venerdì 24 settembre 2010

BOOM BOOM BOOM BOOM BOOM!

Non ho mai pensato che sarei andata a vedere Goran Bregovich live e se non fosse stato per Focaccina Punk, la mia cuginetta (detta anche Principessa degli Zingari) probabilmente sarebbe stato proprio così.
Invece martedì scorso, muniti all'ultimo momento di biglietti, ci siamo recati tutti al Palasharp. Focaccina mi ha rivelato di non essere mai stata ad un concerto "regolare". Prima era andata solo in centri sociali e case occupate. Uao, una nuova esperienza.
Comunque, il premio per il look più zingaro va certamente a lei, che indossava leggins lunghi neri, una magliettona con dipinto Shane dei Pogues, giacchina di velluto sintetico leopardata e cappello da uomo (donatole da un vero ROMENO!).
L'atmosfera era molto rilassata: siamo arrivati con dieci minuti d'anticipo rispetto all'ora d'inizio del concerto e il Palasharp era ancora vuoto, giusto qualche fanatico addossato alle transenne e qualche seggiolino laterale occupato. Ho pensato che forse non erano stati venduti molti biglietti e saremmo stati veramente in quattro gatti. Invece a poco a poco (con calma) il pubblico è arrivato, finendo col riempire completamente il parterre e buona parte delle tribune.
Mentre chiacchieravamo abbiamo udito un suono di tromba, ed è apparso un musicista in costume tradizionale balcanico che si è fatto strada tra la folla e poi s'è messo da un lato della sala. Dall'entrata opposta è entrato un altro musicista e poi altri due, come in una specie di battaglia sonora.
Nel frattempo il cantante e percussionista di Bregovic entrava in scena. Gli ottoni salivano sul palco e compariva Goran, splendido quarantunenne in un vestito bianco traslucido a cui era abbinato un paio di fantastici stivaletti rosso fuoco.
Ultime ad entrare, due coriste da Sofia, anche loro in abito tradizionale. La band di "Music for weddings and funerals" è riunita e inizia subito a far ballare il pubblico. Il repertorio ha spaziato dai grandi successi alle nuove canzoni di "Alkhol"; ammetto di conoscere solo i brani più famosi di Bregovic, come "Mezecina" o "Kalashnikov" ma non mi sono affatto annoiata: i musicisti sono tutti bravissimi, la voce delle coriste splendida (hanno cantato un brano durante la presentazione finale del gruppo bello da piangere), la bravura del cantante e di Bregovic hanno riscaldato la serata e solo dopo quasi un'ora di concerto mi sono resa conto di quanto fosse minimale l'impianto dello spettacolo: luci fisse, nessuna coreografia, neanche una gelatina colorata. Niente salti, niente balletti (ok, solo uno del sassofonista e del trombettista nei bis) ma la bellezza della musica balcanica in tutte le sue sfumature: gioia, malinconia, felicità.
Il pubblico si aspettava i pezzi più ballabili ed ha avuto molto di più. Seduta in tribuna laterale dondolavo la testa con soddisfazione, mentre Speck e Focaccina erano immobili come pietre.
Il tizio seduto davanti a me sembrava dovesse spaccar tutto a furia di saltare sulla seggiolina, e mi sarei sentita ridicola anche io se non fosse stato che proprio Goran era seduto e non s'è mai alzato se non per salutare il pubblico alla fine del concerto.
Quando siamo usciti mi sono sentita felice, pacificata, soddisfatta da questo concerto senza fronzoli e con tanto cuore e tanta passione.

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