martedì 20 ottobre 2009

Sign This!



La settimana scorsa ero ad un corso di lingua dei segni, il linguaggio usato dai sordi per comunicare senza parlare. E' appassionante e io sostengo che una volta iniziato sia come una droga. Delle persone che mi sono più vicine, solo mia zia ha abboccato all'amo di questa mia passione, per il resto mi circonda l'indifferenza più assoluta. Non che me ne importi, anche se, devo ammetterlo, a volte capita che mi venga naturale esprimermi a gesti e scontrarmi contro una faccia di pietra che non capisce cosa stia facendo sia un pò frustrante.
Ero a questa lezione e ad un tratto mi sono vista fuori dal gruppo e mi son detta "Guarda, non sembriamo un pò fessi a star qui a far finta di esser non udenti?" Qualcuno probabilmente darebbe una risposta positiva: per la società attuale, almeno quella italiana, il sordo più o meno grave (ci sono diversi gradi) deve imparare a parlare; si spinge per l'utilizzo massiccio di impianti e l'unico scopo pare essere "risolvere il problema". Personalmente ritengo che invece il problema vero sia tutto di noi udenti, che non sappiamo accettare un modo diverso di esprimersi e un ritmo diverso si comunicazione. Tanto per dirvene una, durante la mia ultima visita a Berlino ho visto due bambini, entrambe coclearizzati (è un impianto piuttosto invasivo che viene spacciato come una panacea), eppure, segnanti. Avendo la scelta (i coclearizzati dovrebbero essere in grado di parlare, oltre che di sentire, anche se dipende da diversi fattori) i due segnavano, e si divertivano un mondo. Non parlavano, anche se le loro accompagnatrici erano udenti (e segnanti).
Nella mia esigua esperienza posso dirvi che si tratta davvero sono un altro continente, come un colore con migliaia di sfumature. Non ce n'è uno uguale all'altro e ognuno ha bisogno di una cosa diversa. Però più o meno tutti posso imparare i segni e questi gli danno qualcosa di preziosissimo, la possibilità di comunicare. In fondo i non udenti, anche quelli più gravi, possono fare tutto quello che fanno gli altri, fisicamente. La comunicazione è l'unico vero ostacolo, e non avete idea di quanto questo possa limitarli: basta che vi troviate in un bar in un paese straniero e non sappiate come ordinare un caffè per averne un'idea. Moltiplicate la sensazione di frustrazione per tutte le azioni della vostra vita e avrete un quadro della fatica di un sordo in un mondo di udenti.
E allora? Allora faccio finta di essere sorda come facevo finta di essere inglese quando studiavo quella lingua. Non pretendo certo che tutti gli udenti imparino la lingua dei segni, anche se sarebbe bello. Ma non è neanche giusto che altri rinuncino ad una lingua a loro congeniale per eliminare il disturbo di uno sforzo extra di comunicazione agli udenti.

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