martedì 30 marzo 2010

Gagagagaga


Il mio amico Ciccio al telefono mi dice: "Scrivi qualcosa su Telephone di Lady Gaga!".
Lady Gaga? Oh bella, non ci avevo mai pensato. Va bene, m'informo, guardo il video e scopro che è un caso, che ha creato scandalo ed è trasmesso in una versione censurata. Mi aspetto di vedere cose terrificanti, sesso droga e rock n' roll.
Invece niente, non c'è assolutamente nulla di scandaloso, almeno a mio modo di vedere. Per esser certa, vado sul sito di Lady Gaga e riguardo il video insieme agli altri tratti dal suo album.
E boh, non so che dire. E' brutto, molto kitsch, esagerato in tutto, dai colori fumettosi agli incredibili abiti di Lady. Ma scandaloso, quello non saprei.
Poi l'altro giorno leggo su "Repubblica" un lungo articolo in cui si parla proprio di questo video e lo si spiega, dandogli una valenza di rottura e critica alla società dei consumi, con tanto di marchi ben visibili (Polaroid, Virgin...).
Sono perplessa. Ciccio sostiene che un video così ridondante e sopra le righe danneggi le giovani generazioni, che rischiano di non cogliere il lato umoristico del kitsch e considerarlo un'estetica valida, a sè. Ed ha ragione. Ma è anche vero che il kitsch c'è da un bel pezzo. Negli anni settanta David Bowie impersonava Ziggy Stardust con stivali platform, glitter, capelli tinti, e ben altro spessore musicale. Comunque era kitsch e se adesso nessuno andrebbe più in giro vestito così, allora sì.

Lady Gaga d'altronde sta sviluppando da un bel pezzo questo stile barocco fino all'insopportabile -un pò Drag Queen e un pò Tarantino- e Telephone sembra il culmine (ma sappiamo che si può sempre andare oltre) di questa escalation: bisogna guardarlo diverse volte prima di capirci qualcosa e anche quando riesci ad isolare le varie scene rimani comunque accecato dalla quantità di particolari e dai colori pop. Lei cambia abito decine di volte in un crescendo delirante, vestendosi di nastro giallo per delimitare le "crime scenes", o rimanendo in bikini e calze a rete sforacchiate.
Non è sexy, ma non saprei nemmeno dire se è provocatoria. Lady Gaga è una pop star e come tale si è creata un personaggio.
Ben cosciente di non essere particolarmente attraente e di non poter puntare come Madonna su una sessualità provocatoria (anche se non ha saputo resistere alla tentazione di qualche allusione saffica), è molto ironica e sembra anzi prenderla in giro, estremizzando il suo look, esagerando nelle sue apparizioni vestite e svestite usando il proprio corpo come quello di una Barbie, coprendolo con forme assurde in stile cartoon, acconciandosi in modo altrettanto bizzarro e non risparmiandosi qualche dovuta frecciatina femminista.Viene in mente la Cher dell'ultimo periodo, senza un glorioso passato, senza una bella voce e con circa cinquant'anni di meno.
Ma non capisco lo scandalo (forse la scena più forte è quella dell'avvelenamento di massa nel fast food, ma è una morte molto fashion, molto comica in fondo), davvero, e nemmeno le lodi. Nonostante la simpatia che questa ragazzina ispira (non ha l'aria strafottente e cinica di Madonna e come ho detto è autoironica, cosa che Miss Ciccone non riesce ad essere) non è che un'entertainer, come tanti prima e dopo di lei.
Quindi rilassiamoci tutti e guardiamoci pure Telephone in questa Official Explicit Version, anche con l'audio a zero, tanto non si perde granchè...

lunedì 29 marzo 2010

Il gioiello BIO della settimana


Al supermercato biologico di Warschauer Straße "Bio Viv", una confezione di Spinaci da 400gr
costa 4,99€!

La prossima settimana: il prezzo dei Broccoli da Tyffany!

martedì 23 marzo 2010

Una Brava Persona


Ma per davvero. Pubblichiamo il link all'intervista a Don Gallo apparsa oggi su "Il fatto quotidiano",
rincuorante sapere che ci sono anche preti così.

