domenica 8 agosto 2010

Sas Sebadas, Workin' in the coalmine

Qualche giorno fa siamo stati alla miniera di Serbariu, vicino a Carbonia. Si tratta di una grande miniera di carbone sviluppata nel periodo fascista e successivamente, quando questo minerale è stato soppiantato da petrolio e gas vari, è stata trasformata nel Museo del Carbone. La visita comprende un giro guidato in una delle gallerie della miniera che era veramente gigantesca (9 livelli!) e così io e Speck, con il nostro caschetto in testa ci siamo calati nelle profondità della terra. La guida era molto in gamba e conosceva non solo la storia della miniera, ci ha illustrate le varie tecniche di estrazione fino ad oggi.
Ma al di là della curiosità la vostra Sas Sebadas è rimasta duramente colpita dal quadro di vita dei minatori. Non era uno scherzo quando mamma e papà per minacciarvi vi dicevano"Ti mando in miniera!", la vita lì era molto più che dura. Il lavoro era massacrante ed anche se meglio retribuiti di altri lavoratori, i minatori dovevano rendere 4 tonnellate di carbone al giorno per ottenere la paga minima. Tutti i lavori si facevano a mano, neanche gli animali per il trasporto del carbone si usavano, costavano troppo. Tutto veniva trasportato su carretti su rotaia spinti A MANO per chilometri di gallerie sotterranee. I turni erano di 8 ore e si lavorava alla luce di piccole lampade al carbonio, immersi in un rumore atroce, senza misure di sicurezza (malattie polmonari come se piovesse). Se anche un compagno moriva durante il lavoro non si poteva soccorrerlo o portarlo via prima della fine del turno, rischiando altrimenti di perdere il posto per il mancato scavo delle quattro tonnellate giornaliere.
E via così, roba da far venire il magone, veramente, pensare a queste persone SCHIAVIZZATE e sfruttate in tutti i modi: ad esempio gli alloggi venivano forniti dalla miniera (ecco come nacque Carbonia) ma costavano carissimi e rimaneva molto poco a queste famiglie per vivere. Lavorare per sopravvivere, giusto per quello, con forse appena la speranza che per i propri figli le cose potessero migliorare. Raccapricciante.

Per continuare il tour minerario ieri siamo stati a Buggerru, dove si estraevano metalli preziosi e si trasportavano i minerali verso gli impianti di raffinazione partendo dal porto, che è stato tra i più importanti in passato. Qui sono degli anziani minatori prossimi alla pensione o pensionati che fanno da guida nella "Galleria Henry", una galleria di trasporto del minerale che si trova all'interno di una montagna a picco sul mare.
Un trenino minerario riattato per i turisti ti trasporta attraverso la galleria e poi ti scarica. Il viaggio di ritorno, che è poi la vera visita, si fa a piedi, entrando ed uscendo dagli scavi. L'atmosfera qui è un pò meno cupa, un pò perchè nei tratti fuori dalla montagna si gode di uno splendido panorama, e poi perchè le guide sono preparate ma ricordano i tempi della miniera in modo quasi nostalgico. In effetti, anche in passato Buggerru era comunque un posto migliore dove lavorare. E' vero che il padrone della miniera  possedeva di fatto il paese e neanche ti dava i soldi, compravi quello che avevi bisogno dal SUO spaccio e lui li segnava sul tuo conto, ma almeno l'affitto della casa era simbolico; in più la città fu la prima in Sardegna ad avere la luce elettrica, ed era di fatto autosufficiente.
Le condizioni di vita erano comunque dure e fu qui che nacque il primo sciopero di minatori, soffocato ovviamente con le armi.

Oggi Buggerru vivacchia grazie al turismo (così dice l'ex minatore) e c'è da dire che al di là delle apparenze ha le sue attrattive, non ultima una bella spiaggia e a pochi chilometri il tempio di Antas (Antas! Antas!).
Passando per le stradine del paese ci è pure capitato di fare un incontro strano ma piacevole: io e Speck camminavamo senza meta e abbiamo visto un signore che lavava la macchina sotto una tettoia. Quando ci ha visto passare ci è corso incontro e ci ha chiesto se eravamo turisti e come andavano le cose. Poi ci siamo stretti la mano e lui è tornato a lavare la sua macchina. Buffo.

1 commento:

  1. Si sembra proprio una vita di merda...per fortuna che non ci lavorano piu'...
    Divertente l'incontro col signore che lavava la macchina :o)

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