giovedì 16 ottobre 2008

Me tocca...

Cioè, devo ancora commentare una notizia dal mondo degli umani.
Ok, cominciamo dicendo che lavoro in un istituto professionale finanziato dalla regione. Su una classe di circa 20 allievi, poco più della metà proviene dall'estero: Russi, Brasiliani, Cinesi, Filippini, Peruviani, Salvadoreni, Romeni...

Mi piacciono tutti, italiani e stranieri, ma è innegabile che a parte alcuni, i ragazzi extracomunitari sono più vispi, interessati, dannatamente in gamba. Alcuni di loro sono arrivati in Italia da pochissimo tempo e sanno già la lingua quasi senza accento, ma tutti cercano di seguire il programma. Nessuno gli fa sconti, ma sono certa che se fossero nei loro paesi d'origine, a parlare la loro lingua, sarebbero tra i primi della classe.

Dunque, vengo a sapere che si sta approvando un provvedimento con cui si istituiscono classi separate per stranieri e italiani.
Il nome appropriato per questa pratica è aparthied, già noto in Sud Africa e Stati Uniti, e consiste nel tenere separate le razze, i bianchi dai neri, gli eletti dagli schiavi, i locali dagli stranieri.
La via Italiana all'integrazione?

I mezzi d'integrazione scolastica esistono già, perciò non crederò alle baggianate sulle "classi d'inserimento" che sarebbero solo un passaggio, e tantomeno perderò il mio tempo a discutere questo punto.
Mi limiterò ad evidenziare come questi stranieri siano più svegli e in gamba della media dei nostri ragazzi, ammorbati dalla vita facile, corrotti da genitori distratti che non si interessano a loro e li tengono buoni comprandoli con cose inutili e dando la colpa dei loro fallimenti a chi viene da fuori ed è più povero e più assetato di lavoro di loro.

Allora, mi vien da pensare che forse le classi separate servono a nascondere la triste verità di giovani italiani inadeguati alla competizione con i compagni stranieri, che hanno certamente la mente più aperta e sono forniti di una voglia di emergere che si farà sempre più determinante.
Invece di prepararli ad integrarsi in un mondo che non si fermerà nonostante questi patetici sforzi, si vuole convincerli di essere (immeritatamente) migliori di qualcuno che invece è buono quanto loro, capace quanto loro, con una caratteristica che se inizialmente può sembrare un handicap, si rivelerà un punto di forza, cioè l'essere stranieri e doversi adattare alla lingua e agli usi di una società diversa da quella che conoscono.

Fateci un pensierino.

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