I sotterranei del Vaticano

Chiusi come siamo (in questo momento? O da sempre?) nella nostra realtà alternativa, forse non ci rendiamo conto di come ci vedono gli altri.
Gli scandali che coinvolgono politica e chiesa cattolica, nonchè il comportamento vessatorio nei confronti dei cittadini extracomunitari, qualificano il nostro paese come un luogo dove regnano vizio e corruzione a tutti i livelli.
Un luogo, per stringere sulle questioni del Vaticano e dei preti pedofili -le più taciute- dove i più innocenti tra gli esseri umani non sono tutelati ed i loro aguzzini vivono tranquillamente, coperti dall'omertà politica e sociale.
Lo scandalo è partito dall'Irlanda e dalla Germania e là se ne parla, perfino la cancelliera Angela Merkel è giustamente entrata nel merito. Episodi analoghi si verificano dappertutto (data anche l'abitudine del Vaticano di coprire i colpevoli, cambiandogli diocesi e diffondendo come una schifosa malattia il loro crimine) inclusa l'ITALIA. Ma da noi, nessun politico ne ha parlato, se non per proteggere (mica per chiedere chiarezza) il Vaticano.
Già, il Vaticano, quell'organo che si permette d'intervenire in tutte le vicende che ci riguardano, di dirci cosa sia corretto e morale (in questi giorni ci dicono anche cosa votare) quando i crimini commessi al suo interno e purtroppo al suo esterno sono tali e di tale gravità da vaporizzare qualunque credibilità morale.
D'altronde, è sempre stato così. Ricordiamoci i Papi del passato, la vendita d'indulgenze, di cariche ecclesiastiche, gli intrighi, gli omicidi, i Borgia (Lucrezia era figlia dell'Arcivescovo di Valencia che divenne Papa Alessandro VI) e, più vicino a noi, le posizioni del Vaticano durante il Fascismo, l'atteggiamento quanto meno indifferente nei confronti dell'Olocausto perpetrato dai Nazisti, di quel Pio XII che qualcuno vorrebbe o ha già beatificato.
Insomma, perchè dovrebbero essere diversi da tutti gli altri? Perchè dovremmo credere alla loro purezza? Alla loro redenzione?
In Italia e nel mondo, la chiesa cattolica (come tutte le religioni) ha sempre tentato di dominare la mente altrui, di far credere di conoscere la verità del bene e del male, mentre è piuttosto chiaro che conosce solo la seconda.
Nonostante la gravità dello scandalo, il Papa si è limitato a lanciare innocue maledizioni e ad esortare i preti pedofili a lasciarsi processare dalla "giustizia terrena". Non mi risulta che abbia espulso alcuno dei colpevoli, che nessuno sia stato sospeso. In Italia, nella curia di Bologna, addirittura qualcuno è stato promosso. Non mi sembra che queste si possano definire azioni forti destinate a togliere qualunque dubbio sul desiderio di giustizia delle autorità religiose. E nemmeno paiono garanzie di vigilanza per il futuro.
Se Dio esiste, il Dio di cui si fanno scudo questi mascalzoni pedofili, se è veramente buono e giusto come amiamo credere non potrebbe, non può tollerare queste mostruosità. E mai sceglierebbe di essere rappresentato (ammesso che un essere onniscente ed onnipotente ne abbia bisogno) da questa gente.
Chiudo ricordando un passo del Vangelo: "Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare". ( Matteo 18:6 )

sabato 20 marzo 2010

Proprio come in Colombia

A seguito dei fatti di via Padova, in cui è perito un ragazzo Egiziano, il Comune di Milano ha istituito, a partire dal 26 Marzo, un coprifuoco che imporrà la chiusura anticipata dei negozi di questa zona. Dimenticandosi innanzitutto che il giovane è stato ucciso di pomeriggio e poi che più gente c'è per strada e più sicura è la zona. A Londra i negozi di kebab o i supermercati off licence (ce ne sono dappertutto) rimangono aperti tutta la notte, ma i negozi di libri, dischi e a volte anche vestiti chiudono verso mezzanotte.
Leggo poi sulla versione elettronica de "Il Giorno", che ben 300 uomini (150 si dicono già stati disposti) verranno assegnati a pattugliare l'infame vialone che porta fuori Milano. Buone notizie dunque per chi avesse deciso di venire alle mani o accoppare qualcuno in qualunque altra parte della città.
Infine, la sindaca Moratti ha richiesto l'autorizzazione di eseguire perquisizioni nelle case senza il permesso della Magistratura.
Il quadro è ora finalmente completo, le autorità di questa città hanno deciso di far sentire gli immigrati a casa loro, proprio come in un qualunque paese dittatoriale Sud Americano. Milano come Managua, come Caracas.
Sarà la globalizzazione, ma ci sembra che invece di difendere la cultura di accoglienza di cui andava così fiera Milano, i suoi governanti stiano adottando quella della paura tipica dei paesi dai quali tanti extracomunitari scappano. Finchè non scapperemo anche noi milanesi.

martedì 16 marzo 2010

Tragedia + tempo!


