giovedì 8 aprile 2010

Gemella Ciambella al cinema: "Alice nel paese delle meraviglie" 3D di Tim Burton


La prima parola che viene alle labbra dopo aver visto la “Alice” di Burton e'...”Perche'?”

“Alice” e' uno dei miei libri preferiti, un non-sense che solo un britannico poteva scrivere, un enigma psichedelico che continua ad affascinare, percio' quando vedo una nuova messa in scena la osservo con occhio critico, ma anche con la speranza di una sorpresa. Disgraziatamente questa versione e' una ORRIBILE sorpresa (la scritta “orribile” dovrebbe colare sangue, ma non c'e' un font simile in blogspot).

L'inizio e' gia' una menata: entriamo nella casa di Alice, bambina e incontriamo il padre, che sta' progettando un viaggio intorno al mondo ma trova il tempo per rassicurare la piccola che ha fatto un brutto sogno. Anni dopo, Alice e' ormai 19enne (ma l'attrice Mia Wasikowska sembra una 12enne), suo padre non c'e' piu', ma ci sono la madre e la sorella maggiore che la vogliono maritare ad un ovvio perdente della nobilta' britannica (cosi' macchiettistico da essere incredibile). Sfiga vuole che l'orrendo personaggio si voglia dichiarare ad un party dove sono invitate un casino di persone. Subito ci viene fatto capire che Alice e' una tosta: in barba alle convenzioni sociali, Alice non ha indossato ne' corsetto ne' calze, !

Al momento della dichiarazione del succitato perdente, di fronte a tutti gli ospiti, Alice vede il coniglio bianco che le fa segno di muoversi, e' tardi... La ragazza abbandona tutto e tutti per seguire il coniglio e cade nella tana, iniziando il celebre viaggio. Da qui in poi ci sara' un continuo riferirsi alla “vera Alice”, cioe' l'unica persona che puo' salvare il paese delle meraviglie e la Regina Bianca dal potere insolente e capriccioso della Regina di Cuori. Infatti una guerra terribile e' in atto nel paese delle meraviglie, e i personaggi tipo il cappellaio matto, sono depressi e scioccati. Non vi racconto altro. Se proprio volete vederlo vi lascio almeno un po' di sorpresa.

La storia e' basata non solo sulle “Avventure nel paese delle meraviglie”, “Attraverso lo specchio” e fa vaghi riferimenti anche a “Jaberwocky”, un poemetto in rima di Carroll.

Il problema qui non e' che Burton ci propone una Alice 19enne, che la storia e' stata fatta a pezzi ed e' risorta come uno zombie, ma che l'ha ricomposta dandogli un inizio-svolgimento-finale e soprattutto gli ha dovuto trovare un perche'. La storia diventa cosi' una pasticciata avventura iniziatico-femminista, noiosa, poco efficace e francamente poco credibile. Un peccato, considerando che Burton ha tirato in ballo alcuni dei migliori attori e caratteristi del regno unito, come Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Stephen Fry, Matt Lucas. Non menzionando poi Johnny Depp, bravissimo come sempre, e sempre pronto a salvare il culo all'amico Tim (perdonatemi, ci vuole).

La direzione di Burton e' incerta, inefficace, I personaggi sono proiezioni di come sarebbero potuti essere...che dire di Alice, totalmente priva del carattere, espressivita' fisica e della cocciutaggine che la rendevano interessante nel libro. Particolari come quello della biancheria, o citazioni alla rinfusa del libro (come quando propone alla sua futura suocera di dipingere le rose di rosso, o quando cita “sei cose incredibili prima di colazione”) sono patetici tentativi di farci credere che questa Alice sia una anticonformista che cerca di ribellarsi ai pregiudizi ed alle convenzioni del'alta societa', ma persino a me e' sembrata solo una picchiatella che parla da sola.

Il talento di Helena Bohnam Carter e' sprecato nel cercare di salvare il personaggio di una regina di cuori che sa solo urlare, ma non sa rappresentare ironicamente I potenti come invece nel libro. Una bella sorpresa e' la Regina Bianca, interpretata da Anne Hataway, una totale svanitona che vive in una proiezione mentale dove tutto e' soave, ma non ha tempo e modo di sviluppare il personaggio.

Il Cappellaio Matto, impazzito sembra per il trauma della guerra, e' piacevole e porta le uniche note umoristiche di tutto il film, ed e' interessante che si ipotizzi un affetto romantico tra lui e Alice...(in fondo ragazze, Johnny Depp e' sempre Johnny Depp!). Peccato che nelle scene finali Burton lo faccia ballare senza motivo come un rapper, richiamando l'insensatezza del finale di “Bettlejuice”, e buttando alle ortiche l'unica cosa che gli era venuta bene in questo film.

Burton avrebbe potuto immaginare un po' di piu', chiedersi perche' la regina di cuori e' cosi rompi per esempio (immaginate lo spasso ad ipotizzare la vita della regina di cuori bambina), mettere un po' di psicologia psichedelica in questi folli personaggi. Ma Burton alla fine e' americano e come quasi tutti gli americani e coloro che non provengono dalla Gran Bretagna o almeno dall'Europa, “Alice” e' troppo insensata e sfuggente per essere capita, motivo per cui ha tentato inutilmente di dare un senso compiuto alla storia.

Il film di Burton sembra una cagatella fatta per far felice la Disney e chiudere un contratto infame, come spesso accade. Oppure Burton si e' davvero bevuto il cervello, ed e' diventato quello che criticava aspramente in “Edward mani di Forbice”. Se amate I libri di “Alice” evitate questo film come la peste e come le sette piaghe d'egitto. Per tutti quelli che invece vorranno comunque vederlo, una sola frase: essere sadomasochisti verso se' stessi non e' reato.




1 commento: