lunedì 21 gennaio 2013

Ambulatori del terrore 1

Spinta dal dolore tremebondo del mal di denti accoppiato a febbre e influenza, sabato scorso mi sono spinta fino ad un ambulatorio dentistico che fa pronto soccorso. L'estate scorsa, sempre colpita da un mal di denti, andai in un altro ambulatorio pubblico e mi trovai molto bene, quindi, essendo chiuso quest'ultimo, mi sono fidata. Una giornata da lupi: freddo, vento e neve, mi aggiravo in centro, zona policlinico, imbaccuccata come un cittadino dell'ex blocco sovietico. La struttura ospedaliera è piuttosto vecchiotta. Non c'era una sola indicazione di dove fosse il pronto soccorso. Chiedo alla macilenta portinaia, una donna che da tempo dovrebbe essere in pensione, la quale mi spiega sbrigativamente la strada per arrivare alla Clinica Odontoiatrica. Esco da una porticina, destra sinistra, destra e la raggiungo. Come si entra? Non lo so. Comincio a suonare un campanello e cercare di aprire le porte d'ingresso. Niente. Finalmente arriva una grassoccia infermiera che mi fa entrare.
"Ci sarà un sacco di gente" mi aveva detto Speck. Invece la sala d'aspetto dai muri dipinti di giallo e l'illuminazione fioca che proviene dai dei venerandi neon è VUOTA. Non so se depone bene. Dò i miei dati all'infermiera e vengo a sapere che pagherò 28 euro di ticket contro i 15 dell'estate scorsa. Non posso fare troppe sceneggiate, quindi va bene.
Un minuto dopo esce dallo studio un'altra infermiera, conciata quasi peggio della portinaia e con la stessa cordialità dipinta sul volto, cioè assente. Mi fa passare in una stanzetta illuminata giusto un pò di più della sala d'aspetto dove un giovane e inentusiasta medico mi fa accomodare su una sedia dentistica malandata. Provo a sedermi pressapoco lo stesso disagio di quando sono in metropolitana, in una carrozza affollata e c'è un posto libero: vorrei sedermi ma non riesco a non provare un brivido di inquietudine igienica.
Almeno il medico mette i guanti sterili. Prende uno degli attrezzi e mi batte sui denti fino a che non dico "AHI!" e lui sentenzia: "E' l'inizio di un ascesso". L'avevo sospettato anche io.
Mi licenzia con una ricetta per l'antibiotico e un consiglio per un antidolorifico di quelli che ti mandano nel mondo delle fate. Mentalmente declino l'offerta, posso farcela senza stordirmi. Prima di uscire, un ultimo momento di orrore: l'infermiera anziana prende gli strumenti usati dal medico e non li mette in un contenitore che sarà poi portato a sanitizzare, ma li immerge in un bagno disinfettante, un pò come si faceva trent'anni fa.
Da notare che nell'altro pronto soccorso mi era stata fatta una radiografia ed una visita completa.
Esco nella tormenta con la sensazione di essere stata nell'ospedale di Fantozzi. E dire che pensavo fosse una satira esagerata...

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