domenica 12 settembre 2010

Quentin, ma sei sicuro?





Non ho visto nessuno dei film del Festival di Venezia 2010, probabilmente ne vedrò una minima parte. Tra questi ci sarà quasi sicuramente "Somewhere", vincitore della competizione, opera di Sofia Coppola, non fosse altro perchè sicuramente più facile da trovare nei cinema e in televisione.

Non mi ritengo una purista del cinema d'arte -ricordo che quando Quentin Tarantino vinse a Cannes con "Pulp Fiction" fui molto contenta- e non sopporto certi discorsi che vengono fatti di quando in quando criticando la Mostra di Venezia se non ospita abbastanza film Italiani (d'altronde non si può cavar sangue da una rapa) o non premia un numero sufficiente di nostri connazionali.

In ogni caso la decisione di dare addirittura il Leone d'oro al film della Coppola, così sulla carta m'imbarazza.
Ho visto i suoi tre film precedenti:"Il giardino delle vergini suicide", tratto da un romanzo di Jeffrey Eugenides (grazie Alessandro per la correzione) ha una trama intrigante, è la storia di una famiglia in cui la prole è composta da sole ragazze tenute in una sorta di virginale isolamento dai genitori, e del fascino che esercitano sui ragazzi della città dove vivono. Carino, anche se mancava in fondo di una vera spina dorsale e mi ha lasciata con una sensazione d'incompiutezza.
"Lost in Translation" è invece riuscito: l'incontro tra la moglie di un fotografo ed un comico in crisi professionale ed esistenziale in terra straniera (Tokio) è struggente, il finale me lo rivedrei a ripetizione. Però diciamo che senza di Bill Murray (che fa il suo personaggio di sempre alle prese con un paese che è talmente lontano dal sentire Americano da sembrare Marte e vi aggiunge un tocco di sentimentalismo) il film non ci sarebbe stato. Scarlett Johanson è quel che è, nelle scene in cui compare Giovanni Ribisi, che interpreta il suo consorte, lei sembra scomparire.
"Marie Antoinette" infine ci fa chiedere Perchè l'ha voluto girare? ed anche Perchè l'ho voluto vedere? Si tratta di una pellicola completamente inutile, se non a livello di ricerca cromatica delle torte glassate. La pubblicità che lo ha accompagnato sembrava volesse farci intendere che questo film avrebbe dato una nuova lettura, quasi punk, al personaggio di Maria Antonietta. Invece, ci siamo trovati a guardare una Barbie post adolescente (Kirsten Dunst) provarsi vestiti e parrucche e scofanare dolci, senza dimostrare intelligenza alcuna. La cosa più originale del film è la scena del ballo in maschera con una musica new wave in sottofondo invece dei violini. Tutto il resto...è noia.

Ora, non sono certo un critico cinematografico professionista ma con queste premesse, permettimi Quentin di esprimere qualche perplessità (che spero sia fugata alla visione di "Somewhere") sulle scelte di questa giuria capitanata da te, se non altro perchè in concorso c'erano opere che parlavano sicuramente di argomenti meno usurati e tiepidini del "rapporto tra papà divo e scapestrato e figlia adolescente al seguito". Certo, magari tu non sai nemmeno chi sia Ascanio Celestini, ma Vincent Gallo sì e posso assicurarti che come regista mi pare decisamente più incisivo e sarei più portata a guardare il suo film piuttosto che quello di Sofia.

Mah, vista la lista dei film in concorso e visti i premi, mi vien da pensare che la giuria non si sia voluta impegnare troppo dando un segnale di un qualunque tipo, politico o sociale o semplicemente di crescita personale. Se la tua giuria è tua espressione caro Quentin...beh, forse è ora di crescere. Io vado pazza per i fiumi di sangue ed il tuo umorismo, il cattivo gusto, l'esagerazione e lo splatter dei tuoi film. Ma ad un uomo della tua età forse questo non dovrebbe bastare più.

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