mercoledì 12 agosto 2009

Gemella Frittella: (Don't) Cover Me


Una volta succedeva così: a Jimi Hendrix piaceva da matti una canzone di Bob Dylan, si metteva a strimpellarla e veniva fuori "All Along The Watchtower" nella versione che ben tutti conosciamo. Oppure Jim Morrison si ricordava di un gruppo irlandese che di nome faceva Them e di un brano che gli faceva contorcere le budella. Lo proponeva alla sua band e si incideva "Gloria". Eric Burdon spulciava i vecchi classici del folk blues americano e lanciava gli Animals tra le stelle con "The House of Rising Sun" in quella che è a tutt'oggi la sua veste più conosciuta. Tra una birra e l'altra Joe Cocker scatarrava "With a Little Help From My Friends" e faceva impallidire Sgt Pepper. David Bowie si provava una tutina di lamè canticchiando "It's Hard To Be a Saint in the City". La lista potrebbe proseguire per pagine e pagine.
Bei tempi. Tempi in cui le cover erano omaggi, ma soprattutto riletture personalizzate di brani famosi di musicisti amati; Come la farebbero gli Who? ci si sarebbe chiesti, e con un pò di fortuna la risposta sarebbe arrivata. In tempi recenti la cover migliore che riesca a ricordare è la "Highway 61" di PJ Harvey e molto più sotto "I Will Survive" rifatta dai Cake. Poi basta.
Da esercizio di stile che talvolta tramutava magicamente un brano modesto in un pezzo incredibile, colmandolo di qualcosa che l'autore non ci aveva visto, la cover è diventata il refugium peccatorum della mancanza di idee o del puro bisogno di quattrini.

Il declino definitivo è iniziato anni fa quando un gruppo del quale non ricordo il nome fece una versione lounge di "Light My Fire", trasformandola da inno all'amore fisico più sfrenato a musica da ascensore in cui instaurava un clima da aria condizionata.
E' vero, c'è stato Mike Flower Pops, il primo a "poppizzare" selvaggiamente il rock. Però signori, lui ha avuto l'idea, stava scherzando, non era il caso di prenderlo sul serio.
Invece no, in questi giorni mi tocca sentire "Hotel California" identica a quella degli Eagles con un pò di distorsore nel microfono del cantante e rimpiangere i Gypsy Kings, oppure "Changes" di David Bowie in una versione che sembra presa da una raccolta di sigle di cartoni animati cantate da Cristina D'Avena.
"Ragazzi, qui bisogna fare un pò di grana!" dice il produttore al gruppo
"Eh, sarebbe bello, ma sai com'è, non abbiamo idee..." rispondono loro
"So io cosa fare, prendiamo 'Space Oddity', ci mettiamo le maracas, la marimba e il gioco è fatto!"
"I nostri genitori ci butteranno fuori di casa."
Ma alla fine si fa e s'impesta l'etere di brani mediocri per non dire fetenti che rischiano di cancellare la memoria di quelli originali. Agli autori andranno pure le royalties, però a noi tocca sentirli!

2 commenti:

  1. Brava frittella! condivido pienamente!
    e in questo rispetto vi segnalo una cosa che ho appena sentito alla radio: una inutile versione di un gruppo chiamato Dynamics, della celebre "Seven nation Army" dei WHite Stripes.

    Propongo il linciaggio di questi Dynamics! cerchiamo il loro indirizzo di casa e andiamo a suonargliele! >:o(

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  2. Approvo! Di certe canzoni la cover non si fa e basta!

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