domenica 5 settembre 2010

Giù dal palco

Tra le notizie "di cui non potrebbe fregarci di meno" della giornata leggo che qualche giorno fa Axl Rose e Guns and Roses al seguito sono stati presi a bottigliate a Dublino a causa del ritardo con cui sono saliti sul palco, un'ora.
Si sa, gli Irlandesi hanno talvolta il sangue caliente, in generale sarei portata a deplorare il lancio di bottiglie (mutande e reggiseni sì, ma niente di contundente, anche se Frank Zappa avrebbe da dire anche sulla biancheria intima) su un palco, chiunque ma proprio chiunque ci suoni.
Però dopo essere stata a Berlino per un paio di concerti ed aver visto come anche i geni si comportano quando si trovano là, devo dire che sono un pò stufa dei capricci di certe rockstar.
Apparentemente alcuni musicisti non riescono a fare il passaggio dall'intemperanza giovanile alla professionalità dell'età adulta.

Con tutte le attenuanti dovute alla vita da pazzi che fanno, alle tentazioni, alla paranoia da tour, alla loro indole di artisti e provocatori (quando vi sia), trovo che un'attesa di un'ora, quando sappiamo benissimo che per un fan il concerto inizia la mattina presto (e per alcuni la notte prima) dell'esibizione, sia un pò troppo.
Steve Winwood ed Eric Clapton avevano certamente più titoli per tenerci lì come fessi ad aspettarli, comodamente seduti sulle nostre poltroncine, ma il loro ritardo è stato di cinque minuti d'orologio, non di più.
Ad un festival, molti anni fa, con Ciambella e Ciccio attendemmo Willy Neville per tre quarti d'ora, dopo che un fortunale ci aveva inzuppati fino al midollo e rovinato le mie scarpe nuove. E' vero che dopo di lui c'era Bob Dylan, ma veder salire Capitan Uncino sul palco, bello asciutto e merlettato mentre noi eravamo lì come profughi da tutto quel tempo e far finta di niente, anzi prenderci pure un pò per il culo gridando "Forza Baggio!" (c'era un mondiale di calcio in corso)...Beh, oggi non lo sopporterei più.

Presentarsi sbronzi o strafatti poi è imperdonabile quando questo comprometta il valore della prestazione.
Ho visto in tv un concerto di Amy Winehouse che la vedeva entrare ed uscire continuamente di scena recando bicchieroni di Cuba Libre e gorgheggiare a mò di gargarismo le canzoni. Per quanto mi piaccia, se avessi pagato per vederla live sarei stata tentata di prenderla a sberle o andarmene.

Non so di chi sia la colpa ma non mi sembra più tanto giusto pagare i miei buoni euri per farmi prendere in giro. L'intemperanza ci sta, ma visto che non siamo più negli anni 60 quando i concerti ed i dischi costavano molto meno, visto che molti di questi personaggi (di sicuro i Guns and Roses) non hanno una produzione tanto sublime da giustificarli fino in fondo (Dylan era ben altra cosa, il suo essere misantropo e provocatore nei confronti del pubblico non è e non è mai stato semplice divismo), bisogna che comincino a comportarsi da PROFESSIONISTI. Suona mostruosamente milanese, eppure mi sembra appropriato. Sono la prima ad entusiasmarmi per il mio idolo che canta sul palco, vado in delirio e torno quindicenne per un'ora. Però che qualcuno s'approfitti dell'entusiasmo per far passare qualunque schifezza, quello non mi piace.

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