Forse ho già citato Alan Alda nel fim "Delitti e Misfatti" di Woody Allen, quando definiva il concetto di comicità. Continuava a ripetere: "La comicità è Tragedia+Tempo!" e spiegava che se si fossero fatte battute sull'omicidio di Lincoln quando fu ucciso, nessuno avrebbe riso, mentre farne oggigiorno sarebbe stato del tutto normale.
Qualcuno ricorderà certamente la canzone hit single degli Aqua "Barbie Girl", un brano oggettivamente raccapricciante, ma che conteneva un suo humour verso l'immagine femminile proposta dalla bambola Americana. Era l'unica cosa che poteva salvare quel brano. Fino ad oggi almeno, quando ho visto la pubblicità delle scarpe per bambine marchiate Barbie, che non solo sfrutta la canzoncina come jingle, ma che contiene l'affermazione trionfante "Adesso sì, che sono una Barbie Girl!".
Se questo non è ironico...

lunedì 15 marzo 2010

Steady as she goes




Ovvero, impressioni di una seconda visione di "Trainspotting" a distanza di circa 14 anni dalla sua uscita.
Favorita dagli sconti di un negozio Milanese, ho ceduto alla tentazione di acquistare il dvd del film di Danny Boyle tratto dal romanzo di Irvine Welsh. Quando lo andai a vedere al cinema, non ne rimasi particolarmente colpita. Alcune canzoni della colonna sonora erano molto belle, altre veramente bruttine. Dei personaggi non ce n'era uno che mi stesse fino in fondo simpatico e alcune scene mi avevano restituito una realtà scozzese (ma potremmo dire britannica tutta) dalle abitudini pateticamente squallide.
Eccoci dunque a seguire un gruppo di giovani scozzesi dediti all'uso di più o meno qualunque sostanza stupefacente, soprattutto eroina: come cercano di uscirne, come ci restano dentro, cosa fanno per procurarsi la roba eccetera eccetera, tutti meccanismi che ormai da anni ci sono familiari.
Quello che fa diversa la loro dipendenza da quella di Christiane F. e (soprattutto!) da quelle raccontate negli spettacoli perbenisti della comunità di San Patrignano è che loro si divertono.
Ogni tanto gli vengono dei sensi di colpa ed entrano in qualche programma di disintossicazione, ma la verità è che se la spassano alla grande, che finchè c'è ero(ina) c'è non solo speranza, ma anche spasso.
Le loro avventure sono innegabilmente divertenti e spaventose, reali e surreali. Renton, Spud, Sick Boy e tutti gli altri sono immorali e cialtroni e ci dicono qualcosa che nessuno riesce ad ammettere (ho incontrato una sola persona che abbia avuto il coraggio di dirlo a voce alta) e cioè che le droghe ti fanno stare bene. Almeno per un pò. Altrimenti, è logico che nessuno ci cascherebbe. Ti permettono di non scegliere ("Perchè dovrei?" chiede Renton nel monologo inziale), di tenerti fuori dalla deludente società. Una tentazione fortissima a cui cedono con tutte le loro forze. L'eroina risolve tutti i guai, attutisce qualunque dolore: invece di avere mille preoccupazioni, meglio averne una sola, trovare la roba. Perchè la roba non ti chiede di essere o di fare niente altro che quello che vuoi e perchè la vita di uno "regolare" non è poi così entusiasmante. Prendete Begby, detesta le droghe chimiche ma ama attaccar briga ed è di gran lunga il più violento e pericoloso del gruppo di "amici".
L'amoralità di questa combriccola ci permette di mantenerci svegli e valutare le cose per quello che sono. Da un punto di vista educativo ritengo che questo film sia molto più efficace di tante belle parole che si sprecano in televisione e nelle aule scolastiche, perchè allo spettatore non viene detto di non fare qualcosa, ma se lo vuol fare, le cose potrebbero andare così.
"Trainspotting" è comunque un film divertente e il tempo non l'ha fatto invecchiare, affatto.







