giovedì 28 luglio 2011

L'ira funesta di Sa Sebadas 2

Oggi siamo tornati nella spiaggetta dove eravamo ieri, vicino a Porto Pino. C'era molta gente, forse perchè il tempo era migliore. Dopo aver tentato lo studio di un capitolo di linguistica decido di fare il bagno. Ah, l'acqua limpida, il tenero splishsplash delle onde, il sole di mezzogiorno. Un gabbianello s'è tuffato in acqua per prendere un pescetto. Mi sono girata verso la spiaggetta e vedevo un mucchio di cielo azzurro e il verde dei pini marittimi. "Quando muoio" ho pensato "se esiste il paradiso spero che sia così, a mollo nel mare sardo a guardare la costa e i pini."
L'idilliaca situazione è stata però spezzata dall'arrivo a qualche decina di metri di un gommone carico di bambine, che non rispettava il divieto di accendere i motori entro i 300 metri dalla costa. Mentre osservavo la scena alle mie spalle si sono levate le voci inferocite dei nostri compagni di spiaggia:
"Spegni il motore!"
"Criminale!"
"Spegni il motore!"
"Non si può!"
Cavolo, non potevo crederci, qualcuno era indignato quanto me e dava voce a questa rabbia per le regole infrante (che per altro significano rischi per la vita dei bagnanti). Con una certa soddisfazione mi sono unita al coro dall'acqua. Il tizio sul gommone ha sentito, le bambine si sono girate verso di noi. Il motore s'è spento mentre dalle mie spalle piovevano improperi all'indirizzo del pilota. Poi il gommone ha scaricato le bambine, fatto marcia indietro e se n'è ito con il motore al minimo.
Da lì è partita una discussione tra due dei signori che guidavano la rivolta. Io non ho detto niente, perchè stavano dicendo tutto loro. Mi sono rincuorata, non sono l'unica ad essere arrabbiata per l'arroganza di questi proprietari di barche, gommoni e catamarani che non rispettano le regole del vivere civile il mare. Certo, qui la guardia costiera è praticamente inesistente (uno dei signori dice di averla vista in pattuglia due volte in quattro mesi), ma se tutti c'incazziamo e glielo facciamo capire, e magari ci facciamo trovare sulla spiaggia ad aspettarli, chi lo sa, magari cominciano a pensarci due volte...
Mi accorgo in ogni caso della crescente rabbia delle persone, che si sentono schiacciate da questo sistema che scivola verso il medioevo e vuole insultare e denigrare proprio coloro da cui trae il proprio nutrimento. Io so io e tu sei n'cazzo, come diceva il Marchese del Grillo. La nostra unica speranza è continuare ad urlare dalla riva e farci trovare sulla spiaggia, ad aspettarli.

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