sabato 11 aprile 2009

Onora il Padre e la Madre- Sidney Lumet


Cosa succede quando la generazione dei bamboccioni decide che quanto "generosamente" elargito dai genitori è in realtà di loro proprietà? Cosa succede quando i troppi "non detto" tra padri e figli, con il corollario di sensi di colpa da entrambe le parti sfociano in un egoismo assoluto? Se la famiglia è la cellula base della società, non dovremmo chiederci come mai la società stessa sia così atroce?
E via chiedendo, quante domande ci si possono fare guardando questo lucido, freddissimo e durissimo film di Sidney Lumet. Acclamato da critica e pubblico, "Onora il Padre e la Madre" ci mostra superati i confini della decenza stabiliti dalla parola "famiglia" e quanto questa parola sia spesso un fragile paravento per illudersi di non essere soli e di essere capaci di pensare a qualcun altro oltre che noi stessi.

Hank è un uomo in difficcoltà, ha un lavoro malpagato e un'ex moglie assetata di denaro; Andy, suo fratello, è uno spregiudicato contabile in una grande compagnia immobiliare, appare sicuro di sè, ha una vita di apparente successo, una moglie e molti vizi.
Nonostante le apparenze, entrambi hanno bisogno di soldi e decidono di rapinare una gioielleria. Un colpo facile, conoscono il posto come le loro tasche, dato che si tratta del negozio dei loro genitori.
Il piano è semplice, praticamente infallibile. Eppure tutto va male. Andy e Hank cominciano a scivolare in un abisso senza fine in cui la loro vita e tutti gli affetti vengono maciullati e in fondo al quale non resta niente di niente.

La storia è relativamente scarna, resa con una tecnica alla Pulp Fiction fatta di continui flashback e del racconto dello stesso momento dai punti di vista dei vari personaggi. Lo stile visivo è pulito, altrettanto scarno (ma non squallido), tagliente, una sorta di bianco e nero a colori con punte di colore abbacinanti.
Alcuni personaggi di contorno emergono con particolare potenza, sembrano veramente usciti da un film di Tarantino (il rapinatore affittato da Hank, suo cognato, lo spacciatore di eroina), unici leggeri tocchi di umorismo in una storia dai toni cupi e dal finale agghiacciante.
Il concetto stesso di famiglia viene capovolto, essa diventa la radice del male, invece che un rifugio da esso. E' il luogo dove i conflitti nascono e sfociano nel peggiore dei modi.

Philip Seymour Hoffman è come sempre all'altezza delle aspettative, l'unico in grado di gareggiare in bravura con Albert Finney; Ethan Hawke è credibile nelle vesti del fratello sfigato, Marisa Tomei decisamente in gamba come oca da esposizione (un'attrice da rivalutare?).

Con buona pace della morale buonista Italiana.

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