giovedì 11 marzo 2010

Shutter Island


Ho letto diverse recensioni di questo film, alcune positive, altre un pò meno. In ogni caso non sapevo esattamente cosa aspettarmi. E sono rimasta piacevolmente sorpresa, "Shutter Island" è un bel thriller psicopoliziesco con attori degni della regia di Martin Scorsese e della sceneggiatura di David Lehane (dal cui romanzo è tratta la storia).
Due poliziotti federali (Teddy Daniels e Chuck Aule) vengono inviati a Shutter Island, un'isola trasformata in manicomio criminale, dove sono recluse persone affette da malattie mentali che si siano dimostrate pericolose per la società. Una delle pazienti è scomparsa misteriosamente, il loro compito è capire che fine abbia fatto e come sia potuta uscire da una stanza ermeticamente chiusa, senza scarpe e senza che nessuno la notasse.
Ma il lavoro viene immediatamente ostacolato dai poliziotti e dai medici della struttura, tra cui c'è anche un criminale nazista (Max Von Sydow), immediatamente smascherato da Daniels (Di Caprio). Quest'ultimo, reduce del secondo conflitto mondiale, tra le pattuglie Americane che entrarono a Dachau, è segnato non solo dalla guerra, ma anche dalla perdita della moglie, morta nell'incendio del loro appartamento.
Non ci vuole molto perchè la cocciutaggine di Daniels e l'ostruzionismo delle autorità di Shutter Island appesantiscano e rendano cupa la già non gaudente atmosfera. Poi cominciano i sogni, le visioni e gli incontri surreali con i personaggi dell'isola. I due poliziotti si rendono conto di essere in una trappola insidiosa.
Martin Scorsese si muove con agio ed un sottile umorismo in questa storia claustrofobica e popolata di personaggi assurdi (uno per tutti, il capo della struttura, agghiacciante). Piccoli particolari visivi incongruenti e dialoghi surreali contribuiscono a creare lentamente ed inesorabilmente una sensazione di soffocamento e sospensione della ragione, che ci porterà, sempre più confusi, verso il finale.
Come spesso capita con le storie che parlano di follia o ambientate in manicomi sembra che il gioco sia quello di disorientare lo spettatore facendolo dubitare che ogni situazione sia vera. In realtà la verità c'è ed è svelata da una parola. Non vi dico altro.
Raccontando questa storia il regista però parla anche d'altro, dalle guerre presenti mascherate da "missioni per la democrazia" che giustificano ogni manipolazione ed ogni violenza compiuta in loro nome, alla violenza stessa, atavica che vive dentro di noi
Leonardo di Caprio è proprio bravo, con la sua faccia da divo d'altri tempi ed il corpo atletico e inciccito che non ricorda più il fanciullo filiforme di "Titanic". La sua interpretazione è originale; anche Mark Ruffalo (Aule) si dimostra all'altezza. Ben Kingsley e Max Von Sydow non hanno bisogno di commenti. Bellissima e straniante la fotografia.

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