giovedì 3 giugno 2010

June 2, 2010


In una citta' giovane come Berlino la strada che porta alla O2 Arena è invasa di rockettari di mezza eta'. Sara' che stiamo andando al concerto di Steve Winvood ed Eric Clapton, due mostri della musica Inglese non proprio di primo pelo? Sicuramente. Aggiungete la tradizione di punk ed elettronica delle nuove generazioni teutoniche e non ultimo il costo esorbitante del biglietto e vi spiegherete come mai sia cosi' difficile incontrare in questa folla qualcuno sotto i quarant'anni.
Nonostante la quantita' di gente ed i controlli della polizia l'entrata e' rapida ed agevole e in breve io e Speck troviamo i nostri posti a sedere.
L'O2 e' gigantesco e dalla nostra posizione sappiamo bene che non riusciremo a contare i peli della barba di Eric Clapton. Speck comincia a lamentarsi di non aver portato il binocolo (come invece hanno fatto molti altri previdenti spettatori).
Anche se alle 19.30 l'arena e' quasi vuota, nel giro di mezz'ora arrivano tutti e alle 20.10 (!) inizia lo spettacolo.
Steve Winwood, Eric Clapton e la loro compatta formazione entrano in scena: basso, batteria, tastiera e due coriste.
Il concerto si apre con "Had to cry today", un brano dei Blind Faith. Seguono un blues, poi con "After Midnight" si leva il clamore del pubblico, che si dimostra moderatamente Claptoniano. L'acustica e' perfetta, si potrebbe sentir cadere la dentiera di Eric sul palco. Winwood passa dalla chitarra all'organo Hammond al pianoforte con disinvoltura, dando sangue e passione alle esecuzioni. Clapton, che pure fa quello che sa fare (e non è poco) sembra un pò statico, mentre il suo collega salta qua e là cambiando strumento ogni due, tre canzoni.
In effetti l'ex Cream è forse noto ad un pubblico più vasto, ma è innegabile che l'abilità musicale, la varietà di stili esplorati insieme con il talento di compositore (ha scritto "Gimme some lovin"a 15 anni!!!) e non ultima la voce calda e duttile, facciano di Steve Winwood un gigante.
Ma torniamo a noi: dopo alcuni brani di Clapton e dei Cream (tra cui "After Midnight") è la volta di "Glad" dei Traffic (tra le mie preferite) a cui segue "Well Allright", ancora dei Blind Faith, alcuni blues elettrici e "Crossroads"alla quale il pubblico si rallegra assai. L'audience tedesca applaude durante gli assoli ed alla fine della canzone ma per il resto sembra in animazione sospesa: nessuno muove nemmeno la testa al ritmo della musica e probabilmente devo sembrare una specie di tarantolata mentre mi dimeno canticchiando in playback.
Nel frattempo dietro di noi un gruppo di "tecnici" inizia una discussione: sarà capitato anche a voi di sedervi vicino ad uno di questi personaggi che sanno tutto di tutto dell'artista che si sta esibendo e commentano ogni singolo accordo espresso. Io non so una parola di tedesco, ma la petulanza di questi figuri mi dice che ho capito perfettamente.
Così quando inizia il set acustico, inaugurato da "Giorgia on my mind" cantata da Steve Winwood, mi rendo conto del fastidioso vociare alle mie spalle che arriva anche alle file più avanti. Siamo in diversi a girarci per far smettere la conferenza ma questi sono tipi duri e non ci danno tregua fino a "Layla", suonata in duo acustico. Meno male che se ne stanno zitti anche durante "Can't find my way home" perchè in caso contrario gli sarei saltata al collo.
Dopo la parentesi intimista riprende il ritmo: "Gimme some lovin" cerca di smuovere gli arti ingessati degli astanti (nelle file più avanti due uomini soli si alzano, uno monta addirittura sulla sedia ma viene prontamente rimesso al suo posto dal servizio d'ordine) mi metto ad urlare durante gli applausi "Winwood sei figoooooo!", tanto nessuno mi capirà.
Tra gli ultimi pezzi una splendida, psichelica, interminabile "Woodoo child" che Eric (con ammirabile modestia) lascia quasi interamente nelle mani di Steve e del suo Hammond e "Cocaine" che chiude l'esibizione.
I nostri tornano sul palco per un solo bis, "Hey Mr Fantasy" che ci fa sperare invano in un seguito...Ahimè i nostri eroi se ne vanno e partono per nuove avventure, ma noi siamo felici lo stesso.

Nonostante si tratti di un evento, questo tour non è qualcosa di esagerato, tutto è abbastanza misurato, il livello della performance è quello che ci si potrebbe aspettare da musicisti di questo calibro. Resta il fatto che un luogo così grande, un pubblico così marmoreo e un'esecuzione così professionale tolgono un pò d'amore.

Usciamo, sono appena le 22.30 e nel cielo si staglia la torre della televisione di Alexander Platz, simbolo della città. Tutti ordinatamente si dispongono a tornare verso la S9 e noi abbiamo un'altra sorpresa che mai ci saremmo aspettati: neanche un baracchino di magliette!!!
Mah, tedeschi....

2 commenti:

  1. ma, cosi...senza titolo?
    guarda che le magliette non le han portate loro, di solito dovrebbe esserci il baracchino...

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