domenica 8 agosto 2010

Sas Sebadas, Speck e...il Nuraghe di Seruci

Il nuraghe
Sempre alla ricerca di nuove scoperte, io e Speck ci avventuriamo nelle campagne sarde. Inseguiamo un paio di cartelli turistici che ci portano nel nulla e poi ci dirigiamo verso nord. Ad un tratto vediamo un bel cartello che indica il villaggio nuragico di Seruci. Decidiamo di provare a seguire l'indicazione, anche se non siamo molto fiduciosi che sia veritiera.
Invece dopo un quarto d'ora ci troviamo in una bellissima vallata dalla quale si gode di uno splendido panorama del mare fino a Capo Pecora. E lassù, a dominare da una collina sta il grande nuraghe di Seruci. Uao, che fortuna abbiamo avuto! Non c'è un cane poi, saremo soli a visitare questo pezzo di storia Sarda.
Arriviamo all'entrata del sito e veniamo accolti da cartelli, che vietano tra le altre cose di mangiare e portare i tacchi a spillo. Vabbè, dirigiamoci verso la biglietteria. Ad aspettarci c'è una ragazzotta che quasi non spiccica parola, ci tocca salutarla per primi. Facciamo i biglietti. Quattro euro a testa. Vogliamo la visita guidata? No grazie, rispondiamo noi. Speck allunga un biglietto da venti e la ragazzotta tira fuori una calcolatrice per fare il conto di quanto resto ci deve(!).
Nel frattempo dalla biglietteria è uscita un'altra ragazza in pantaloni neri portando due caschi (?)e ci dice che anche se non abbiamo scelto la visita guidata lei ci deve comunque "scortare". Comincio ad essere perplessa. Comunque, partiamo.

Preceduti dalla ragazzina coi pantaloni neri ci dirigiamo al villaggio nuragico. Lei ci dà il via e sotto il suo sguardo iniziamo l'esplorazione. Che un'estranea mi controlli mentre faccio una gita di piacere tra i ruderi nuragici, mi dà un pò fastidio, manco stessimo visitando una base segreta della Nato. Faccio per salire su una collinetta e vengo bloccata: "Signora, lì non può andare!" E perchè? penso io, non c'è un bel niente lì...Non ci sono divieti nè è segnato un percorso da seguire...Mah.
Cambio strada, continuo a girellare e far domande a Speck. Poi vedo che c'è una collina (fuori dal sito) dove ci sono dei cavalli che pascolano. Tiro fuori la macchina fotografica, ma la ragazza  chioccia "Signora, non è permesso fare fotografie!". Cosa? Non è permesso fare le foto ai cavalli? Speck sibila "E' perchè non abbiamo fatto la visita guidata" e penso abbia ragione, dato che nei vari divieti non c'era affatto quello di fare fotografie, e io non stavo fotografando il sito archeologico ma dei cavalli.

A questo punto io sarei pronta ad andarmene, ma Speck vuole vedere il nuraghe da dentro. Passiamo su delle tavole che portano all'entrata e finalmente capiamo a cosa servono i caschi: l'architrave dell'entrata del nuraghe è un pò bassa e quindi si può prendere una capocciata. Per altro, dato che il casco è più alto della tua testa, la capocciata la prendi comunque. Sarebbe bastato un bel cartello chiaro che consigliasse di abbassarsi, invece s'è scelto di spendere un capitale per comprare i caschi e spenderne un altro per acquistare delle cuffiette da mettere in testa prima del casco, che vengono usate per trenta secondi netti e poi vanno smaltite nella spazzatura con un ulteriore costo sia per la comunità che per l'ambiente.
Il panorama. Sullo sfondo Capo Pecora
Tutto questo unito all'atteggiamento della "guida" ci hanno fatto saltare i nervi. Il nuraghe di Seruci è pure bello e si gode una fantastica vista, ma se avessi saputo che sarei stata seguita come una pericolosa spia e trattata così, beh, non ci sarei andata. E come vedete, dal parcheggio abbiamo fatto comunque le foto.

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