giovedì 11 marzo 2010

Shutter Island


Ho letto diverse recensioni di questo film, alcune positive, altre un pò meno. In ogni caso non sapevo esattamente cosa aspettarmi. E sono rimasta piacevolmente sorpresa, "Shutter Island" è un bel thriller psicopoliziesco con attori degni della regia di Martin Scorsese e della sceneggiatura di David Lehane (dal cui romanzo è tratta la storia).
Due poliziotti federali (Teddy Daniels e Chuck Aule) vengono inviati a Shutter Island, un'isola trasformata in manicomio criminale, dove sono recluse persone affette da malattie mentali che si siano dimostrate pericolose per la società. Una delle pazienti è scomparsa misteriosamente, il loro compito è capire che fine abbia fatto e come sia potuta uscire da una stanza ermeticamente chiusa, senza scarpe e senza che nessuno la notasse.
Ma il lavoro viene immediatamente ostacolato dai poliziotti e dai medici della struttura, tra cui c'è anche un criminale nazista (Max Von Sydow), immediatamente smascherato da Daniels (Di Caprio). Quest'ultimo, reduce del secondo conflitto mondiale, tra le pattuglie Americane che entrarono a Dachau, è segnato non solo dalla guerra, ma anche dalla perdita della moglie, morta nell'incendio del loro appartamento.
Non ci vuole molto perchè la cocciutaggine di Daniels e l'ostruzionismo delle autorità di Shutter Island appesantiscano e rendano cupa la già non gaudente atmosfera. Poi cominciano i sogni, le visioni e gli incontri surreali con i personaggi dell'isola. I due poliziotti si rendono conto di essere in una trappola insidiosa.
Martin Scorsese si muove con agio ed un sottile umorismo in questa storia claustrofobica e popolata di personaggi assurdi (uno per tutti, il capo della struttura, agghiacciante). Piccoli particolari visivi incongruenti e dialoghi surreali contribuiscono a creare lentamente ed inesorabilmente una sensazione di soffocamento e sospensione della ragione, che ci porterà, sempre più confusi, verso il finale.
Come spesso capita con le storie che parlano di follia o ambientate in manicomi sembra che il gioco sia quello di disorientare lo spettatore facendolo dubitare che ogni situazione sia vera. In realtà la verità c'è ed è svelata da una parola. Non vi dico altro.
Raccontando questa storia il regista però parla anche d'altro, dalle guerre presenti mascherate da "missioni per la democrazia" che giustificano ogni manipolazione ed ogni violenza compiuta in loro nome, alla violenza stessa, atavica che vive dentro di noi
Leonardo di Caprio è proprio bravo, con la sua faccia da divo d'altri tempi ed il corpo atletico e inciccito che non ricorda più il fanciullo filiforme di "Titanic". La sua interpretazione è originale; anche Mark Ruffalo (Aule) si dimostra all'altezza. Ben Kingsley e Max Von Sydow non hanno bisogno di commenti. Bellissima e straniante la fotografia.

sabato 6 marzo 2010

Com'è bello avere un gatto!


Un gatto vi cambia la vita, poco ma sicuro. Il giorno prima potete vivere di avanzi di avanzi e il giorno dopo dovete essere sul pezzo e tenere d'occhio la quantità di scatolette di cibo che avete nel mobiletto della cucina. Vi chiedete quale sia il gusto preferito del vostro felino e spendete tempo a scegliere nel reparto del supermercato . Stessa cosa dicasi per la sabbietta igenica, quella che serve per la pipì e la pupù. Prima non sapevate cosa fosse, ora vi trovate a discutere con gli altri se sia meglio quella assorbente o quella aggregante. Pensavate di poter vivere senza aspirapolvere e poi, invasi di pelo, cedete alla tecnologia.
Ma c'è ovviamente molto di più. Un gatto vi porta ad essere più tranquilli, più contemplativi. Guardarlo (o meglio guardarla, visto che la mia è una gatta) mentre si lecca le zampine per pulirsi poi la testina vi fa tenerezza e la sua pace sonnacchiosa vi contagia. La tv perde un bel pò del suo appeal quando c'è un gatto nella stanza che si stiracchia o si guarda intorno scegliendo il suo prossimo gioco, o chiamandovi a gran voce a compiere il vostro dovere nei confronti del suo stomaco. La loro grazia li fa belli in qualunque circostanza e come tali degni d'ammirazione.
La piccola Lena, come tutti i gatti, ci sta addomesticando (non pensiate mai che sia il contrario!) e vedo gli effetti sui nostri caratteri. Speck è decisamente meno ossessionato dal perenne splendore della sua casa, anche perchè deve pulire il bagno parecchie volte al giorno, dato che Lena nel suo scavare butta sabbietta qua e là), io sono ancora più bradipa del solito, faccio più attenzione ai rumori, che la mettono sempre in guardia, mi preoccupo di non lasciarla troppo sola.
In questo periodo poi, abbiamo una nuova abitudine: la mattina, dopo averle dato da mangiare alzo la tapparella e la tendina della cucina, così mentre io mi bevo il caffè Lena osserva e ascolta gli uccellini fuori. Quando è stufa mi si sdraia vicina. Ci facciamo compagnia. E' un bel modo d'iniziare una giornata!