sabato 17 luglio 2010

Stoccafissi


Sono ormai un paio d'anni che sono ritornata a frequentare l'ambiente delle persone sorde. Li incontro, pur limitatamente, in ambito sia lavorativo che ricreativo. Alcuni sono miei amici.
Il mondo delle persone sorde è affascinante. Come si rimane colpiti dalle culture straniere, così si viene catturati dalla cultura sorda, che non è rappresentata solo da una lingua ma da un altro modo di vedere e percepire il mondo.
Mi rendo conto però, osservando gli udenti che si trovano incidentalmente in contatto con i sordi, che -almeno all'inizio- c'è una sorta di forte imbarazzo. Più forte -incredibile a dirsi- di quello che si prova a dover comunicare con un turista Giapponese che si è perso a Quarto Oggiaro.
Cosa facciamo in questi momenti? Di solito (penso a me) proviamo con l'Inglese, continuiamo a parlare in Italiano sperando in un miracolo che ci renda comprensibili all'altro, gesticoliamo. Ma quando si capisce di aver a che fare con una persona sorda, spesso si rimane interdetti e non si sa bene che fare. A volte si rimane impalati.
Buffamente sfugge la soluzione più logica: gesticolare. Non tutti i sordi infatti parlano e leggono il labiale, ma tutti i sordi (e quasi tutti i Giapponesi persi a Quarto Oggiaro) capiscono i gesti.
Anche se non si è in grado di produrre i segni della LIS -che è altra cosa- o di un'altra lingua segnica, è più facile farsi capire così che sforzandosi di parlare con grandi movimenti della bocca o urlando (non serve a niente).

Ci tengo a dirlo perchè mi rendo conto che spesso i sordi si trovano a fronteggiare un imbarazzo esagerato da parte degli udenti che per paura di non essere in grado di comunicare, rinunciano senza provare. E' paradossale, italiani come noi che ci risultano più stranieri degli stranieri. E deve essere incredibilmente doloroso, perchè questo genere di equivoco inizia dalla scuola e continua al lavoro, nella vita sociale...Un vero strazio!
Onestamente non riesco a spiegarmi questa lentezza o assenza di reazione positiva. Certamente in questa società che richiede una costante omologazione, un continuo adeguamento, una perenne sintesi di linguaggio, chi è titolare di una conoscenza diversa ha sempre difficoltà a farsi strada, anche solo a farsi capire, sembrerebbe.
La verità è che ci vuole un piccolo sforzo da tutte e due le parti per comunicare: i sordi fanno continuamente questo sforzo, imparano a parlare (senza conoscere i suoni!), a leggere le labbra e quando tutto fallisce ricorrono alla scrittura.
In un mondo perfetto tutti dovremmo segnare, almeno un pò. Io la penso così. Ma in mancanza di questa perfezione, vediamo almeno di non rimanere impalati come dei baccalà.


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