare i muscoli facciali e non far assumere al mio volto una naturale espressione di cinico risentimento per il prezioso tempo che mi stava facendo sprecare costui. Quando sono riuscita a raggiungere un assetto di sufficiente fissità ho proseguito indirizzandogli pensieri del tipo "Ma quanto sei pirla", "Mi stai prendendo per il culo o credi veramente di star facendo una lezione utile?", "Ma ci hai preso veramente tutti per scemi qua dentro?" e così via.
Finito il primo tempo del suo spettacolo ci ha portato nella sala computer, a fare cosa? Un test, un test come quelli di Cosmopolitan che però ci doveva servire per l'autovalutazione.
Rispondo con un mezzo ghigno a tutte le risposte (io lo so che nonostante tutto hanno capito come la penso, mi sembra di brillare come una lampadina certe volte...), e arrivo al risultato.
Cosa sono? Un bambino adattato. Che vuol dire? Dalla spiegazione del tipo si direbbe che io mi sia adattata mio malgrado ad una situazione di obbedienza alle regole, pur professando una certa insofferenza per esse.
E come è vero. Sono cresciuta col mito degli anni 60, della ribellione, della vita da artista bohemiène, ma non ho mai avuto abbastanza coraggio per farla davvero. Sì, insomma, quando mia madre mi ha detto di non tingermi i capelli di verde (dopo che avevo letto la biografia dei Sex Pistols), io le  ho dato retta...Non ho mai fatto niente di esagerato (anche se oh, per i miei ero perfino turbolenta), e alla fine la cosa più ribbbelle che mi sia permessa è stato licenziarmi dal posto fisso (cosa che mia madre non ha ancora mandato giù).
Non starò qui a spiegare i perchè ed i percome, li ho già analizzati e superati da tempo. Però, nonostante tutto rimango irrequieta e mi sento in costante fuga dalla stabilità e contemporaneamente alla ricerca di essa. E credo che chi mi conosce sappia cosa intendo: la mancanza di omologazione, il continuo essere scontenta di me, la ricerca nuove cose da imparare e da fare a volte mi sembrano -pur essendo fino ad un certo punto scelte personali- un marchio di questa impossibilità di fermarsi, anche se faccio una vita del tutto tranquilla e sedentaria. Un giorno penso che succederà qualcosa, e il mio bambino adattato smetterà di adattarsi e farà un gran casino...
Ho delle amiche in situazioni simili, ma loro sono state sicuramente più coraggiose, hanno preso armi e bagagli e sono andate all'estero. Io invece sono sempre qui, inchiodata nella stessa città con una gran voglia di muovermi e di stare ferma.

E anche se vi aspettate che adesso vi dica che nonostante tutto questa lezione è servita a qualcosa...Beh, vi siete sbagliati, è stato veramente un gran spreco di tempo.

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